MotoGP, Lorenzo: "Prima o poi saremo pronti per vincere"

Giovanni Zamagni
Il cinque volte campione del mondo parla per la prima volta da “ducatista”: “A Valencia è stato uno shock dopo tanti anni con la stessa moto e le medesime persone. Ma in quel test mi sono tolto un sacco di dubbi”. Jorge non parla apertamente di mondiale: “L’obiettivo è migliorare i risultati Ducati 2016”
20 gennaio 2017

BORGO PANIGALE – Eccolo, finalmente, Jorge Lorenzo di rosso-Ducati vestito. Sereno, rilassato, ma, soprattutto, colpito dall’accoglienza ricevuta dagli appassionati di Borgo Panigale: ieri, durante la sua visita in stabilimento, è stata addirittura fermata la catena di montaggio per permettere al personale di salutare come si deve il campione.

«Mai visto un entusiasmo simile! Solo qui, solo in Ducati puoi essere accolto da chi lavora in Ducati, da chi ha una Ducati con la frase “ben venuto in famiglia”. Con altre Marche, al massimo, ti dicono “hai la mia stessa moto”. Gli appassionati della Ducati, la vivono come una seconda famiglia: qui, quando entri nel reparto corse, ti rendi conto che tutti sono appassionatissimi di gare. C’è un’altra mentalità, è tutto più familiare e accogliente: ieri ho sentito un amore e un affetto mai provato prima».


Torniamo a Valencia: quale è stata la tua prima impressione della Ducati?

«Finalmente adesso posso parlare… All’inizio è stato uno shock: ero abituato a vedere tutto blu, a guidare sempre la stessa moto, a lavorare sempre con le stesse persone. Mi sono trovato in una realtà completamente differente, su una moto con un’altra filosofia, un altro rumore, un altro telaio: ci sono voluti un po’ di giri per capire cosa stava succedendo. Ma quando mi sono tolto il casco, sorridevo: credo basti questo».


Effettivamente, poche volte ti abbiamo visto così sorridente.

«Perché non siete mai stati a una festa con me… In realtà, in pista sono sempre molto concentrato quando sono al box, sento l’importanza di quello che ti stai giocando in pochi minuti e la mia faccia è più seria rispetto al mio carattere. Nei test, senza la pressione della gara, sali su una moto completamente differente dopo tanti anni e vedi che la moto ha un bel potenziale, sei contento, sei felice. Non puoi fingere. La moto perfetta non esiste, nessuno l’ha avuta, ce l’ha e ce l’avrà: devi sempre pensare a come migliorare. Il motore ha un grande potenziale, sicuramente il più prestazionale dello schieramento: così sembrava da fuori e così è quando sali in sella. Avevo paura che una moto tanto potente potesse essere nervosa e poco stabile in accelerazione, invece ho visto che ha una grande stabilità in uscita, nelle curve veloci e anche in frenata. Ecco, quei dubbi sono svaniti, anche se, chiaramente, ci sono dei punti deboli sui quali lavorare».


In Ducati, le aspettative sono altissime, si parla di mondiale, ma quali sono i tuoi reali obiettivi?

«Non so quale sarà il nostro livello nell’immediato, ma sono sicuro che presto o tardi saremo competitivi e potremo vincere delle gare. Non dobbiamo però pensare al titolo, non dobbiamo metterci pressione e disperdere le forze, dobbiamo lavorare giorno dopo giorno per avere il miglior pacchetto, senza che il mondiale diventi un’ossessione».


Come definiresti te e la Ducati?

«Abbiamo esperienza, talento, con un potenziale alto e la voglia di raggiungere traguardi importanti. Come me, anche in Ducati sono grandi perfezionisti, con un metodo di lavoro molto preciso: non è una squadra italiana con solo passione e voglia, ma ha anche un metodo e un perfezionismo che ci può portare molto in alto».


Cosa puoi dire di Christian Gabarrini, il tuo nuovo capo tecnico?

«Avevamo qualche opzione e Christian era uno dei tecnici che avevo preso in considerazione anche in passato. Per la Ducati volevo cambiare qualcosa e Christian è un buon ragazzo, un grande professionista, ha esperienza, ha lavorato in passato con campioni come Stoner, è calmo: credo sia la persona giusta per fare bene».


Credi che dovrai cambiare il tuo stile di guida?

«Moti sembrano preoccupati di questo aspetto, ma io non credo che sia il punto fondamentale. Nella mia carriera, ormai lunga quasi 15 anni, ho sempre corso con la stessa MotoGP (Yamaha, NDA), ma ho anche guidato tante moto differenti, sempre con grandi risultati e un adattamento veloce. Adesso che sono un pilota più completo, credo di poter adattarmi ancora più rapidamente, anche se ho lavorato per tanti anni sempre con le stesse persone. E’ chiaro che ogni moto ti chiede un modo un po’ differente di guidare, ma il pilota mantiene le sue peculiarità: uno aggressivo lo sarà con tutte le moto, così come uno pulito. Per esempio, la prima 250 che ho guidato (Honda, NDA) mi chiedeva di staccare molto tardi e con forza, mentre con l’Aprilia, quella successiva, richiedeva una frenata più dolce».


Nel 2016 hai avuto qualche problema con le Michelin: sei preoccupato da questo aspetto?

«Io credo che i problemi dell’anno scorso fossero normali, considerando che la Michelin era appena tornata in MotoGP. Credo, però, che con l’esperienza che hanno accumulato, nel 2017 ci saranno gomme specifiche e migliori per ogni circuito, mi aspetto una situazione più stabile».


Sei in Ducati per fare meglio di Rossi con questa moto?

«No, non è quello l’obiettivo, adesso è tutto differente: moto, gomme, persone, ingegneri. La Ducati, adesso, ha prestazioni diverse, non mi interessa paragonarmi con Rossi».


La Ducati va molto forte in Qatar e tu lì sei molto competitivo: si può vincere già la prima gara?

«Sì, vinceremo facile anche stando seduti nel box… Scherzi a parte, non è così, ogni anno è differente. Sicuramente, storicamente, il Qatar è un circuito adatto alla Ducati e io ho vinto qualche volta. C’è un lungo rettilineo, ma ci son anche le curve e ci confrontiamo con rivali che hanno vinto tante volte lì. Sarà una gara interessante, avremo le nostre possibilità per lottare per prima fila, pole, per il podio, forse anche per la vittoria. Sarebbe una sorpresa, però, perché non partiamo favoriti, ma è vero che iniziamo con tre circuiti favorevoli alla Ducati».


Hanno tolto le ali, sarai tu l’ala aggiunta?

«Io penso che la Ducati ha già un qualcosa in più rispetto agli altri, ovvero la passione di chi lavora qui. Io penso che con Dovizioso che ha già vinto gare in MotoGP e io che sono già stato campione del mondo possiamo migliorare i risultati dell’anno scorso, quello deve essere l’obiettivo».