Nico Cereghini: “Innamorarsi all’Eicma”

Nico Cereghini: “Innamorarsi all’Eicma”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Una cosa magnifica che potrebbe capitare anche a voi, ma naturalmente dovete andarci. A me è successo, come a molti altri, la prima volta negli anni Sessanta. E poi qualche altra volta ancora
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
8 novembre 2016

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Ciao a tutti! Coloro che riusciranno a venire a Milano per l’Eicma sono invitati a passare nel nostro stand al padiglione 14. Questa è la raccomandazione che vi facciamo da giorni. E poi c’è un mio personale augurio: che, in un posto che pur suona poco romantico come Rho-Pero, vi possa capitare la cosa più bella del mondo, innamorarvi. Magari di una persona in carne ed ossa, perché no, ma soprattutto, per quello che qui ci interessa di più, innamorarvi di una moto. Sarebbe una gran fortuna se, in mezzo a centinaia di nuovi modelli, di colori, profumi di pneumatici e di vernice rovente sotto gli spot, di voci, selfie, grida, spinte e gomitate, insomma nella baraonda della Fiera vi capitasse di guardare una nuova moto, una tra le tante, e sentire improvvisamente una stretta al cuore e un nodo allo stomaco.


A me è capitato. Era il mio primo Salone –credo di averlo già raccontato- e nello stand della ormai sparita Testi vidi il cinquantino perfetto. Si chiamava Weekend Cross, era color malva e bianco, con tante cromature, i paracolpi e il sellone monoposto; un originale modello stradale che deviava verso il genere custom, di gusto discutibile visto oggi, ma imponente e spettacolare ai miei occhi di allora. E in quel preciso momento la gran passione che sentivo dentro -un sentimento un po’ vago che coltivavo in solitudine, osservando tutte le moto sulla strada e leggendo il mensile Motociclismo dalle lettere al direttore fino alle cronache sportive- si trasformò in qualcosa di molto più concreto. Quella sarebbe stata la mia moto, su quella sella avrei macinato chilometri e chilometri, sarei andato lontano, avrei esplorato il mondo e conquistato le ragazze. Un tuffo al cuore: avevo solo tredici anni e mi trovavo improvvisamente con tanti obiettivi di vita davanti.


Due anni dopo mi sarei accontentato di un Vivì 48 consumato e con due marce buone su tre (la seconda non ingranava più). Era tutto quello che potevo permettermi. Ma il Testi fu la svolta. Perché poi, naturalmente, a quella mia prima cotta adolescenziale sono seguiti innamoramenti più profondi: la Gilera 124 Regolarità Casa così bella e professionale, la BSA Spitfire 650 in versione “USA” col serbatoio piccolo, la Yamaha RD 350 a due tempi, la inarrivabile Honda RC 30, l’avventurosa BMW 80G/S e tante altre. Perché sono stato un farfallone, lo ammetto, ma così va la vita.


Lo dico soprattutto ai miei lettori più giovani: andate all’Eicma e giratela tutta; quella esaltante abbondanza potrebbe anche frastornarvi, confondervi le idee (io stesso, per dire, non mi raccapezzo sulle sigle delle Harley), ma non dubitate: quando incapperete nella moto giusta ogni dubbio svanirà per incanto. Un solo sguardo, il cuore a mille, e la vostra storia di motociclisti potrà cominciare.

immamorarsi all'eicma 2016
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