Storie di Concessionari. I conteggi dell'usato

Storie di Concessionari. I conteggi dell'usato
Kenshiro Kasumi replica ai lettori che hanno commentato "Perché il conce è antipatico?" e spiega le dinamiche corrette del ritiro dell'usato
17 ottobre 2012

Qualche giorno fa ho consegnato il mio articolo, e con enorme e malcelata soddisfazione ho visto che è stato letto da tantissime persone. Di più: in tanti si sono fermati a commentarlo, criticarlo, applaudirlo, denigrarlo; 180 commenti in un paio di giorni sono tantissimi, roba da MotoGP… In tanti hanno usato un pezzetto del loro tempo per una mia “opera”. Grazie, la cosa mi ha sorpreso e gratificato enormemente. Ho letto con attenzione i vostri commenti; i colleghi hanno capito il punto, qualcuno penso abbia letto con superficialità e accetto volentieri anche le critiche. Quello che però mi ha stupito è la pochezza della conoscenza di questo mondo, a partire da come funziona un’azienda e del perché esiste, con particolare riferimento ad alcuni aspetti. La stessa motivazione dell’esistenza di un’azienda è vista in modo fumoso e sospettoso; nulla da nascondere, un’azienda è un organismo che nasce per la volontà di uno o più fondatori, e come tutti gli organismi ha uno scopo preciso: sopravvivere e prosperare.


Le aziende


Un organismo biologico per sopravvivere deve svilupparsi, crescere, nutrirsi e crearsi delle riserve, nonché ovviamente riprodursi. Tradotto in termini economici: un’azienda deve sviluppare il suo business in uno o più canali, crescendo, creando anche occupazione e benessere (sociale ed economico), sicurezza al suo interno e fuori, e tutto questo per mezzo di utili che vanno poi a permettere all’azienda stessa di sopravvivere. Non c’è scampo: nessun organismo economico ha davanti a sé un orizzonte temporale senza utili. In Italia abbiamo molti esempi di malagestione non economicamente sostenibile, o no? E leggere tutta questa gente che si lamenta del fatto che un’azienda venga fondata con la speranza di guadagnare mi pare pazzesco. C’è forse qualcuno che si accontenta di lavorare per sopravvivere a pane ed acqua, che non aspira ad una posizione sociale ed economica migliore, che non vorrebbe trovare il sistema per lavorare meno ma meglio, con maggiore soddisfazione, non solo monetaria? Suvvia, non facciamo gli ipocriti. Tutti vorrebbero scalare la piramide della vita (e non mi riferisco alla sola variabile monetaria o sociale, ma in senso più lato alla conoscenza, all’elevazione spirituale, e perché no, ai soldi ed ai vizi). Ma accanto a questo, la non conoscenza del mondo di una concessionaria, in particolare dell’usato mi ha veramente lasciato basito: come possono alcune persone permettersi di pensare con cotanta leggerezza, di criticare aspramente l’operato altrui?


Il mercato dell'usato


Certo, esistono esempi di aziende non certo ben gestite, o dall’operato poco trasparente e disonesto; ma non è di queste che mi interessa parlare, non sono queste le aziende a cui mi ispiro. Allora oggi proverò a fare un po’ di luce sul mercato dell’usato, prendendo spunto dai commenti al mio articolo precedente. Innanzitutto, la procedura ed i costi connessi all’usato forse non sono così immediati per il profano. Facciamo due conti facili. Il passaggio di proprietà: uno di ritiro (cosiddetto minipassaggio), ed uno di vendita; senza sovrattasse, circa 230 euro al costo. E questi sono prezzi di favore, se la quantità di lavoro fornita

Una sola ora di lavoro di un qualsiasi collaboratore non specializzato costa circa 18 euro l’ora di solo stipendio

all’agenzia giustifica tariffe così basse. Non comincio neppure a valutare la possibilità di eseguirli direttamente al PRA, dato l’enorme spreco di tempo che questo implicherebbe: il personale è la voce di bilancio più importante per una concessionaria. Una sola ora di lavoro di un qualsiasi collaboratore non specializzato costa circa 18 euro l’ora di solo stipendio (tasse, INPS, INAIL, contributi inclusi); il costo puro sale facilmente fino a 30 per un discreto capo officina che porti a casa 1.800 euro netti al mese. E così il nostro usato ritirato a soli 2.900 euro comincia a costare un po’ di più: 3.130 euro. A questo punto, la moto “perfetta” del nostro amico caro cliente ha bisogno di essere controllata e pulita, e magari collaudata su strada: non possiamo mica permetterci di fare figuracce e vendere per buona una moto che buona non è. E i nostri sapienti meccanici (non il capofficina… costa troppo…) in un’ora e mezza puliscono la moto, la collaudano su strada, stilano un preventivo dei lavori da eseguire e compilano una scheda dalla quale il venditore (ed il cliente interessato allo stato d’uso della moto) potranno capire il reale valore della moto.


Un’ora e mezza? Si, hanno fatto anche in fretta perché le gomme non erano finite, la moto non doveva subire ripristini importanti. Solo qualche rabbocchino ai liquidi e una passata di polish. 70 euro, grazie ed arrivederci: e arriviamo a 3.200 euro. Nel frattempo la solerte segretaria ha compilato diligentemente il registro usati, l’atto di vendita, ha richiamato il cliente per comunicargli che può andare in agenzia a firmare, ha messo la moto nel registro delle esenzioni bollo (non vorrete mica ricevere una raccomandata da Equitalia per un bollo non pagato, perdipiù di un mezzo venduto?) e passato al venditore i dati necessari per l’inserimento sui vari siti di usato (e sennò voi come fate a trovare le moto? Mica si caricano da sole sui siti). Insomma un’altra oretta di lavoro. 18 euro. La moto è pulita… mettiamola ordinatamente nel salone usato. Ah si, c’è anche un affitto da pagare, per fortuna la città non è molto grande, e complice la crisi abbiamo ricontrattato la cifra, però per avere una scelta decente di usato 40/50 moto in casa ci vogliono… 12.000 euro all’anno per il salone usato se ne vanno, e noi che siamo molto bravi e di usati ne vendiamo quasi 200 possiamo spalmare su molte moto questa importante voce di costo. 60 euro a moto. Accidenti siamo arrivati a quasi 3.300 euro. Ma quanto usato abbiamo in casa? 40/50 moto?


Il magazzino gira 4 volte l’anno dato che vendiamo 200 moto l’anno, accidenti siamo proprio bravi, la media è 2,4 volte l’anno… spettacolo! Però, 50 moto… da 4.000 euro l’una… ho sempre fermi 200.000 euro di capitale, quanto mi costano dato che mi devo in parte finanziare in banca? 10.000 euro? Si dai mi è andata bene, questa è un’azienda capitalizzata. Altri 50 euro a moto. Finalmente la moto è venduta: che fortuna, oggi è entrato un bravo ragazzo, solo che il venditore ha dovuto cedere un po’ sul prezzo. Bene, pochi maledetti e subito. Ok gli ha regalato il casco, fortunatamente quello economico, ci costa solo 100 euro. Adesso la moto se ne torna in officina, adesso è ora di eseguire un tagliandino; poca roba, cambio olio filtri e delle pastiglie, un paio d’ore e si fa tutto. 200 euro, qui si usano ricambi originali, la moto poi era a

L'usato in vendita
L'usato in vendita

posto ed aveva pochi km. Però… siamo arrivati a 3.650 euro, di solo costo. Ah vabbè il venditore ha lavorato? Si in effetti anche lui andrebbe pagato. Se mi vende una ventina di moto al mese è un fenomeno, e un discreto venditore costa 38.000 euro l’anno (sempre contributi inclusi, premi vacanze malattie INPS INAIL e quant’altro); insomma, si porta a casa 1.600 euro al mese. A occhio e croce, fanno 190 euro a moto. E’ arrivato il gran giorno: consegniamo la moto, il bravo ragazzo che ha comprato la sua nuova bimba con i sudati risparmi viene, con il sorriso da orecchio ad orecchio, noi gli consegniamo professionalmente la moto, gliela spieghiamo, gli facciamo le dovute raccomandazioni e gli ricordiamo che ha un anno di garanzia. Garanzia? Eh sì. Speriamo che non si rompa, la moto è a posto ma chissà mai… Una su dieci si rompe, speriamo non sia questa. Dato che nel frattempo con i soli costi per fare BENE il nostro lavoro siamo arrivati vicino ai 3.850 euro. E il nuovo? Del nuovo ne parliamo la prossima volta… …


Questa non è una patetica sceneggiata, una farsa, uno scritto di un moderno “piangina” che guadagna poco perché vuole vivere da nababbo nullafacente; è una risposta seria e documentata a critiche calate dall’alto da persone che ignorano (o vogliono ignorare) la vera natura delle cose. E’ un momento difficile? Sì, per tutti, clienti e aziende. Vogliamo lavorare bene? Certo, io non conosco altri modi. Se l’usato è

Dalle difficoltà si esce con l’onestà, il lavoro serio, le scelte nette e non con le fantasie

brutto, fatiscente, se è pericoloso… non lo voglio, oppure noi lo si ripara e ripristina a modo. Non perché me lo dice la Legge, ma la mia Coscienza. Dalle difficoltà si esce con l’onestà, il lavoro serio, le scelte nette e non con le fantasie. Un’altra piccola osservazione: volevo dire all’amico di Bologna che se tutti i dealer nella sua città (anche nella mia…) sono chiusi il sabato pomeriggio forse un perché ci sarà, ed è da ricercarsi non nel troppo guadagno, ma nel fatto che alzare la serranda costa, e se non ci sono introiti tanto vale tenerla chiusa. Soprattutto se il sabato pomeriggio i visitatori tipo sono ragazzi reduci dalla passeggiata in centro con la fidanzata, che devono passare due ore prima di andare a prendere l’aperitivo. E che anche noi si ha una vita privata… provate ad andare in Germania od in Austria a vedere se il sabato pomeriggio potete entrare in un negozio. Qualsiasi negozio. Vi lascio regalandovi una frase che una Persona che io stimavo e stimo immensamente teneva nel suo ufficio.
 

"È difficile trovare al mondo qualche cosa che un uomo non possa fabbricare leggermente peggio e vendere più a buon mercato. Divengono prede legittime di quest'ultimo coloro che considerano solo il prezzo. Pagare troppo è imprudente, ma peggio ancora è pagare troppo poco. Quando paghi troppo, perdi un po' di soldi, è vero, ma è tutto qui. Quando invece paghi troppo poco, rischi di perdere tutto perché ciò che hai comperato non è in grado di fare il lavoro per cui l'avevi acquistato. La legge comune degli affari nega la possibilità di pagare poco ed ottenere molto: ciò non può accadere. Se tratti con l'offerente meno caro, è bene che tu preveda una certa riserva di denaro per coprirti del rischio che corri. Ma se puoi fare ciò, avrai certamente abbastanza denaro per comperare qualcosa di meglio." John Ruskin (1819-1900)
 

Kenshiro Kasumi