Rossi: "Né imprenditore né manager: supervisore"

Rossi: "Né imprenditore né manager: supervisore"
Giovanni Zamagni
Un Valentino orgoglioso presenta il team VR46, piloti Romano Fenati e Checco Bagnaia. E ribadisce: “Voglio correre fino al 2016” | G. Zamagni
28 novembre 2013

Punti chiave


TAVULLIA – Fa un freddo “birichino”, continua a piovere acqua ghiacciata, è quasi buio ma Valentino Rossi non ha nessuna intenzione di smettere: anche in queste condizioni, pensa solo a girare in moto, di traverso, nel suo meraviglioso ranch. Uno così correrebbe tutta la vita. Eppure, ha ormai fatto il giro del mondo una sua dichiarazione: «Dopo le prime sei gare del 2014, deciderò se continuare o smettere con la MotoGP». Detta così, è una novità, anche se, in realtà, è un concetto che Rossi aveva già espresso, con toni più sfumati. Tipo: «Dovrò capire se sarò ancora competitivo, poi deciderò, ma la mia intenzione è continuare fino al 2016». Lo ripete seduto a tavola nell’improvvisata sala stampa ricavata all’interno del ranch, dove oggi è stato presentato ufficialmente il Team VR46, piloti Romano Fenati e Pecco Bagnaia. «Quando parlo del mio futuro, tutto viene strumentalizzato ad arte: una frase estrapolata da un contesto più ampio e il gioco è fatto, anche se le stesse cose le dico da mesi» puntualizza Valentino. Quella frase, in realtà, l’ha detta: probabilmente, però, non voleva essere così categorico. Per questo ribadisce: «Voglio continuare, ma devo essere più veloce, stare più vicino a quei tre là».


“UN TEAM DI ALTO LIVELLO”


Con la tuta sporca di fango, Rossi parla del suo team. «Peccato per il tempo: solitamente si sta meglio, qui è spettacolare». Il posto, il “ranch”, è molto di più che spettacolare: arrivando in auto, dall’alto, ti toglie il fiato tanto è bello, curato, difficile, avvincente. Un luogo dove ogni appassionato di moto passerebbe giorno e notte e che la dice lunga sul carattere di Valentino Rossi. «E’ qui – continua il nove volte iridato – che è partita la prima idea della “accademy”: volevamo dare una mano ai giovani piloti nostri amici, a mio fratello e a tutti quelli che abitano da queste parti. Poi è arrivata SKY ed è nata l’idea del team: siamo tutti contenti ed emozionati. Io continuerò a fare il pilota, ma tutti quelli della VR46 che lavorano a questo progetto sono carichi. Sinceramente, non ci pensavamo a fare una squadra così presto, ma la proposta di SKY non si poteva rifiutare». Rossi, oramai, è un imprenditore a tutti gli effetti (alla VR46 lavorano già 28 persone, NDA), ma il team non rientra nella voce “guadagni”. «Sarei già contento se spendo soldi, ma non sarà facile… E’ una scommessa, sicuramente non è qualcosa che fa guadagnare». Inevitabilmente, però, si torna a parlare di lui, di MotoGP. «Ho già spiegato i motivi per cui ho deciso di cambiare capo tecnico: ho bisogno di qualcuno che ci crede veramente, che si impegni al massimo. Quando Burgess dice che sarà difficile che io possa tornare competitivo, in fondo avvalora la mia scelta».


TUTTO PER VINCERE

Rossi pensa solo a come tornare competitivo e la mentalità per il suo team è naturalmente la stessa: provare a ottenere un risultato prestigioso. Per questo sono state fatte le cose in grande: piloti (“Fenati ha le potenzialità per vincere, Bagnaia non ha ancora potuto dimostrare il suo valore”), personale tecnico (tra gli altri: Vitto Guareschi come team manager, Rossano Brazzi come capo tecnico), la moto campione del mondo (KTM). Non male, considerando che si è partiti da zero. All’accademy, invece, si appoggiano Andrea Migno, Niccolò Bulega, Niccolò Antonelli, Luca Marini, Franco Morbidelli (che correrà con il team Italtrans in Moto2): tutti lì, al ranch, a girare dietro a Rossi. Che spettacolo.
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