MotoGP. Cecchinelli: “Vi spiego perché 'limitazioni' è meglio di 'libertà' ”

Giovanni Zamagni
Il direttore della tecnologia della MotoGP risponde alle proposte fatte da Moto.it e dall’ingegnere Bernardelle: “Secondo noi, diminuire le restrizioni significherebbe aumentare i costi. L’attuale regolamento è un compromesso accettato da tutte le Case”
21 aprile 2020

Oggi, con Skype, vi porto a casa dell’ingegner Corrado Cecchinelli, direttore della tecnologia della MotoGP. Con Corrado parliamo, tra l’altro, della proposta fatta dal nostro ing. Giulio Bernardelle per il futuro tecnico della MotoGP. Prima, però, Corrado spiega cosa significa il congelamento di motori e aerodinamica fino al 2021.

CONGELAMENTO MOTORI E AERODINAMICA
“Io lavoro per Dorna, l’organizzatore della MotoGP. Sono state fatte delle manovre per contrastare l’attuale situazione, per provare a contenere i costi. In MotoGP, secondo la regola generale, il motore deve essere lo stesso per tutto l’anno, a parte per i costruttori che hanno le concessoni: si è deciso di congelare il motore 2020 anche per il 2021. Significa che si salta un anno di sviluppo, indipendentemente dal numero di gare che verranno effettuate nel 2020. Non è ancora chiaro se questa regola valga anche per chi ha le concessioni (Aprilia e KTM, NDA). Per l’aerodinamica non ci sono dubbi: l’aerodinamica congelata per il Qatar, sarà quella con la quale si inizierà nel 2021, con l’evoluzione durante l’anno concessa dal regolamento”.

EVOLUZIONE MOTORE DURANTE LA STAGIONE
“Abbiamo preso in esame mille ipotesi diverse: noi riteniamo che bloccare lo sviluppo durante la stagione sia adeguato, perché se tu sei una Casa vincente in MotoGP, devi saper progettare un motore per tutto l’anno. Se lo sbagli, ne paghi le conseguenze: questo regolamento è un buon compromesso”.


 

LE PROPOSTE DI BERNARDELLE
“E’ una tesi senza controprova: io penso che lasciando libertà, la MotoGP finirebbe in due anni. Ma al di là di questo, sappiamo cosa succede con il nostro regolamento: abbiamo un campionato bellissimo e molto equilibrato. Questo regolamento è stato ampiamente sottoscritto dalle Case: certi limiti non sono “inventati” da noi, ma sono stati discussi e condivisi all’unanimità dei costruttori. Noi siamo contenti così ed è quello che vogliono le Case. Inoltre, non si può trascurare che i costruttori competono in questa categoria per investimenti di marketing e per sviluppare tecnologia più o meno trasferibile nella serie. Lasciare libero l’alesaggio, il numero dei cilindri e il numero di motori all’anno, va contro l’idea di fare lo sviluppo per il prodotto, indipendentemente da ogni discussione sul fatto che si spenda di più – come io credo – o di meno. Ecco, questo è un compromesso che accontenta tutte le Case: è un compromesso che piace e non piace a tutte le Case. Al di là del momento attuale, sarebbe un periodo di stabilità regolamentare: l’unico tema in discussione è quanto variare il numero dei motori, legandolo all’aumento dei GP”.

FUTURO
“E’ evidente che una simile botta su tutto il sistema, non solo sulla MotoGP, avrebbe un effetto devastante sul lungo/lunghissimo periodo: credo sarà necessario rivedere molti aspetti. Non si può pensare di non fare niente: bisogna cogliere l’occasione per migliorare. E’ difficile in questo momento dire cosa, ricordando che i cambiamenti radicali hanno dei grandi costi. Bisogna gestire l’emergenza. Quando noi abbiamo voluto imporre – saggiamente, secondo me – di introdurre la centralina unica, si diceva che non avrebbe fatto risparmiare, ma avrebbe aumentato i costi. Adesso, però, nessuno tornerebbe indietro”.