Harley-Davidson: produzione fuori dagli USA per aggirare i dazi. Trump non ci sta

Harley-Davidson: produzione fuori dagli USA per aggirare i dazi. Trump non ci sta
Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
La guerra protezionistica fra UE e Stati Uniti porta inevitabilmente cambiamenti nelle strategie produttive: Harley dunque sposterà in Thailandia e altrove la produzione delle moto per l'Europa. Trump promette tasse aggiuntive se questo accadrà
  • Maurizio Gissi
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26 giugno 2018

Nuovo capitolo della guerra doganale fra Stati Uniti e Unione Europea. Dopo il botta e risposta fra l’amministrazione Trump e Bruxelles, che ha portato all’applicazione di dazi incrociati rispettivamente su materie prime e prodotti di provenienza europea, e prodotti Made in USA – fra cui le moto Harley-Davidson e Indian – tocca alle Case prendere le proprie contromisure e modificare le proprie strategie produttive e commerciali per evitare sofferenze delle vendite. Di come i dazi sulle moto potrebbero danneggiare l'Harley-Davidson, ma anche le industrie motociclistiche europee, abbiamo scritto diffusamente qui.

La prima risposta arriva appunto da Harley-Davidson, che per aggirare il dazio previsto sulle moto statunitensi oltre i 500 cc ha in programma uno spostamento degli equilibri produttivi dando maggior peso agli stabilimenti extra-USA per gli esemplari in vendita sul mercato europeo. Poco più di un mese fa Harley-Davidson ha annunciato l'apertura di un nuovo impianto in Thailandia, in funzione dello sviluppo dei mercati asiatici (dove cresce del 12%) e soprattutto per aggirare i dazi europei, che dovrebbero scattare dal prossimo primo luglio. In quell'occasione erano arrivate critiche ai vertici H-D, rei di beneficiare degli sconti fiscali in USA ma alle prese con un programma di ristrutturazione delle fabbriche statunitensi.

Mentre l'Europa si accinge ad applicare i nuovi dazi in risposta a quelli varati dall'amministrazione Trump su acciaio e alluminio provenienti dal nostro continente (si parla di un +15% per le moto USA importate da noi), Harley-Davidson fa sapere che questo provvedimento avrà un'incidenza media sul costo al pubblico delle sue moto di circa 2.000 euro. Per aggirare questa misura, nei prossimi 18 mesi Harley-Davidson aumenterà la produzione/assemblaggio delle sue moto moto negli impianti presenti in India (dove vengono costruite le 500 e le 750 raffreddate a liquido), Brasile e Australia.
Le ripercussioni delle contromisure ai dazi voluti da Trump avranno un costo per Harley-Davidson che tocca i 100 milioni di dollari, secondo la stima fatta a Milwaukee. Per evitare di alzare i prezzi delle sue moto, e quindi di perdere quote di mercato, è stato quindi decisa la delocalizzazione: una strategia peraltro già utilizzata da tutti i maggiori costruttori del mondo proprio per superare i forti dazi doganali imposti da alcuni Paesi asiatici e del Sud America. 

Appresa la notizia del programma H-D di delocalizzare parte della produzione aggirando i futuri dazi europei, il presidente Donald Trump ha twittato parole di fuoco scrivendo che una Harley-Davidson non dovrebbe mai essere costruita in un altro Paese, che i suoi dipendenti e i clienti sono già molto arrabbiati e se si trasferiranno sarà l'inizio della fine. Arrendendosi e abbandonado la lotta l'aura sparirà per sempre, e Harley-Davidson sarà tassata come non mai.

Il Tweet del presidente USA Donald Trump a proposito della delocalizzazione annunciata da H-D
Il Tweet del presidente USA Donald Trump a proposito della delocalizzazione annunciata da H-D

L'Europa è per Harley-Davidson il primo mercato d'esportazione (quasi 40.000 moto H-D sono state vendute nel 2017), così come quello USA è il primo mercato straniero per i fabbricanti di moto europee: nel 2016 è andato il 29,1% dell’esportazione motociclistica, per un valore di 483 milioni di euro. Nello stesso anno, l’esportazione di componentistica e ricambi motociclistici verso gli Stati Uniti ha pesato per il 30,8% del totale: tradotto in valore, sono stati altri 140 milioni di euro. Inoltre Harley-Davidson non cresce più nelle vendite interne, e quindi l'export è fondamentale.
Nel 2017 le sue vendite nel mondo sono state di 242.788 unità (- 6,7% rispetto alle 260.289 unità dell'anno precedente); con 147.972 moto consegnate, il mercato USA rappresenta il 60% del totale, e lì la perdita è stata di 8,5 punti percentuali. E' andata meglio nel resto del mondo, dove sono state vendute 94.816 H-D (-3,9%). L'area EMEA, nella quale rientra l'Europa, ha patito una flessione di soli 2 punti percentuali, con 44.935 moto consegnate ai clienti.

 

 

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