Lorenzo in Ducati, corsi e ricorsi

Lorenzo in Ducati, corsi e ricorsi
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Il cambio di casacca del campione del mondo invita ad un confronto con Rossi. Ma non quello che molti si aspettano
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
21 aprile 2016

Finalmente è ufficiale. Jorge Lorenzo, dal primo gennaio (o dai test di Valencia) sarà a tutti gli effetti un pilota Ducati. Un cambio di casacca trapelato molto in anticipo, che per tantissimi motivi ha scatenato (e scatenerà) tantissimi confronti con l’altro protagonista di un simile cambio di sella. Parliamo naturalmente di Valentino Rossi, che nel 2004… come? fermi tutti. Rossi non è passato in Ducati a fine 2010?

No, non abbiamo esagerato con il vino. Certo, Valentino Rossi se n’è andato dalla Yamaha a fine 2010, in difficoltà contro un Lorenzo più giovane, sempre più veloce e soprattutto ingombrante all’interno della squadra. Ed è passato in Ducati, sostituendo Stoner, intraprendendo un’avventura piena di incertezze ed incognite.

Sinceramente la situazione ci sembra piuttosto diversa, un po’ per la condizione tecnica della squadra e un po’ per quella del pilota. La Ducati di oggi non è quella del 2011, e Lorenzo non è il Rossi di fine 2010. Piuttosto, volendo tornare indietro di qualche anno, il cambio di Jorge ricorda l’altro grande passaggio di marca di cui è stato protagonista Valentino. Quello che lo ha visto scendere da Honda e salire sulla Yamaha nell’ormai lontano 2003.

Analizziamo un attimo le condizioni: Valentino Rossi era il campione del mondo in carica, il dominatore, considerato il miglior pilota della categoria e al culmine se non ancora nella fase crescente della sua carriera. Era in sella alla Honda ufficiale, di gran lunga la moto migliore dello schieramento: quella RC 211V che aveva ridicolizzato la concorrenza per due anni di fila, da cui solo un pazzo sarebbe sceso.

Rossi nella gara d'addio alla Honda, a Valencia 2003
Rossi nella gara d'addio alla Honda, a Valencia 2003

Men che meno per salire sulla Yamaha. Da tempo immemorabile seconda forza del campionato, la Casa di Iwata era arrivata ad un livello di sostanziale parità negli ultimi anni di 500, per poi sprofondare in un abisso di insuccessi con le prime MotoGP. La YZR-M1 aveva conquistato solo due fortunose vittorie con Max Biaggi nel 2001, andando ancora peggio l’anno successivo con un solo podio ad opera di Alex Barros. Alla Casa dei tre diapason il titolo mancava dal 1992 – undici anni esatti – quando Wayne Rainey aveva firmato il suo ultimo Mondiale in 500.

La situazione non è molto diversa da quella che vede oggi Ducati ingaggiare Jorge Lorenzo. Orfana dell’ultimo (anzi, in questo caso unico) campione capace di portarla al titolo, Ducati ha sofferto per dieci anni anche peggio di Yamaha, perché mentre ad Iwata qualche vittoria erano riuscita a conquistarla, a Bologna l’affermazione parziale manca da fine 2010, quando Stoner l’ha lasciata. Ed ora, convinta di avere le potenzialità tecniche, ha cercato (e presumibilmente trovato) un pilota capace di sfruttarle.

Paradossalmente, si potrebbe addirittura sostenere con poco timore di smentita che la situazione tecnica in cui si trova oggi Ducati sia migliore di quella di Yamaha allora; la situazione generale della MotoGP è però cambiata radicalmente e un parallelo diretto (non soggetto a se e ma) è molto difficile da effettuare. Il gap fra Ducati e le dominatrici Yamaha e Honda di oggi sembra ben più contenuto rispetto a quello che separava Yamaha da Honda (e forse da Ducati…) allora, ma è anche vero che oggi, per la natura delle moto stesse e per la loro esasperazione tecnica, piccoli svantaggi sono molto più difficili da colmare.

Insomma, troviamo la situazione di Lorenzo oggi molto più simile a quella di Rossi del 2003: anche adesso, per scendere dalla sella della moto campione del mondo (in questo caso la M1) serve davvero tanto coraggio. Allora il cambio di casacca fu ancora più clamoroso (e nascosto fino all’ultima gara della stagione, perché Suguru Kanazawa non l’avrebbe presa con la stessa eleganza con cui Kouichi Tsuji o Lin Jarvis hanno accettato la partenza di Lorenzo) per la grande risonanza di cui già godeva il personaggio Rossi, ma la magnitudo della scossa sul Mondiale è grossomodo la stessa. Il campione del mondo lasciava la moto più vincente degli ultimi tempi per accettare una sfida impegnativa, incerta ma affascinante.

Lorenzo campione del Mondo 2015
Lorenzo campione del Mondo 2015

Ora, le cifre in ballo per gli ingaggi oggi come allora sono di quelle che possono facilmente mitigare la percezione di diversi rischi sportivi in ottica carriera, ma ci piace pensare che oltre alle banali considerazioni economiche e al piacere personale della sfida ci sia un altro aspetto che lega i due cambi di marca. La presenza di un tecnico capace di convincere il pilota della concretezza del progetto, della determinazione della Casa e delle prospettive future.

Nel 2003, per Valentino Rossi, fu quel Masao Furusawa artefice del rivoluzionamento della YZR-M1. Che non a caso, con il suo pensionamento, giocò un ruolo rilevante nella decisione di Rossi di abbandonare a fine 2010 il team Yamaha. Allo stesso modo, siamo convinti che la presenza in Ducati di Gigi Dall’Igna, già in parte responsabile dei successi di Lorenzo nella quarto di litro con Aprilia, sia un elemento molto importante – anzi, fondamentale – nella decisione di Jorge Lorenzo. E considerando i precedenti, sia suoi che di Rossi, sicuramente di buon auspicio.