FIM e Infront alleati per rafforzare il campionato SBK?

FIM e Infront alleati per rafforzare il campionato SBK?
Carlo Baldi
Dichiarazione d’intenti della FIM dopo un incontro con i vertici Infront in un comunicato che in realtà non chiarisce la posizione della Federazione Internazionale di fronte agli spinosi contrasti tra SBK e MotoGP | C. Baldi
21 gennaio 2011

Punti chiave


I vertici della Infront Sports & Media, la società che organizza e gestisce i campionati delle moto derivate dalla serie e che ne detiene i diritti, e della Federazione Motociclistica Internazionale (FIM) si sono incontrati a Mies in Svizzera, presenti naturalmente anche Maurizio e Paolo Flammini in qualità di Presidente e CEO di Infront Motor Sports.
A seguito di questo importante appuntamento Infront ha diramato un comunicato stampa pieno di belle parole ma che in realtà non aggiunge e non toglie alcunché alla nota questione tra Infront e Dorna, con quest’ultima che ha più volte affermato la propria intenzione di utilizzare, a partire dalla stagione 2012, motori derivati dalla serie.

Nel comunicato la FIM ribadisce come «la Superbike sia uno dei campionati di motorsport più importanti a livello internazionale – citiamo alla lettera – e come la stessa Federazione abbia riconosciuto gli sforzi intrapresi da Infront per migliorare il livello del campionato negli ultimi anni e continuerà a sostenere tutte le sue attività per garantire uno sviluppo sostenibile del Campionato Mondiale FIM Superbike».
Viene inoltre riconosciuto il Campionato Mondiale FIM Superbike quale unico «Road Racing World Series» per le moto derivate dalla produzione. «Questa unicità e la sua popolarità tra gli appassionati – è scritto nel comunicato - rende il campionato una risorsa fondamentale per la FIM ed un patrimonio importante per Infront, uno dei principali gruppi internazionali di sports marketing».

Da notare come si parli di “moto derivate dalla serie”, non di “motori”.
Citiamo infine quanto dichiarato da Vito Ippolito, presidente della FIM : «Negli ultimi tre anni, Infront ha fatto notevoli sforzi e investimenti per promuovere il Campionato, ottenendo significativi miglioramenti in vari settori - il posizionamento del brand, la copertura televisiva, la commercializzazione e l'interazione con i fan. Apprezziamo il contributo significativo del Gruppo Infront ed il suo grande know-how e collaboreremo strettamente per garantire il successo futuro del campionato che è senza dubbio uno degli “asset” più importanti per la FIM».

Che la FIM ci tenga alla Superbike è fuori discussione (e ci mancherebbe altro), ma che sia pronta a dar battaglia alla Dorna a favore della Infront è tutto da vedere e secondo noi anche poco probabile. Da questo comunicato traspare chiara l’intenzione della Infront di far valere i propri diritti di fronte alla Federazione Internazionale, la quale però sembra al momento celarsi dietro a dichiarazioni di circostanza, senza prendere una chiara posizione. Questo non fa presagire nulla di buono per la Superbike alla quale viene garantito il diritto di essere l’unico campionato per le moto derivate dalla serie, senza però escludere la possibilità alla Dorna di utilizzare motori derivati dalla produzione di serie (forte anche del precedente della Moto2).

La Dorna d’altronde non ha molte alternative. Le case non sono più disposte a investire ingenti cifre per prototipi fini a se stessi. Potendo sfruttare i motori di serie per i costruttori sarà più agevole competere in MotoGP e per questo Carmelo Ezpeleta – CEO di Dorna - ha già affermato che nel 2012 prevede la partecipazione alla classe regina di almeno 22 piloti.

Ma questo non significherà certo la morte della Superbike, ammesso che Infront comprenda come sia inutile far la guerra alla Dorna e come il futuro della Superbike stia proprio nel ritornare ad essere il campionato per le moto derivate dalla serie. Ritornare a moto più vicine alla serie e meno prossime alle GP rappresenterebbe la fortuna dei campionati della Infront che in questo modo ridurrebbe i costi ed aprirebbe le porte a quei team privati che, come ha dimostrato la Moto2, sono sempre pronti a competere quando non esiste una grande disparità tra i mezzi e quando i costi sono sostenibili.
 

Leggi anche