Nico Cereghini: "E a Roma si muore sotto un albero"

Nico Cereghini: "E a Roma si muore sotto un albero"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Un motociclista travolto dalla caduta di un grosso pino su un viale di grande scorrimento. Sfortuna, fatalità? Macché: la pianta era tenuta su con i cavi metallici, e da chissà quanto tempo. E nessuno pagherà | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
3 dicembre 2013

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Ciao a tutti! Tragico fine settimana, quello appena passato, e naturalmente penso subito a Doriano Romboni che ha perso la vita a Latina nel Sic Day. Una morte assurda, dolorosissima, e un incidente che si fatica a superare. Tanti di voi, dopo aver rivolto un pensiero commosso per Doriano, hanno sollevato la questione della sicurezza: come si può accettare che un banale errore di guida comporti l’immediata invasione della corsia opposta e quindi un frontale inevitabile? Siamo abituati a discutere di agibilità delle piste, dei criteri di omologazione che diventano sempre più severi, sembra che il nostro mondo abbia preso coscienza del problema e poi ci ritroviamo al punto di partenza. Sono tutte così le piste dove corrono le Supermotard? E’ opportuno oppure no utilizzare impianti che probabilmente sono nati per altri impieghi? Si può e si deve metterli in sicurezza? Tutte questioni aperte, sulle quali occorrerà far luce.

Intanto, con il cuore gonfio di amarezza e nell’impossibilità di trovare argomenti leggeri, oggi incappo nel caso di un altro motociclista che ha perso la vita in questi ultimi giorni. Si chiamava Gianni Danieli, aveva 42 anni, e tornava a casa, alla periferia di Roma, dopo una giornata di lavoro. Faceva il fisioterapista. Sulla via Cristoforo Colombo, una sorta di superstrada a quattro corsie, un pino marittimo è caduto improvvisamente e ha colpito in pieno lui e la sua moto. Per liberare Gianni son accorsi i vigili del fuoco, ma quando hanno spostato la pianta per il motociclista era troppo tardi.

Si può morire in questo modo in Italia, anzi sulle strade della capitale?


Perché è caduto, quell’albero?
Perché è bastato un po’ di vento, perché stava su per miracolo, perché era assicurato da mesi con cavi di acciaio ai cartelli pubblicitari. Così dicono i testimoni, così rivelano le immagini viste sul web e così grida disperato il fratello di lui, Alessandro. Si può morire in questo modo in Italia, anzi sulle strade della capitale? E’ vero, come raccontano i quotidiani, che nella stessa strada era morto nel 2010 un altro motociclista per la stessa causa?

E allora viene naturale prendersela con il Comune di Roma, che ha tra i suoi doveri la manutenzione del verde. Ma è fin troppo facile immaginare che l’amministrazione di oggi scaricherà la responsabilità su quelle di ieri, e fra i tanti, tantissimi dirigenti (a Roma i dirigenti pubblici sono numerosi e molto ben pagati, come hanno rivelato scandali recenti) non si troverà di sicuro il dirigente responsabile di quel viale e di quel pino che non stava in piedi da solo.

Forse i familiari di Gianni Danieli saranno in qualche misura risarciti sul piano economico; è quello che auguro loro, ma certamente non riavranno indietro il loro figlio e fratello. E noi continueremo a sentire i soliti discorsi, che c’è la crisi e mancano le risorse e i comuni sono alla frutta. Ma l’unico discorso che vorrei sentire è quello che attribuisce la responsabilità, la toglie, punisce.

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