Nico Cereghini: “Quando la Honda sbagliò tutto”

Nico Cereghini: “Quando la Honda sbagliò tutto”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Honda oggi domina ma proprio a Silverstone fece naufragio: era il 1979, esordiva la NR 500 a pistoni ovali che doveva umiliare la concorrenza. Io c’ero, in tribuna, e non la vidi neanche passare al primo giro | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
2 settembre 2014

Ciao a tutti! Domenica ero davanti al televisore come tanti di voi, ho visto di nuovo vincere Marquez, la Honda conquistare la dodicesima su dodici in MotoGP. E per contrasto mi è tornata alla mente la prima volta che andai a Silverstone. Mi spinsi fin lassù con il camper e un paio di amici, apposta per vedere l’annunciato e storico trionfo della Honda; invece assistetti allo storico tonfo. Era il 1979, Roberts vinse la volata con Sheene, e la favolosa Honda NR 500 non finì nemmeno il primo giro.


Dopo il ritiro alla fine del ’67 - tutte le classi dominate, tranne la 500 per un pelo, in sette favolose stagioni - la Honda era sparita. In tutti gli anni Settanta non trovi una Honda nei libri FIM del mondiale velocità, ogni energia era concentrata sulla crescente e sempre più valida produzione stradale. Per il ritorno ai GP si decise di investire una cifra mai vista prima. Si parlò di dieci miliardi di lire dell’epoca, per una quattro cilindri che funzionava come un otto.
 

Honda volle umiliare la concorrenza: un centinaio di ingegneri coinvolti nel progetto, fedeltà assoluta al quattro tempi, mezzi e tecnologia senza uguali

Dal ‘75 erano le due tempi a dominare la scena, in 500 Suzuki e Yamaha. Honda volle umiliare la concorrenza: un centinaio di ingegneri coinvolti nel progetto, fedeltà assoluta al quattro tempi, mezzi e tecnologia senza uguali, telaio monoscocca in lamiera sottile e soprattutto un motore pazzesco che girava, si disse, fino a 22.000 giri. Con i pistoni ovali, due bielle, due candele, otto valvole e due carburatori per ogni cilindro. Il regolamento limitava a quattro i cilindri, HRC trovò una soluzione che pareva vincente.


Piloti: Takazumi Katayama e Mick Grant. L’esordio venerdì 10 agosto, appunto, a Silverstone. In prova, Katayama è tra gli ultimi e Grant fuori dai tempi di qualificazione. Poi domenica 12, i primi sette piloti esclusi rinunciano gentilmente a partire per motivi vari, chi il mal di gola chi la moto rotta, e l’inglese è ammesso all’ultima casella. Partenza a spinta sotto un bel sole caldo: sfiga, un motore così non è facile da avviare a spinta, e i due hondisti partono in grave ritardo sul gruppo. In tribuna, alla Stowe, noi non vedremo passare nemmeno una Honda. Grant è caduto alla prima curva, dicono per un fotografo che ha attraversato la pista convinto che non ci fosse più nessuno da aspettare; Katayama è andato a fuoco la curva dopo.


Un naufragio mai visto, sui giornali si fece il paragone con il Titanic. Tre anni dopo, 1982, il rientro Honda con la tre cilindri due tempi, Spencer, il campione in carica Lucchinelli, la prima vittoria alla settima gara, il primo titolo la stagione successiva. Da allora, una sostanziale superiorità con Spencer, e poi soprattutto con Doohan, Valentino, Marquez. Oggi si fatica a capire come la dominatrice Honda, dodici vittorie su dodici gare in questo 2014, possa aver fatto una figura del genere.
 

audio 244