Lo "strano caso" di ARC Motorcycles: dalle grandi promesse ai problemi finanziari

Lo "strano caso" di ARC Motorcycles: dalle grandi promesse ai problemi finanziari
Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
Se entro il 10 ottobre non interverrano nuovi finanziatori l'innovativa e lussuosa ARC Vector potrebbe non arrivare mai sul mercato
  • Antonio Privitera
  • di Antonio Privitera
4 ottobre 2019

Se avevate già messo da parte gli oltre 100.000 euro necessari per assicurarvi uno dei 399 esemplari della ARC Vector, chiamate il vostro consulente finanziario e dirottate quella somma verso un più classico bene rifugio: la notizia è che una delle più esclusive, lussuose, innovative e sorprendenti moto elettriche mai concepite non verrà mai alla luce.

Presentata ad EICMA 2018 come prototipo la Vector è (ma forse è meglio dire “era”) una motocicletta elettrica dalle caratteristiche rivoluzionarie: sarebbe stata costruita in base alle richieste del proprietario e dotata di scocca del pacco batterie in fibra di carbonio al posto del telaio, componentistica al top, sospensione anteriore a braccio oscillante con mozzo sterzante, persino di una potenza dichiarata di 133 CV con 148 Nm di coppia e un peso di 220 kg - che uniti ad un'autonomia di oltre 400 km nel ciclo combinato e ad un tempo di ricarica di soli 45 minuti mostrano numeri oggettivamente molto interessati e al top per una moto elettrica - per un velocità autolimitata di 200 km/h. Per non parlare della giacca (costruita su misura) con haptic feedback e il casco con head up display per l'implementazione di tecnologie ARAS, entrambi in bundle con la moto. Il futuro che non c'era, anche se non alla portata di tutti.

Eccezionale anche la genesi della Vector: il CEO nonché fondatore di ARC Vehicles - startup con sede a Coventry e da non confondere con la vitalissima ARCH Motorcycles di Keanu Reevs con sede negli Usa - è Mark Truman, precedentemente in forza a Jaguar Land Rover Special Operations dove sono nati i primi disegni e i primi brevetti della Vector.

Truman abbandona Jaguar, porta con se i brevetti e i disegni e fonda ARC trascinando nella prima fase anche la stessa Jaguar come investitore, poi fa le cose sempre più in grande e dichiara che per l'estate del 2020 le prime Vector avrebbero raggiunto i proprietari.

Si fanno progetti anche di aprire uno stabilimento a St Athan (Galles) per iniziare la produzione e a maggio 2019 si fa partire un crowfunding che circa due mesi fa si chiude con la formidabile cifra di oltre un milione di euro da 1000 investitori.

Purtroppo sembra che questa somma non sia sufficiente a garantire la produzione: il 4 settembre ARC è entrata in amministrazione controllata e se non interverranno immediatamente altri finanziatori il 10 ottobre inizierà la procedura di bancarotta che porterà alla liquidazione dell'azienda, mentre il CEO Mark Truman dichiara che l'inattesa e problematica situazione finanziaria è stata causata da un paio di grandi investitori che avrebbero ritirato la loro adesione al progetto.

La lezione - e il monito per gli investitori - è, forse, che le belle idee e il posizionamento su un mercato in fortissima espansione come quello delle moto elettriche non bastano: portare fino in fondo un progetto così impegnativo e innovativo non sembra oggi possibile senza il supporto di finanziamenti praticamente illimitati e tempi non realmente predicibili da una startup che fa del fundrising e delle prenotazioni una basilare risorsa per accedere al mercato.

Non sono mancati nel recente passato esempi di altre “rivoluzionarie” startup che hanno visto i propri sogni morire nella culla e svanire i capitali ricavati dal finanziamento dal basso, come di aziende poi diventate solide ma il destino della bella Vector appare segnato: il futuro che non c'era, e che continuerà a non esserci.