Fase2. La Lambretta rivoluzionaria che ci salverà due volte la vita!

Fase2. La Lambretta rivoluzionaria che ci salverà due volte la vita!
Piero Batini
  • di Piero Batini
La ripartenza ha spessore di momento storico. Ripartire in Moto non sarà solo emozione. Avrà un significato reale, cruciale. #rimettiamociinmoto: davvero “smart”. Frullano le emozioni. Ve ne racconto una... e vi svelo l’idea rivoluzionaria!
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
24 aprile 2020

Dal ricordo alla rivoluzione. È un momento particolare in cui si indulge al ricordo. Fermi con il corpo si viaggia con la mente. Uno dei privilegi del viaggiare con il pensiero è quello di poter andare indifferentemente avanti con l’immaginazione o indietro a scavare nei ricordi. È anche un momento in cui, evidentemente, ricordare non basta e ci piace raccontare. Eccovi un frammento della mia vita.

Invaghito di una fidanzata non (ancora) troppo motociclista, ho un crollo di personalità e vengo coinvolto in una vacanza non più “custom” bensì alto borghese. Andremo in vacanza in Sardegna con amici, affitteremo una casa sulla spiaggia per un mese. Di Moto non se ne parla, tutti in macchina. Allora non vivevo ancora di rendita (tranqui, oggi è come allora) e il momento di versare la mia quota, uno sproposito, mi vede a corto di liquidità. Una volta nella vita sarà capitato a tutti, anche ai migliori, e speriamo di non andare all’inferno per questo. Decido di vendere la Moto, una Honda 450 CB “DOHC”. Una meraviglia, vettore di innumerevoli viaggi e dorata pompa di felicità.

La Moto se ne va all’istante, la casa è assicurata con un crescente giramento di coglioni. Come si fa a essere così cretini? Passano i mesi, la casa e la vacanza si avvicinano, io non ho Moto e il giramento aumenta. Finalmente il momento della partenza. Il giorno prima, prove generali di carico. Una montagna di bagagli, tre auto stipate, gatto, gabbia dei canarini, beauty, pinne e batteria di creme solari, vestitini e costumini a valigiate. Mi girano e mordo il freno che sembrano i dischi di una motoGP in staccata. A un tratto, immagino la Golfo Aranci – Olbia in Moto ed esplodo. In macchina io non salgo. Tragedia tipica. Musi lunghi, la suocera in lacrime, ecco il criminale che venderà la sua bambina al mercato degli schiavi. Scusate, mi assento un attimo.

Corro dall’amico del cuore. “Ti prego, la Lambretta, un disperato bisogno!” “Certo… quale Lambretta?”

Mettiamo a fuoco, giù al “reparto corse” da qualche parte c’è una lambretta che non lo sembra neanche più tanto. Scudo ridotto al minimo, via le fiancate della carrozzeria e la scatola filtro, una bella trombetta e, non si vede ma si sa, la cilindrata massima è stata aggredita limando, abbassando la testa e “lavorando” le luci. A parte qualche fiammata promettente, il “progetto” è stato abbandonato perché era un problema anche solo avviarla. Comunque è mia, pomeriggio per le pratiche, passaggio, assicurazione, non giurerei la revisione, sera per il tuning, decompressione e carburazione, aggiunta di un filtro artigianale di spugna, oli, test.

La mattina dopo sono pronto. Tu cara vai pure in macchina, starete più comodi. E siccome viaggio da solo scelgo anche la via. Tempio, Isola Rossa, Castelsardo, poi giù Perfugas, Saccargia, Sassari, allungo fino a Porto Conte. Il tempo si ferma e si allunga nella libidine del vento. Una caratteristica di quella Lambretta, magari di tutte, era che, oltre un certo numero di giri, sparivano le vibrazioni e ti sembrava di volare. Quando arrivo ad Alghero sono già tutti di shampoo, doposole, pareo, sdraio e aperitivo sotto il patio. Io faccio schifo, maglietta pop-art di insetti spiaccicati, braccia rosse bruciate dal sole (niente giubbotto di pelle), il viso nerofumo a parte la maschera degli occhiali.

Quella Lambretta mi ha salvato la vita! E a dire il vero anche quella della fidanzata, che ha capito presto l’errore madornale che avevamo commesso. Il Nord-Ovest della Sardegna divenne terra di esplorazione in Lambretta, la vacanza in quella chiave funzionò. Appena tornati comprai un’altra Moto, non ne avrei mai più venduta una se non dopo aver acquistato la successiva, e la Lambretta nera a pennello, che non aveva mai perso un colpo come il biplano del venditore di voli di Bach, finì per salvare un altro amico, e poi un altro, e un altro finché non guadagnò il paradiso delle Motociclette pur essendo uno scooter.

C’è un momento nella vita, magari più d’uno, in cui devi avere una Moto per partire. Per ripartire. Lo spessore pratico ed emozionale la dice chiara: Fase 2 è uno di quei momenti. Non ce lo perdiamo!

L’ho detto e lo ripeto. Copio, incollo e ribadisco. La Moto è distanza sociale, è individualità pratica e snella fin sotto il portone di casa e dell’ufficio, è parcheggio facile, rapidità di trasferimento e azzeramento dei tempi morti. Una giornata come questa, e ne avremo almeno per 5 mesi, ed è anche puro piacere. Fate voi!

Treni, autobus, metro, stazioni. O vedono drasticamente ridotta la capacità di esercizio a 1 quarto, 1 sesto, 1 ottavo, e conseguentemente vengono rimodellati gli orari di ingresso e uscita da fabbriche, uffici, luoghi dove la densità di frequentazione è grave, o diventeranno i luoghi del massacro. Inutile che ci giriamo intorno. Ci vogliono un piano rigoroso e una profonda revisione delle nostre abitudini.

Credo che un piano di ripartenza basato su una mobilità davvero “smart” debba privilegiare le Moto, anzi, deve imporre che siano per prime le Moto a potersi muovere sui piccoli, medi e anche grandi trasferimenti. Devono essere studiati “incentivi” particolari all’uso della Moto, soprattutto per quelle categorie e tipologie di persone che stanno in mezzo, incerte, indecise, che finirebbero per lasciar perdere perdendosi un’occasione.

Promozione usato, super promozione su nuovo-che-resta-lì, sharing. Taglio alla burocrazia, accelerazione fulminea dello snellimento di pratiche, rivisitazione “smart”, intelligente per davvero e rivoluzionaria di tariffe e formule assicurative, bolli.

Di più, ho un’idea che nel mio piccolo ho applicato con risultati strepitosi. Ho tre Moto, di sotto, più un paio di scooter. Una la tengo per me, le altre le ho messe a disposizione dei vicini, degli abitanti della grande fattoria frammentata e condominizzata. Entusiasmo. Qualcuno era una vita che non andava in Moto, qualcun altro non aveva mai provato quel tipo, un altro se la ricorda ancora nelle vibrazioni delle mani. Tutti gli abilitati e “abili” sono entusiasti dell’idea. Due sole condizioni "capestro". Velocità codice, e anche meno, e rispetto assoluto delle regole. Per molti è una lezione di vita. Ho spalmato l'idea al gruppo di amici stretti. Certo, la Superbike targata è meglio se le “gestiamo” noi, ma il parco-opportunità-moto si allarga, e così la Rivoluzione Smart-In-Moto.

Esagerato? Col cavolo! Purissima, incontornabile realtà da cogliere al volo, senza perdere tempo!

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