Claudio Domenicali: “Dalla Scrambler alla MotoGP è un grande momento per Ducati”

Claudio Domenicali: “Dalla Scrambler alla MotoGP è un grande momento per Ducati”
Ippolito Fassati
  • di Ippolito Fassati
Ducati lancia il brand Scrambler, il motore Panigale va su una Volkswagen e nella MotoGP le ambizioni crescono. Ce ne parla Claudio Domenicali, AD Ducati
  • Ippolito Fassati
  • di Ippolito Fassati
8 ottobre 2014

Punti chiave

Abbiamo incontrato Claudio Domenicali al Salone dell'auto di Parigi. Il 49enne bolognese, dall'anno scorso Amministratore Delegato Ducati dopo esservi entrato nel 1991, era a Parigi per la  Volkswagen Group Night. Al Salone dell'Automobile è stata poi presentata la Volkswagen XL Sport spinta dal motore della 1199 Panigale.

 

Nello scambio fra Audi e Ducati ci saremmo aspettati un apporto tecnico da parte di Audi e invece, vedendo la XL Sport, è accaduto il contrario. E' una bella soddisfazione immaginiamo

«Sì lo è. I tecnici del gruppo sono molto attenti a quello che abbiamo fatto. Sul lato motore hanno trovato delle tecnologie e un modo di usare la meccanica molto avanzato, soprattutto nei motori di alte prestazioni sulle moto di serie come in quelle da competizione. Questa show car, che ben difficilmente avrà un risvolto commerciale, dà il segnale di questo apprezzamento. Non per tutti è così chiaro che in Italia abbiamo delle realtà così elevate a livello tecnologico».

 

Perché è stato usato proprio questo motore?

«Il progetto XL 1 rappresenta il massimo del risparmio nei consumi, mentre l'XL Sport dice che si può avere una guida sportiva in modo efficiente giocando sulla leggerezza e sull'aerodinamica. Il nostro motore è leggero, potente e - pur se non è nato per essere particolarmente efficiente – contribuisce a dare prestazioni efficienti. E serve a sottolineare che una vettura efficiente non deve per forza essere noiosa».

 

La Scrambler a Parigi
La Scrambler a Parigi

Veniamo alla Scrambler. Tanti importanti costruttori si stanno rivolgendo alla customizzazione del prodotto di serie: è solo un modo per attrarre nuovi clienti?

«Quando in azienda ragioniamo sulla possibilità di sviluppare la Ducati, pensiamo a modelli che possano essere migliori di quelli dei nostri competitor, ma pensiamo anche a come sviluppare nuove aree, a come catturare un non-cliente. Estremizzando il concetto, dico che siamo in competizione anche con un'agenzia di viaggi: che centra, ci si chiederà. Mi spiego meglio: non siamo semplicemente costruttori di moto, ma forniamo servizi per il tempo libero. In particolare oggi, e in particolare ai giovani, dobbiamo offrire la possibilità di entrare nel mondo moto con una nuova formula, che non sia quella standard perché sta dimostrando di avere molti limiti. La moto attuale è sempre più tecnologica, complicata, devi essere esperto per apprezzarla. Non rinneghiamo certo questo tipo di moto, tanto che al Salone di Milano presenteremo delle novità rivolte proprio al classico pubblico ducatista. Ma con la Scrambler ci interessava sondare un mondo diverso, nel quale non basta solo il prodotto adeguato. Serve usare un certo linguaggio, un certo stile, e così via. Per questo è nato il brand Scrambler, per una capacità di indipendenza e per la possibilità di fare cose non convenzionali. Siamo bombardati da informazioni, occorre conquistare il cuore delle persone più che la testa, per avere un rapporto duraturo, un rapporto emozionalmente coinvolgente dove non conta solo lo sconto d'acquisto. Cerchiamo di sviluppare un'azienda sana nel lungo periodo».

 

Al Salone di Milano presenteremo delle novità rivolte al pubblico ducatista. Con la Scrambler ci interessava sondare un mondo diverso, nel quale non basta solo il prodotto adeguato

Non ci sarà una concorrenza interna con la Monster?

«E' possibile, sta anche nella nostra capacità di tenere distinte le famiglie il riuscire a gestire due clienti diversi. Monster si rivolge a un pubblico più tecnico, più sportivo, ha motori raffreddati a liquido e più potenti, ha una dotazione tecnica da “tanta moto”. Lo Scrambler è più easy, sbarazzino, giovane. Si rivolge a chi non è conformista, a chi vuole divertirsi, è attento alle tendenze del design come della moda. Ci piace pensare a questa atmosfera, a un ambito nel quale lo Scrambler non è impegnativo sotto tutti i punti di vista».

 

E' un momento importante per Ducati: prodotti nuovi, crescita commerciale, innovazione, lo sport...

«Sì, siamo ormai presenti in modo diretto in tutti i mercati importanti, recentemente in India, Brasile, in Cina con un importatore forte. Spread the Red è diventato il nostro motto. Partendo da una piccola realtà italiana questo marchio ci sta esplodendo in mano. Se si trattano bene il marchio e il cliente, se li si rispetta entrambi, il valore del marchio viene riconosciuto. La forza Ducati è una miscela di storia e modernità. La MotoGP ci dà immagine moderna e tecnologica. Abbiamo avuto un periodo difficile ma stiamo ritornando davanti, a pochi secondi dai primi. Siamo l'unica azienda non giapponese a competere a quel livello. Altri marchi arriveranno: più saremo e più ci divertiremo. Per noi sarà molto interessante, perché dimostrerà ancora di più la complessità di quella categoria e darà più valore alle nostre prestazioni».
«Il fatto che la Dorna gestisca la MotoGP e la Superbike è una buona cosa. Perché la SBK sta andando verso un regolamento che premia la moto di serie: alcuni costruttori sono costretti a spostarsi in MotoGP proprio perché non avranno più una moto competitiva. Mentre una SBK più vicina alla serie ci dà modo di migliorare la competitività. Per cui il 2015 penso sarà per noi un anno sportivamente interessante su entrambi i fronti».