Enduro GP Italia. Super Test Brema, o il ritorno di Nambotin!

Piero Batini
  • di Piero Batini
Il Gran Premio d’Italia decolla sulla pista bagnata di Fabriano, ma il maltempo si inchina alla prima prova spettacolo che inaugura l’evento. Vince Nambotin, il pilota più sfortunato della stagione
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
16 luglio 2016

Fabriano, 15 Luglio. Pochi metri soltanto di corsa vera e propria, ma lo spettacolo si fonde con la competizione e il Gran Premio ha l’inaugurazione formale che merita un grande evento. Il Moto Club Artiglio ha organizzato insieme alla Citta di Fabriano, ma naturalmente non sono le sole forze in campo, poiché nomi, numeri e qualità si fondono nello spirito della missione.

 

È l’incantesimo della passione, che apre porte insperate e, altrimenti, improponibili. A Fabriano c’è una pista ciclabile, che non è quello che ci si immagina e che siamo abituati a vedere nelle altre città. Qui si tratta di una vera e propria arena-parco dedicata all’attività ciclistica, una sorta, se mi è concesso, di parco dei divertimenti delle due ruote, dove è possibile andare a imparare, a svagarsi, ad allenarsi, e dove alla fine non sono solo bici ma passeggiate, incontri, attività più o meno ludiche o del tempo libero. Bene, qui si fa così. Si chiede l’autorizzazione, il Comune la concede, e per un giorno il parco diventa l’arena naturale dell’Enduro, ritagliata e ridisegnata per assolvere al compito di portare a battesimo la settima prova del Campionato del Mondo.


È, in tre parole, Super Test Brema, il test parallelo che, sul tracciato che si snoda nell’intero “catino”, manda in onda il confronto, due a due, dei piloti migliori del Mondo, e degli aspiranti tali. Iniziano questi ultimi, e il protocollo si sviluppa nel logico crescendo verso i più bravi, con una linearità la cui logica non è sempre rispettata, e viene meno in occasione degli exploit che, di tanto in tanto, riscaldano irreversibilmente l’atmosfera. Si inizia dalla Youth Cup, e il duello che tutti si aspettano e che crea il primo momento di “pathos” agonistico è quello tra Jack Edmondson e Jean-Baptiste Nicolot. Vince il francese, il muro dei due minuti è già abbondantemente frantumato, ed è come un avvertimento che per il leader inglese la corsa al titolo non sarà in discesa. Non in Italia.


Gli Junior sono una tempesta di martellate di entusiasmo. Matteo Cavallo è il primo a risvegliare l’orgoglio italiano, espresso da una serie di ovazioni e di applausi che accompagneranno le “imprese” più spettacolari e efficaci, Elowson sarà uno dei più attesi, Soreca il delirio e, finalmente e intransigentemente, Giacomino Redondi il diritto allo spettacolo sopraffino anche in presenza di una grossa responsabilità. Aria di Mondiale, già da sabato, forse.


E infine la Enduro GP. Stessa musica, fino a un certo punto. Bilanciate tra diversi atteggiamenti tattici, le prestazioni risentono della paura di sbagliare, di incertezze anche impercettibili che “deteriorano” i tempi, di entusiasmo di correre in casa e del “dovere” di dare il massimo allo show prima ancora che al Campionato. Saluti rumorosi ad Albergoni, Oldrati e Balletti che ritornano, e ce la mettono tutta, a Salvini che divora la pista e dedica ogni curva ed ogni salto al pubblico, con un guizzo di ingegno motociclistico che diventa comunicazione interattiva con il pubblico. Anche a costo di un errore che costa una diecina abbondante di posizioni all’ex campione del Mondo bolognese. Un po’ quello che succede anche a Bellino, ex mangiatore di Super Test non più così terribile, che però, essendo francese, non suscita neanche una piccola royalty di simpatia negli spettatori che, prima di tutto, sono tifosi. Boato di entusiasmo per la performance di Battig e di Cervants, segno che, invece, in taluni casi la nazionalità non è un limite, applausi e rispetto per l’elegante esecuzione nei casi di Holcombe e Watson. Entusiasmo e delirio anche per l’istintiva aggressività di Phillips, l’australiano che è in testa a tutto e che è secondo, e silenzio.


Silenzio, prima ancor che scendessero nell’arena i più in avanti nelle classifiche mondiali. Silenzio al termine della performance di Christophe Nambotin, lo sfortunato tre volte Campione del Mondo due volte infortunato in questa stagione. Quando “Nambot” esce dalla speciale, tutti zitti con gli occhi puntati al tabellone. Pochi attimi, ed esce il tempo. Stratosferico, l’unico Pilota che riesce ad abbattere anche il muro impensabile del 1 e 50. Disintegrato.


Tutto qui. Erano solo due minuti di Speciale. Ma che inizio a Fabriano! Chissà il sabato, e poi la domenica. Aria di Mondiale, si diceva, e smetterà anche di piovere.

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