USA. Protezioni moto, per i Marines bastano costume e maglietta?

USA. Protezioni moto, per i Marines bastano costume e maglietta?
La surreale visione statunitense delle protezioni moto e una fantasiosa definizione di "abbigliamento specifico"
23 dicembre 2014

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Questa settimana più che parlarvi di qualche cosa voglio chiedervi un parere. Credo infatti di essere diventato così intollerante alle str…anezze che appena ne sento la puzza mi si chiude la vena.
E dunque mi rivolgo a voi per cercare di capire se ho davvero letto bene quello che un attempato legale di San Francisco (il suo nome lo trovate seguendo il link) scrive nel suo blog.

Il personaggio, che si autodefinisce “l’avvocato dei motociclisti”, si lancia in una digressione abbastanza confusa sul tema protezioni ed abbigliamento motociclistico, che sembra suggerire conclusioni perlomeno bizzarre. Ecco l’indirizzo dell’articolo: http://www.michaelpadway.com/uncategorized/truth-motorcycle-body-armor

Non ne sono sicuro ma l’autore sta probabilmente parlando di un nuovo studio che il governo americano ha condotto recentemente dopo aver notato che troppi soldati si infortunavano in incidenti motociclistici.
Fino ad ora, secondo l’autore, lo studio migliore a disposizione era il report di Harry Hurt, del 1981, che viene tuttora definito lo standard per l’investigazione in caso di incidenti motociclistici. Sì, avete letto bene, uno studio vecchio più di 30 anni è tuttora in uso per valutare quale sia il vantaggio dell’uso delle protezioni in caso di incidente.

Ma per fortuna adesso sono arrivati i Marines.

Per quanto riguarda guanti, giubbotti e pantaloni, non c’è una grossa differenza tra abbigliamento casual, come ad esempio un paio di jeans, e abbigliamento specifico da moto

Il campione empirico è di “ben” 200 incidenti. Wow, alla faccia della statistica e della legge dei grandi numeri.
Comunque, lo studio afferma che stivali protettivi riducono gli infortuni di piede e caviglia dal 53% al 90%. Beh, si poteva immaginare senza scomodare le truppe speciali, no?
 
Ma, attenzione, lo studio dice anche che per quanto riguarda guanti, giubbotti e pantaloni, non c’è una grossa differenza tra abbigliamento casual, come ad esempio un paio di jeans, e abbigliamento specifico da moto. o meglio, la differenza esiste solo nel caso che l’abbigliamento tecnico preveda protezioni.
 
Come scusa? Ma non era nella premessa stessa della ricerca? E poi cosa si intende per abbigliamento tecnico, dopotutto? Da noi credo voglia ancora dire che un capo tecnico da moto sia da intendersi dotato di protezioni: non bastano quattro teschi stampigliati e qualche toppa di motoraduno a cui non sei mai andato per poter definire un giubbotto “tecnico”, giusto?!

E qui arriva il bello: l’autore dell’articolo, suffragato dai risultati della recente ricerca afferma che in caso di caduta e senza protezioni la differenza tra abbigliamento tecnico e abbigliamento casual è minima. Hey! Qualcuno ha appena scoperto l’acqua calda! Sta a vedere che in America adesso si prendono il merito anche di quella (lo sapevate che in molti qui pensano che la pizza l’abbia inventata un italo-americano di Brooklyn?)
 
Altre parte interessante riguarda i paraschiena: aiutano solo in caso di forti impatti, ma potrebbero creare piccole lesioni dei tessuti perché si possono impigliare o spostare durante una caduta. Non so voi, ma preferisco riempirmi di lividi e tagli piuttosto che spezzarmi la schiena, o no?
 
Ma ecco il gran finale… Dopo aver citato espressamente una specifica marca di protezioni, l’autore ringrazia apertamente i Marines americani per aver portato avanti “il discorso”.
 
Quale discorso? La sicurezza in moto? O il fatto di essersi preoccupati che i soldati al rientro dal fronte, dopo essere sopravvissuti ai proiettili e alle bombe nemiche si sentano invincibili e finiscano per abbracciare a 200 km/h i paracarri della Ortega Highway in Southern California? Cari miei, senza bisogno di ulteriori studi ve lo dico già io che in quel tipo di impatti la differenza sarebbe minima anche tra una armatura medioevale e la classica accoppiata balneare costume/canotta.

Chi andrebbe ringraziato sono invece le tante Aziende (con la A maiuscola) italiane, che negli ultimi 30 anni hanno investito denaro e risorse per sviluppare protezioni sempre più leggere, confortevoli ed efficienti, non solo nel settore moto.
 
Ma, ripeto, se non ho capito bene o se ho esagerato nell’interpretare l’innocente argomentazione del nostro eroe allora aiutatemi voi, è Natale e voglio sentirmi buono anche io.
 
 
Pietro Ambrosioni