Mondiale Trial 2016: Gran Premio di Andorra

Andrea Buschi
Il maltempo e una malagestione della direzione gara hanno pesantemente condizionato la tappa pirenaica
6 luglio 2016

A quindici giorni di distanza dal GP di Germania, il Circus Trial si ritrova, come ormai tradizione decennale, ad Andorra, in quello che pare essere un vero e proprio paradiso per la nostra disciplina. In questa magnifica località pirenaica, infatti, oltre ad essere un rinomato paradiso fiscale, esiste una legislazione che permette la libera circolazione fuoristrada per tutti i mezzi a motore, permettendo di fatto ai numerosi catalani di venire ad allenarsi su queste montagne in tutta libertà. A tal proposito occorre ricordare come il campione del mondo Toni Bou abbia recentemente preso residenza qui.


Il GP di Andorra per tradizione offre due percorsi distinti che, pur condividendo la stessa località di partenza, Santa Julia de Loria, si differenziano in modo sostanziale per la diversa morfologia del terreno. Immaginate una vallata abbastanza stretta, divisa da un impetuoso torrente, che risalendo il versante destro si presenta molto ripida con roccia friabile e terra particolarmente sabbiosa, mentre dal lato sinistro la montagna sale meno ripida, con rocce e terreno più consistenti. La differenza tra i due percorsi nasce quindi dalla tipologia di terreno e dalla lunghezza del trasferimento, che nel primo caso, quello scelto quest’anno, si dipana per venti impegnativi km e consente due soli giri per 18 zone, ed il secondo più corto circa dodici km, che consente lo sviluppo di dodici zone per tre giri.
 


Il GP, abitualmente organizzato nel mese di giugno per trovare le migliori condizioni meteo, ha in questa occasione trovato un tempo pessimo che ne ha in parte condizionato la perfetta riuscita. Come da previsioni a lungo termine, che oramai non sbagliano più, il venerdì soleggiato ma freddo ha consentito la visita alle zone in tutta tranquillità, fino alla sera, quando una pioggia insistente ha gravato sul percorso condizionandone pesantemente le difficoltà: un sabato di gara, quindi, con nubi basse, freddo e pioggia a tratti, mentre la domenica le cose andavano migliorando, con una temperatura estiva ed un timido sole che riportava il percorso a condizioni di buona aderenza.


Questo assetto, come detto facilmente prevedibile, ha indotto ad un clamoroso doppio passo falso della commissione FIM, composta dal Race Director Dave Rodgers e dal Section Advisor Jordi Pascuet, che in entrambe le giornate non hanno compreso le reali problematiche che il meteo stava causando al percorso. Di fatto il risultato è stato quello di avere una gara molto difficile il sabato, con un tempo molto tirato per compiere i due giri, e la domenica invece all’opposto: una gara troppo facile perché fortemente alleggerita nelle difficoltà, nonostante il terreno andasse asciugando sempre più. Gara 1, in particolare, ha messo in evidenza un'eccessiva superficialità nella valutazione del percorso: zone realmente molto lunghe in forte pendenza, con un trasferimento impegnativo ed a tratti molto pericoloso, che aveva spinto i delegati delle federazioni nazionali di Italia, Spagna ed Inghilterra a prendere posizione su un auspicabile incremento del tempo di gara: istanza andata purtroppo inascoltata, proprio per una certa supponenza della direzione di gara. Di gara 2 abbiamo già accennato ed in sostanza ha palesato un certo limite di competenza del duo FIM. Un altro aspetto critico che fino ad ora continua a condizionare la buona applicazione della regola no-stop è la tracciatura ed il livello di giudizio dei commissari di zona; se nel primo caso continuiamo a trovare zone disegnate con ancora troppi punti pericolosi, almeno per la Trial GP, nel caso dei giudici è sempre più evidente la difficoltà di valutare in modo oggettivo e, come in questo caso, condizionato da individui a volte un po’ suggestionati dai big, ed altre volte un po’ troppo di parte.
 


Gara 1

La classe 125 , con otto classificati, ha visto il ritorno alla vittoria del capoclassifica Jack Peace, che si lascia alle spalle il tedesco Max Faude e lo spagnolo Miguel Eric, tutti con punteggi molto alti.


La Classe Trial 2  ha visto, purtroppo per noi italiani, una battaglia tra inglesi e francesi, con Jack Price vincitore su Gael Chatagno e Pierre Sauvage davanti a Roberts, Peace, Bullock, Farrè e il terzetto italiano con Locca, Petrella e Giarba nell’ordine. Anche in questa categoria i punteggi sono stati sostanzialmente alti, e quasi tutti i piloti hanno pagato punti di tempo, in particolare il nostro Petrella, che ha visto sfumare una quarta posizione certa.


La classe Trial GP è quella che maggiormente ha sofferto le caratteristiche del percorso e le scelte della direzioni di gara: nonostante l'ennesima limpida vittoria del favorito Bou su Fujinami e Raga, si sono registrati punteggi altissimi anche per i big, e soprattutto il tempo tirato ha costretto tutti a delle vere e proprie corse a rotta di collo, con numerosissimi rischi presi sul trasferimento di per sé già pericoloso; da segnalare che tutti i piloti, tranne il nostro Grattarola, oggi sottotono, hanno saltato al primo giro le zone 14/15/16 per poter evitare il fuori tempo massimo!
 


Gara 2

125 Class. Finalmente si afferma il tedesco Faude che, grazie ad un buon primo giro, riesce a contenere la rimonta del leader Peace mentre giunge staccato lo spagnolo Miguel. Da segnalare che la giornata odierna ha visto ridurre di un terzo le penalità del sabato, diventando una gara troppo facile.


Trial 2. Anche in questo caso la gara alleggerita nelle difficoltà assume tratti eccessivamente banali, e vede salire sul gradino più alto del podio lo spagnolo Arnau Farrè; seguono Price e nuovamente il giovane transalpino Sauvage. Purtroppo per i nostri colori c’è solo un piccolo miglioramento, non sufficiente a far salire Petrella oltre il settimo posto davanti a Giarba, mentre Locca va in crisi per un cinque ingiustamente assegnatogli, e termina decimo.


Trial GP. Le zone facilitate, ed un terreno che va via via asciugando, spianano il terreno agli spagnoli ,che con l’aderenza sono imbattibili: quindi Bou si conferma al primo posto, con Raga nuovamente secondo e terzo un rinato Fajardo; ciò che fa ancora una volta impressione sono i sette catalani nei primi dieci. Anche in questa seconda giornata il nostro Grattarola non ingrana e termina al quindicesimo posto, suo peggior risultato dell’anno.
 


Radio Paddock e curiosità

Come sempre il tracciatore della gara è il portoghese Rui Castro, che come si è visto predilige zone molto lunghe e non particolarmente impegnative, se il terreno è asciutto…


La località di partenza, come oramai accade dal 2013, è la centralissima piazza di Santa Julia de Loria, in luogo del Parco di Naturlandia posizionato in alto a 1.500 mt, e sede delle precedenti manifestazioni.


Pubblico discretamente numeroso: l’organizzatore ha parlato di tremila persone nelle due giornate. In questo caso non si pagava nessun biglietto, e l’accesso al percorso di gara era consentito solo agli aventi diritto.


Significativa la prestazione di Giarba, che ha corso senza problemi di sorta le due giornate di gara sprovvisto di assistente.


Ancora in gare le due elettriche di Electric Motion, un po’ in difficoltà con la durata delle batterie su un percorso così lungo, abbiamo visto infatti effettuare ben tre cambi di batteria dopo la zona 2, 8 e 18, segnale che c’è ancora molto da lavorare in questo senso.


Le nuove regole 2016 FIM sulla gestione di gara, tolgono di fatto potere decisionale al Direttore di gara locale in favore della figura del Race Director FIM, il quale, insieme al Section Advisor, diventa il vero ago della bilancia in tutte le decisioni importanti della gara. Un incarico importante di grande responsabilità e competenza, che purtroppo in questa manifestazione ha mostrato dei grossi limiti proprio in questo senso, non ascoltando istanze importanti presentate dai Delegati Nazionali, che avrebbero reso la gara meno caotica di quanto poi è stato.


Giudici di zona, con tutto il rispetto che portiamo per delle persone che prestano il loro servizio per pura passione, non possiamo non sottolineare come una certa omogeneità debba essere il minimo comune denominatore: purtroppo ad Andorra si è visto tutto e il contrario di tutto. Alla zona 10 il pilota veniva freddato con degli stop realmente immaginari, all’opposto in zona 14 dovevi sdraiarti e spegnere il motore per prendere la massima penalità, ma anche questo, come detto, più volte è il limite del No-stop.