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I ricercatori della North Carolina State University hanno sviluppato il concetto di "fase bianca", un sistema che integra una quarta luce nei semafori tradizionali per facilitare la convivenza tra veicoli autonomi e conducenti umani. Un cambio di paradigma che potrebbe trasformare radicalmente la mobilità urbana nei prossimi decenni.
Il meccanismo è più semplice di quanto sembri: quando un numero sufficiente di veicoli autonomi arriva a un incrocio, la luce bianca si attiva segnalando ai guidatori umani di seguire semplicemente il veicolo davanti. Rosso significa ancora "stop", verde "via libera", ma la luce bianca introduce un nuovo comando: "segui il flusso gestito dalle auto autonome".
Il sistema sfrutta il calcolo distribuito, utilizzando le risorse computazionali dei veicoli autonomi stessi per coordinare il traffico. Quando la concentrazione di auto a guida autonoma scende sotto una certa soglia, il semaforo torna alla modalità tradizionale con i classici tre colori.
Le simulazioni condotte dai ricercatori mostrano risultati interessanti: con appena il 10% di veicoli autonomi agli incroci, i tempi di percorrenza migliorerebbero del 3%. Ma se la percentuale salisse al 30%, il beneficio salirebbe al 10,7%.
Secondo le stime, nei casi ottimali la fase bianca potrebbe ridurre i ritardi di oltre il 90%, con conseguente diminuzione di consumi di carburante ed emissioni. Numeri che fanno gola a chi gestisce la mobilità urbana, ma che richiedono una verifica sul campo ben più complessa di una simulazione al computer.
Il concetto di fase bianca era stato introdotto già nel 2020, ma l'approccio iniziale si basava su un sistema centralizzato. La nuova versione utilizza invece il calcolo distribuito, risultando più efficiente e meno vulnerabile agli errori di comunicazione.
Ali Hajbabaie, uno degli autori dello studio pubblicato su IEEE Transactions on Intelligent Transportation Systems, spiega che alcuni elementi potrebbero essere sperimentati in luoghi specifici come aree portuali o magazzini logistici, dove i veicoli autonomi sono già operativi.
Ma la realtà è che l'implementazione su larga scala richiederà anni, se non decenni. Le infrastrutture stradali dovranno essere aggiornate, i semafori dotati di tecnologie di comunicazione avanzate, e soprattutto servirà un quadro normativo chiaro per gestire la responsabilità in caso di incidenti.
Una domanda sorge spontanea per chi si muove su due ruote: come si inseriscono moto e scooter in questo scenario? I veicoli a guida autonoma sono progettati principalmente per auto e veicoli commerciali. La dinamica di guida delle motociclette, con la loro agilità e capacità di filtrare nel traffico, potrebbe creare situazioni ambigue con la fase bianca.
Per ora si parla solo di studi e simulazioni, e i primi test concreti potrebbero avvenire in ambienti controllati dove le moto sono raramente presenti. Ma quando il sistema arriverà sulle strade pubbliche, sarà cruciale definire come i centauri dovranno comportarsi di fronte alla luce bianca.
Le auto autonome sono ancora pochissime e le normative attuali non sono pronte per accogliere questi cambiamenti. Serve un'evoluzione tecnologica, ma soprattutto culturale. Gli automobilisti dovranno abituarsi a "delegare" parte delle decisioni agli algoritmi, fidandosi di sistemi che gestiscono il traffico in modo coordinato. Nel frattempo, continuiamo a fermarci al rosso, a partire col verde e a imprecare nel traffico. Alcune tradizioni, a quanto pare, sono dure a morire.