La GS, perché piace così tanto eppure va di traverso a molti?

La GS, perché piace così tanto eppure va di traverso a molti?
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
E’ un fenomeno particolare: registra un enorme successo e insieme tante critiche (spesso a priori). Vi racconto qualche mia esperienza in oltre quarant’anni di GS, dalla prima 80 G/S ad oggi. Viaggi, test, asfalto e persino sabbia. Grande, per me grandissimo boxer
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
3 ottobre 2023

GS sì, GS no, poche moto hanno avuto tanto successo e hanno diviso così tanto gli appassionati. E’ una situazione molto particolare, perché normalmente un modello che spicca così tanto sul mercato diventa desiderabile per tutti, o almeno per tutti quelli che se lo possono permettere. Quali sono le qualità della GS? E perché poi sta sulle… scatole a tanti motociclisti?

Vi racconto le mie esperienze e le mie sensazioni, magari aiuta. Quando nacque la capostipite, la 80 G/S che rompeva ogni tradizione dell’off road mettendo una bicilindrica contro le mono, anche il giornale per cui lavoravo la elesse la moto dell’anno 1981. Per celebrarla con un servizio fotografico originale andammo fino al circuito del Jarama, alle porte di Madrid, attraverso la Camargue e i Pirenei. Quello di Spagna era il quarto GP del 1982, 23 maggio, vittorie di Kenny Roberts su Sheene e Uncini, Lavado in 250, Nieto in volata su Lazzarini in 125.

La mia moto? Si sapeva che fosse speciale: sui 3.700 km circa del nostro viaggio la 80 G/S si rivelò spettacolare: agile, comoda, unica. Aveva una cinquantina di cavalli per 190 chili (che sembravano meno), era alta di sella, più alta della media, si guidava bene, superava i 170 orari di poco ma li teneva a lungo, scaldava pochissimo e sembrava infaticabile.

Una vignetta di Nico che risale esattamente a 40 anni fa, quando sembrava che il boxer fosse passato di moda e da BMW arrivava il quattro cilindri orizzontale della serie K
Una vignetta di Nico che risale esattamente a 40 anni fa, quando sembrava che il boxer fosse passato di moda e da BMW arrivava il quattro cilindri orizzontale della serie K

Ho provato la moto che vinse quattro Parigi-Dakar

Tutti sanno che da quella moto derivò il prototipo per la Parigi-Dakar, con quattro vittorie in cinque edizioni dall’81 all’ 85, Auriol e Rahier, la leggenda. Seguivo il Rally per Grand Prix e un anno mi capitò di provare quel boxer BMW appena fuori Dakar, dopo l’arrivo. Saltai in sella anche alle mono Yamaha e Honda, e alla folle FZ Yamaha quattro cilindri di JCO.

Ebbene, nell’off road sono vicino allo zero e non avevo mai fatto un metro sulla sabbia, faticavo anche con le monocilindriche. Invece credetemi: con la BMW mi ritrovai padrone dei traversi in velocità. Non sarei riuscito a tenere una linea precisa, mi aiutò lo spazio quasi infinito a disposizione, ma l’equilibrio e la facilità della moto mi lasciarono sbalordito! Feci in fretta a capire che il merito era del baricentro basso e di quel motore che per molti non sarebbe nemmeno adatto a una moto… quel boxer che ancora oggi è alla base del successo della serie GS. Provare per credere. Il boxer BMW ha delle qualità insospettabili e la prima è la guidabilità, perché garantisce un equilibrio dinamico generale che non trovi altrove. Avete presente l’equilibrista sul filo con la lunga asta tra le mani? Ecco, quello.

Mi comprai la GS 1100 col faro quadro, quella nera

Trent’anni fa la grossa, la GS 1100. La presentai in Grand Prix, girammo il video in Valsassina, ricordo bene quella prova: volevo fare anche un po’ di off road, portarla sui sentieri e non ero tranquillo, tutta quella massa e quel peso. Invece... stessa sorpresa della moto dakariana sulla sabbia anni prima. Chi con la GS si lancia su uno sterrato lo scopre subito: è incredibile come questa motorona, con tutta la sua massa, sia così facile ed equilibrata, così guidabile.

A lungo tenni una GS 1100 in prova, quella dell’improbabile colore verdino; mi era difficile separarmene e così acquistai (col 10 per cento di sconto, praticato a tutti i giornalisti) quella nera, quella col faro quadro e nemmeno catalizzata, nel 1996. Moto ideale per ogni stagione e per tutto: viaggi, città, lavoro. E con una caratteristica che mi è sempre piaciuta tantissimo: con quei due cilindroni ben esposti, quel motore non scalda né gambe nè altro. Praticamente unico anche in questo.

Motociclisti: se non proviamo non ci crediamo

Costantemente evoluta, la GS ha sempre ottenuto un enorme successo di vendite. Anche se costa cara, troppo. E’ diventata anche di moda, certo, come tanti altri prodotti e in ogni campo, prodotti che però hanno sempre una caratteristica di base: funzionano molto, ma molto bene...

Ma perché la GS, contemporaneamente, dà fastidio a molti? Non si può piacere a tutti e poi iI successo suscita invidia anche tra le nostre file. Ma va detto, soprattutto, che è dura convincere noi motociclisti. Siamo tutti certissimi che la nostra moto sia la migliore del mondo, guai a criticarla. E’ anche bello che sia così, in fondo è una buona formula per essere sereni se non addirittura felici. La mia moto è la migliore e quella degli altri mmmh... mica tanto; e se poi è di moda e costa troppo ed è grossa e che cos’è sto boxer e non mi piacciono i suoi utenti e sono fighetti e quando li incrocio non salutano…

Io posso dire che chi non ha mai provato la GS non sa quello che si perde. Mi viene in mente quel meccanico che conoscevo di vista e lavorava presso un concessionario Guzzi a Milano negli anni Settanta. Vedendomi arrivare nella sua officina in sella a una Kawasaki, mi apostrofò: “ma butta via quel frullatore!”. Ebbene, non lo incontro anni dopo in tuta verde nell’officina di un concessionario Kawasaki? E allora? “Beh, a quei tempi - mi fa - una giapponese non l'avevo ancora provata.…”.

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