Dolomiti Green Days: passo Sella chiuso nel 2017

Dolomiti Green Days: passo Sella chiuso nel 2017
Camilla Colombo
Siglato il primo di una serie di accordi per chiudere al traffico estivo i passi dolomitici in determinate fasce orarie. Il progetto pilota potrebbe estendersi agli altri passi
23 settembre 2016

La polemica non è nuova e torna a infiammarsi ogni volta che le amministrazioni delle province interessate propongono soluzioni alternative a un eterno dilemma. Chiudere o non chiudere al traffico le Dolomiti? È dal 1995 che se ne discute, da quando l’Accademia Europea di Bolzano (Eurac) ha iniziato a monitorare con ricerche annuali l’afflusso dei veicoli a motore sui passi che costituiscono il famoso Sellaronda. Gardena, Sella, Pordoi e Campolongo sono i protagonisti di una vicenda che contrappone interessi economici ad ambientalisti, motociclisti a escursionisti e che sabato 10 settembre è arrivata a un primo punto fermo.

I Dolomiti Green Days, ovvero i giorni in cui dalla prossima estate 2017 sarà consentito solo a biciclette, mezzi pubblici e veicoli elettrici salire sul passo Sella. Ad annunciare il progetto pilota, che se avrà successo coinvolgerà anche gli altri valichi, sono stati gli assessori all’Ambiente e alla Mobilità di Trento e Bolzano con il sostegno del comune di Canazei e di Selva di Val Gardena e con l’appoggio della Fondazione Unesco. Nettamente contrarie la terza provincia dolomitica, Belluno, e l’intera Regione Veneto che per voce del suo presidente Luca Zaia ha detto no a qualunque limitazione alla libertà di circolazione.

I dati della campagna per le dolomiti

Nell’estate del 2016 a riaccendere la controversia sono stati i quotidiani Alto Adige e Trentino che attraverso una campagna dal titolo “Salviamo i passi dal traffico” hanno chiesto ai lettori quale delle alternative proposte preferissero per diminuire l’afflusso dei veicoli nelle zone dolomitiche. Con il 51% delle preferenze ha vinto la terza opzione, ovvero la chiusura a fasce orarie dei passi, contro la prima, la chiusura un giorno alla settimana, e contro la seconda, l’introduzione di un pedaggio come accade per il Grossglockner in Austria (25€) o il rifugio Auronzo sotto le cime di Lavaredo (altri 25€). L’iniziativa, lanciata dai due giornali locali e culminata nella proposta dei Dolomiti Green Days, si è basata sui dati pubblicati dall’Accademia Europea di Bolzano. Secondo l’Eurac nel 2014 ci sono stati circa 4 mila transiti veicolari al giorno con picchi nel semestre estivo, nei fine settimana e negli orari diurni tra le 9 e le 17. Il passo più frequentato dai turisti è stato il Gardena con 5.885 veicoli al giorno mentre quello più trafficato durante tutto il corso dell’anno è stato il Costalunga con 7 mila unità a motore a giorno. Il complesso del Sellaronda ha ospitato in totale un milione di mezzi all’anno, di cui il 70% in estate. L’84% delle persone che sono salite in cima al passo Sella sono stati turisti, in prevalenza alla guida delle loro automobili (72%) o delle loro motociclette (20%). Solo l’8% ha utilizzato mezzi pubblici. I motivi? Poche corse e scarsità di informazioni. Alla domanda però se ci sia una reale necessità di chiudere le Dolomiti al traffico a causa dell’inquinamento, la risposta sembrerebbe essere no perché, stando alla ricerca Eurac, il problema principale dei tanti veicoli che affollano il Sellaronda non è l’aumento delle particelle inquinanti, per ora ancora contenute, ma il forte rumore dei motori e l’eccessiva congestione delle strade.

C’è chi dice no

È proprio l’inquinamento sonoro la ragione per cui gli scrittori Mauro Corona ed Erri De Luca e l’alpinista Reinhold Messner si sono schierati a favore di un progetto di mobilità alternativa per tornare a godere della bellezza delle Dolomiti in armonia con la natura. Dello stesso parere sono le sezioni del Cai della Regione Veneto, Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, il S.A.T. (Società Alpinisti Tridentini) e il club alpino sudtirolese Alpeverein Südtirol che hanno firmato un documento congiunto in cui considerano «debole la proposta delle province di Trento e Bolzano di chiudere, per un periodo estremamente limitato, solo il passo Sella» e chiedono un ripensamento radicale della valorizzazione delle Dolomiti.

Come anche richiesto da Mountain Wilderness Italia «delusa dallo scarso coraggio dimostrato nella conferenza stampa del 10 settembre», quello che si vuole realizzare è un sistema nuovo e integrato di mezzi pubblici, parcheggi a fondo valle e impianti di risalita a un prezzo più economico per i fruitori. D’altronde se si vuole fare delle Dolomiti il paradiso dei ciclisti, come sponsorizzato dagli enti turistici e dalla maratona des Dolomites, è necessario ripensare il modo in cui i visitatori di tutto il mondo vivono uno dei Patrimoni dell’Umanità più belli del nostro Paese.

E i motociclisti?

Per gli amanti delle due ruote il discorso fatto finora ha un senso molto relativo. Per prima cosa il numero di persone che va in moto sul passo Sella è nettamente inferiore a chi ci va in auto (20% contro 72%). Il punto cruciale però è un altro: per un motociclista il bello di percorrere un valico di montagna è farlo a cavallo della propria due ruote, magari inanellando un passo dietro l’altro in un’unica giornata, fermandosi solo per un pranzo veloce in un rifugio.

È un tipo di turismo completamente diverso da quello automobilistico, spesso è un turismo di giornata o di weekend che poco ha da spartire con chi prende la macchina per arrivare a un punto e poi iniziare un’escursione. È un turismo legato a doppio filo con il mezzo con il quale ci si sposta e che verrebbe a morire nel momento in cui gli si vieta l’accesso alle Dolomiti. Per cui pare più che giusto il ripensamento dell’accesso al Sellaronda in chiave più ecosostenibile – i motociclisti dal canto loro potrebbero diminuire la velocità – e più vicina a ciclisti ed escursionisti, ma attenzione a non perdere di vista gli amanti delle due ruote che sono comunque, anche loro, utenti della strada.

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