Come sono nate le Harley-Davidson Sportster 72 e Softail Slim

Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
Casey Ketterhagen, Frank Savage e Paul Martin svelano le idee e i sogni che stanno dietro alla realizzazione delle nuove Harley-Davidson Sportster 72 e Softail Slim
  • Maurizio Tanca
  • di Maurizio Tanca
9 febbraio 2012

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Casey Ketterhagen, responsabile stile della Softail Slim


Alcuni dei canoni di riferimento che ho seguito risalgono agli anni 40 e 50, ai vecchi modelli FL ed EL, e cose del genere. Sapete, per me una moto è basilarmente basata sulle proporzioni, ma non solo su quelle. Pensate alle prime Hotrod, alle prime Custom: era tutta una questione di proporzioni e di come apparivano, una questione di armonia generale: e riguardo a questa moto, in particolare, una delle cose che ho voluto fare è stato tornare nuovamente a quegli anni, quando il motore sembrava più grande di quello che era, in proporzione col resto: e infatti sembra molto grosso, in questo telaio. Nel corso degli anni, credo che le Softail siano state sviluppate in modo che tutto il resto della moto facesse sembrare il motore sempre più piccolo, meno appariscente, anche se le sue dimensioni erano sempre le medesime.

Con la Slim, invece, ho voluto fortemente ancorarmi ai modelli storici del passato, alle proporzioni tipiche di quegli anni. E in primis ho scelto questo tipo di manubrio col traversino, che sulle Harley di allora chiamavano “Hollywood”, e si trattava di un tipo di manubrio aftermarket. Non sono sicurissmo delle sue origini, ma comunque era un manubrio che consentiva a chi lo montava di fissarci accessori. A partire dalle moto della Polizia, per esempio, che ci fissava luci supplementari e altro, e il suo traversino avevo il medesimo diametro di questo della Slim, che in effetti ricorda quelli delle prime mountain bike e bmx degli anni 90, giusto per dargli un look diverso dal solito. Altro richiamo atipicamente retrò è il cruscotto stile “cat eye” (occhio di gatto): no, in effetti non è una novità per noi, ma calza a pennello su questa moto, mentre la striscetta di tessuto così minimale che scorre sopra al serbatoio è una novità, davvero semplice e pulita, che indirizza l'occhio di chi guarda dritto verso la sella, ricoperta con lo stesso materiale. La sagoma della sella è ispirata alle prime selle monoposto “Tuck and Roll” realizzate dalla Bates, e dona a questa moto l'aspetto di una vera custom.

Mi chiamo Frank Savage, e ho lavorato per sedici anni in Harley-Davidson, presso lo studio di design di Willy G. Davidson. Ora sono un dirigente, e mi occupo delle famiglie XL ed XR.


Salve, sono Paul Martin, sono responsabile di stile e grafiche presso il reparto stile. Sono in Harley da poco più di nove anni, e naturalmente mi sono occupato delle grafiche di questa moto, e devo dire che è stato un lavoro che mi ha davvero coinvolto parecchio. Bello!


F.S.
Abbiamo una splendida moto da presentarvi: è la nuova 72 Sportster Chopper, che monta un serbatoio Peanut da circa 8 litri. Abbiamo avuto l'idea di creare questa moto circa sei anni fa, quindi abbiamo creato un modello stile Chopper con motore Sportster e manubrio “low apes”, e a alla fine gli abbiamo pure tolto i silenziatori, poi l'abbiamo dato ai nostri capi per organizzare i vari test di collaudo: e tutti si sono immediatamente innamorati di quella sorta di feeling “rilassato”, che quando ti siedi in sella ti fa venir subito voglia di partire verso il tramonto e non fermarti mai, che ti fa sentire completamente a tuo agio: bisogna provarla, per rendersene conto.
Allora, la moto era dotata di un normale serbatoio Walnut (da 17 litri, ndr), ma in seguito, quando abbiamo lanciato la Forty-Eight, abbiamo avuto a disposizione anche il Peanut su cui lavorare, e che ci ha letteralmente elettrizzati, fino alla decisione che quella sarebbe stata l'evoluzione finale per quella moto che allora avevamo provato per la prima volta nel deserto, della quale ora siamo davvero orgogliosi e che ci accompagnerà a lungo.
Bene, tra le molte domande che noi designer abbiamo rivolto ai vertici della casa, chiedevamo da dove fosse uscita l'ispirazione per creare questa moto, da dove era saltata fuori questa idea: ed era ovvio che l'ispirazione arrivava dai Chopper degli anni 60 e 70, col quel loro look completamente spoglio e tirato all'osso: questo è uno degli avantreni più stretti della nostra attuale produzione, sembra quasi quello di una bicicletta, cosa che peraltro vediamo fare da perecchi preparatori della West Coast come in Giappone, che fanno di tutto per creare moto strettissime e con serbatoi minuscoli, per mettere sempre più in evidenza i motori. Presa la decisione, abbiamo definito le geometrie della ciclistica, abbiamo preso il serbatoio Peanut, realizzato un parafango anteriore molto stretto, e abbiamo portato tutto al laboratorio delle grafiche per crearne assieme a Paul (Martin) una in linea coi vecchi tempi.
E a Paul, che è qui con noi, chiedo da dove viene questo particolarissimo tipo di verniciatura Candy Custom?


P.M.
 Beh, sapete, negli anni 60 queste colorazioni “flaked” (squamate) iniziarono a prendere rapidamente piede, anche qui da noi. E quando nacque questo progetto così particolare, quando abbiamo deciso di fare questa moto, e di farla con questo tipo di verniciatura, io ne fui molto eccitato, mi sembrava ti tornare ai tempi di quand'ero ragazzino e stavo crescendo, alla periferia di Chicago, e iniziavo a vedere in giro queste moto e queste mode provenienti dalla West Coast. Insomma, la prospettiva di realizzare questo lavoro mi ha esaltato.


F.S.
Bello! Quindi tu hai messo in atto ciò che hai imparato dalla storia, ispirato da chi ha creato questo genere di verniciatura, ma mettendoci anche del tuo in termini di stile, per ottenere qualcosa di unico...


P.M. 
Si assolutamente, questo progetto non è stato molto differente...insomma, non sarebbe stato molto diverso se tu fossi ipoteticamente entrato nel mio negozio a chiedermi qualcosa di molto particolare, tipo una colorazione esclusiva per cosa che hai realizzato e vuoi rendere unico.

F.S. Detto ciò, abbiamo deciso di usare un filtro dell'aria circolare, in modo da lasciare più libera la “V” tra i cilindri e meglio in evidenza le canne cromate che ospitano le aste della distribuzione, e di conseguenza tutto l'insieme del motore, per dare alla 72 un fascino ancora più classico. Abbiamo anche usato il grigio per i carter motore, i cilindri e le teste, ottima soluzione per evidenziare meglio le cromature. Come vedete, questa moto sembra preparata appositamente per una sfilata, e la potete avere esattamente così come esce dalla fabbrica: tanto cromo, tanta scena. Si, poi abbiamo aggiunto anche pneumatici whitewall (con fianchi bianchi, ndr) sia davanti che dietro, che oltre a conferire alla moto un gran bel fascino, la rendono anche meglio visibile.
Una delle parti che della progettazione che preferisco è vedere quello su cui abbiamo lavorato tutti andare per strada e funzionare bene, e , anche questa volta, vedere una magnifica moto correre verso il tramonto col suo proprietario in sella sarà una grandissima soddisfazione.

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