MotoGP 2015, Silverstone. Rossi: "Che soddisfazione se penso a 5 anni fa"

MotoGP 2015, Silverstone. Rossi: "Che soddisfazione se penso a 5 anni fa"
Giovanni Zamagni
Nel 2011, Valentino “litigava” in pista con la Ducati, oggi nelle stesse condizioni ha colto un successo fondamentale. “Una bella rivincita: allora ero frustrato, mi sembrava di non essere più capace di guidare, adesso sono qui a festeggiare il quarto successo stagionale”
30 agosto 2015

SILVERSTONE – Bravo? No, fenomenale. Fortunato? Sì, perché sull’asciutto non avrebbe battuto Lorenzo e Marquez, forse nemmeno Pedrosa. Straordinario? Assolutamente, perché solo uno così è capace di certe imprese, di sfruttare sempre al massimo la situazione favorevole. Per il resto, ci sono i numeri a dire che Valentino Rossi è (forse) il pilota più forte di sempre: 112 vittorie, 16esimo podio consecutivo, 9 mondiali, sempre in quella posizione da vent’anni. E si potrebbe andare avanti all’infinito a snocciolare primati da far impallidire. Intanto, Rossi si gode un trionfo fondamentale verso la scalata al decimo titolo.


«Incredibile! Quando questa mattina mi sono svegliato e ho visto l’acqua, non sapevo se fosse una buona o una cattiva notizia… Il mio team è stato bravissimo, ha preparato una M1 fantastica e il warm up è andato benissimo. Poi, però, il tracciato si è asciugato e quando siamo arrivati sulla griglia di partenza c’erano le peggiori condizioni possibili, anche pericolose: fortunatamente, ha iniziato a piovere nuovamente. Siamo ripartiti con le “rain”: Silverstone è una pista difficile con l’asciutto, figurarsi con il bagnato. E’ stata una gara durissima, è stato come andare a piedi da Tavullia in Austria…».


Raccontaci la gara.

«Ho subito preso un buon ritmo, ho provato ad andare via, ma non è stato possibile prendere vantaggio su Marquez: ho temuto che ce la saremmo giocata all’ultimo giro. Poi mi sono accorto che lui era scivolato, perché non sentivo più il rumore della sua Honda e ne ho avuto la conferma guardando un megaschermo lungo il circuito. A quel punto mi sono rilassato, pensavo di avere più margine su Petrucci, invece avevo solo cinque secondi, che al giro successo sono diventati poco più di tre. A quel punto ero in una situazione favorevole, ma anche complicata, non potevo permettermi di fare un errori, ma il mio sbaglio principale è stato di rilassarmi troppo. Ma in questa MotoGP non te lo puoi mai permettere, può sempre succedere di tutto. Ci ho messo un po’ a riprendere il ritmo, ma ho pensato anche che non avrei potuto perdere una gara con tanti secondi di vantaggio: stanotte non ci avrei dormito… Ho anche sperato che Petrucci non forzasse più di tanto, che si accontentasse del suo primo podio».


Con l’asciutto come sarebbe andata?

«Non ero messo male, ma difficilmente sarei arrivato davanti a Lorenzo».


Quanto ti fa godere aver vinto a Silverstone?

«Moltissimo. Fortunatamente sono poche le piste dove non ho mai vinto e questa era una di quelle. E la soddisfazione è ancora più grande se penso al 2011, quando con la Ducati, nelle stesse condizioni di acqua, andavo molto piano: ero frustrato, pensavo di non essere più capace di guidare una moto. Cinque anni dopo è arrivata una bella rivincita. Ed è bella e importante anche per tutto il resto, perché è la quarta vittoria del 2014, ovvero il doppio di quelle che avevo ottenuto nel 2013: sono in crescita…».


Quante gare bisogna vincere per conquistare il titolo?

«Non lo so: sicuramente bisogna vincere ancora, quattro successi non bastano».


Quanto pesano, psicologicamente, questi 12 punti di vantaggio su Lorenzo?

«I 12 punti di vantaggio sono importanti, ma psicologicamente non hanno nessuna rilevanza, perché Lorenzo è uno forte, uno tosto, che non molla mai. Sicuramente è importante aver mantenuto la prima posizione, che ho conquistato già fin dalla prima gara: Jorge ha vinto una gara più di me, mi ha affiancato in classifica, ma non mi ha mai superato. Qui sulla carta avrebbe potuto battermi, invece lascio Silverstone con 12 punti di vantaggio. Ma a sei gare dalla fine tutto è ancora aperto».


Marquez, invece, è definitivamente fuori dai giochi?

«Direi di sì, anche se matematicamente è ancora in lotta. E’ importante avere un vantaggio così grande (77 punti, NDA) su Marc».


Petrucci viene qualche volta al Ranch ad allenarsi: se ti avesse battuto, lo avresti fatto venire ancora?

«Danilo mi sta molto simpatico, adesso siamo anche vicini di casa (Petrucci si è trasferito a Gradara, vicino Tavullia, NDA) e al Ranch mi ha anche fregato una volta. Ma se mi avesse fregato oggi non ci sarebbe più venuto…».


Ti stai avvicinando alle 122 vittorie di Agostini…

«Mai pensare ad Agostini (per scaramanzia… NDA). L’unico pensiero è battere Lorenzo».