Rossi: "Sono come Federer"

Rossi: "Sono come Federer"
Giovanni Zamagni
"Come il forte tennista, faccio più fatica rispetto a qualche anno fa: è inevitabile. Ma posso ancora giocarmi la vittoria e, forse, anche il titolo: per riuscirci, però, devo migliorare" | G. Zamagni
19 luglio 2013

Punti chiave

 

 LAGUNA SECA – Arrivi in circuito e rimani senza fiato, perché già “scollinare” con la macchina per arrivare nel paddock mette i brividi. Sopra la testa un cielo azzurro e terso, una temperatura che alle due del pomeriggio è a dir poco piacevole (ma al mattino e alla sera fa piuttosto freddo), un’atmosfera tipicamente e unicamente americana. E poi il tracciato: diverso da tutti gli altri, addirittura mitico per il “Cavatappi”, ma non solo: «Anche la curva numero uno è fantastica e difficilissima» spiega Nicky Hayden, appena licenziato ufficialmente dalla Ducati, come ha confermato lui stesso: «Le nostre strade si separano, spero però di rimanere in MotoGP, perché è il campionato più affascinante e divertente del mondo».


TANTE INCOGNITE

Il nono appuntamento della stagione, inizia con tante incognite, soprattutto legare alle condizioni fisiche di Jorge Lorenzo e Dani Pedrosa, entrambi assenti “giustificati” in circuito. Lorenzo, atterrato negli Stati Uniti mercoledì sera, ha fatto sapere di «aver trascorso una serata tranquilla dopo un viaggio faticoso, di aver fatto colazione con la squadra e di essere rimasto in hotel a fare fisioterapia», mentre Pedrosa è atterrato solo mercoledì sera. Venerdì mattina, prima di salire sulle rispettive moto, entrambi dovranno avere il nullaosta dal medico del circuito che, curiosamente, si chiama di cognome “Rossi”, ma che, naturalmente, non c’entra nulla con Valentino.


ROSSI: “SI', SONO COME FEDERER”

«Sono tanti gli elementi da considerare – è la condivisibile analisi del nove volte iridato -. Prima di tutto, quanto tempo impiegherà Marquez a imparare il tracciato: credo che per le qualifiche sarà già competitivo. Poi bisognerà capire come stanno Dani e Jorge, come decideranno di affrontare la gara, rischiando o accontentandosi di portare a casa un po’ di punti. Senza dimenticare Crutchlow, che sta andando fortissimo. Per quanto mi riguarda, qui, a parte il 2008, quando feci una delle più belle gare della mia vita, non sono mai stato troppo competitivo: per questo ho ancora più voglia di fare bene. Mi manca qualcosa rispetto ai miei avversari, anche nell’adattamento alle diverse situazioni».

Rossi è lì, non è lontano, ma la differenza c’è: ha ragione quando dice che c’è ancora da lavorare. Personalmente, lo paragono a Roger Federer, il tennista che fino a qualche anno fa vinceva tutto nel tennis, ma che nelle ultime stagioni si è trovato di fronte nuovi avversari, come Djokovic, Nadal, Murray, molto più giovani di lui e nell’ultimo Wimbledon è stato addirittura eliminato al secondo turno.

«Sì, in effetti è un po’ così. Io ancora posso lottare per vincere delle gare e anche il campionato è ancora molto lungo, non si può escludere nulla a priori. E’ vero però che rispetto a 5, 6 anni fa per me è tutto più difficile, anche se a me non sembra di andare più piano di allora. Anzi, sono cresciuto, mi sono adattato alle nuove gare, con elettronica e gomme differenti, ma lo hanno fatto anche gli altri. Credo che sia normale, alla mia età, avere qualche difficoltà in più, così come ce l’ha Federer».

La grande differenza è che nessuno, nel tennis, pensa di criticare Federer, di metterne in discussione i suoi successi passati, di dire che prima vinceva perché non c’erano avversari, come, invece, si sente dire per Rossi. Valentino ha vinto semplicemente perché era il più forte e adesso, a 34 anni e dopo nove titoli mondiali e 106 successi, è ancora lì a giocarsela con piloti molto più giovani di lui, di una (Lorenzo e Pedrosa) e addirittura due generazioni (Marquez): inevitabile che non possa essere più come prima. O no?

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