MotoGP 2019. Dovizioso: "Bene ma non benissimo"

MotoGP 2019. Dovizioso: "Bene ma non benissimo"
Giovanni Zamagni
Andrea è piuttosto deluso dopo non essere riuscito a salire sul podio: “Purtroppo i nostri limiti in percorrenza di curva rimangono, nelle lunghe pieghe perdiamo troppo. Puntavo al podio: normale essere arrabbiato per non aver centrato l’obiettivo”
5 maggio 2019

JEREZ - Sembra un po’ sempre la stessa storia: Andrea Dovizioso ci crede, fa prove da protagonista, è convinto di potersi giocare almeno il podio, poi, però si scontra con la cronica difficoltà della Ducati in percorrenza di curva. Un limite troppo grande su una pista come Jerez, che non può essere compensato dal “motorone” Ducati. Andrea è avvilito, evidentemente deluso.

«Abbiamo spinto forte fino alla fine, sia io che Vinales volevamo il podio: io ho fatto il mio miglior crono al penultimo giro, lui all’ultimo. L’obiettivo era salire sul podio, ma non ci sono riuscito. E’ stata una gara particolarmente veloce, ho perso posizioni all’inizio quando mi è entrato Morbidelli alla prima curva, ho provato a tenere duro fino alla fine. Per essere a Jerez, la nostra velocità non è stata male, così come è positivo il distacco subito, ma se sono anni che non si fa podio qui ci sarà un motivo. Anch’io mi aspettavo di più, ma nei lunghi curvoni perdiamo troppo, è il nostro punto negativo. La nostra moto è migliorata in tutto il pacchetto, ma non basta».

Pensavo che avresti attaccato Vinales alla curva 6, invece non ci hai nemmeno provato; come mai?

«Questa è una pista piccola e stretta e dopo una staccata aggressiva c’è sempre una curva angusta: basta staccare qualche metro più avanti per andare fuori dalla traiettoria ideale, come mi è capitato in un paio di occasioni nei giri precedenti. Sono uscito dalla 5 non abbastanza vicino per provare ad attaccarlo in fondo al rettilineo».

C’è qualcosa di positivo in questo risultato?

«Il quarto posto non è così male, non è stata una gara disastrosa, ma abbiamo sempre gli stessi limiti. Ci provi, ci provi, ma non basta, prendi rischi ma non vai sul podio. Bene, ma non benissimo».

Com’è la situazione rispetto all’anno scorso?

«Ci sono molti più piloti e moto che vanno forte. Rins è sicuramente più a posto rispetto al 2018, Marquez è più in forma, le Yamaha a volte ci sono, altre no, ma sono più veloci. Bisogna stare molto attenti a valutare questa gara: sembriamo più lontani rispetto al 2018, quando prima di cadere ci stavamo giocando il secondo posto, ma non è esattamente così».

Il campionato come lo vedi?

«Siamo messi molto bene in classifica, questo quarto posto non rappresenta una botta all’indietro e nelle prossime gare possiamo fare meglio. Abbiamo una buona velocità, ma non avendo centrato l’obiettivo del podio non posso essere soddisfatto».

E’ una conferma delle vostre difficoltà in alcuni frangenti?

«Non avevo bisogno di questa gara per avere una conferma dei nostri limiti. Siamo più veloci rispetto al 2018, ma ci sono anche più rivali da battere. E il problema è che Marquez quando va male sale sul podio, anzi, fa secondo. Dobbiamo essere più competitivi».

Quanto ha inciso l’episodio alla prima curva?

«Non lo so. Paradossalmente, sono partito fin troppo bene e quando mi sono trovato in quella posizione esterna alla prima curva ho intuito subito che avrei avuto dei problemi. Infatti Marquez mi ha portato largo: non ha fatto niente di scorretto, ma lo ha fatto e Morbidelli si è infilato a grande velocità. Ho perso altre due o tre posizioni, ma non so quanto sarebbe cambiato».

Andrea, sembri un po’ rassegnato?

«Assolutamente non lo sono, se lo fossi non correrei in MotoGP. Però è vero che sono deluso, come è normale che sia: puntavo al podio e sono arrivato quarto. Se vuoi vincere il campionato, non puoi essere contento di un risultato così».

Secondo te è Marquez che fa la differenza o le Honda?

«Non si può rispondere a questa domanda, da fuori non puoi sapere quali sono i valori. Marquez è complicato da valutare, fa sempre dei gran numeri, mentre qui a Jerez, per esempio, Pedrosa riusciva a vincere senza che la moto facesse alcun movimento».