Nico Cereghini: "Un mestiere meraviglioso"

Nico Cereghini: "Un mestiere meraviglioso"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Quello del tester. I nostri di Moto.it girano il mondo come trottole per le presentazioni stampa, e inviano pezzi, foto, video alla velocità della luce. Guidano la nuova moto e intanto registrano audio e video. La sera stessa sul sito c'è tutto. Chissà come soffrono
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
13 dicembre 2016

Punti chiave

Ciao a tutti! Come voi seguo con ammirazione il lavoro dei nostri tester di riferimento, Andrea Perfetti, Edo Licciardello e Francesco Paolillo i principali, che da ogni angolo del mondo ci raccontano come sono fatti e come vanno i modelli delle moto che a breve arriveranno anche da noi. Pezzi, fotografie e video che approdano sul sito la sera stessa della presentazione alla stampa. È un gran bel lavoro, che molti di voi apprezzano pubblicamente con i commenti, e il Perfetto che piega con la Multistrada 950 sulle strade di Fuerte Ventura - per citare soltanto l'ultima delle sue imprese, appena pubblicata - e intanto racconta come è stata modificata la geometria con la ruota da 19 e come risponde il motore Ducati ai diversi regimi, ha raccolto giustamente un bel po' di applausi. Le pieghe erano belle, le traiettorie giuste e i testi efficacissimi. Pochi giorni prima era uscito il lavoro di Francesco Paolillo dal Qatar, e nel suo video erano alternati i piegoni sulla pista di Losail (con la magia della notte!) e i suoi stand-up in hotel, mentre gironzolava assorto intorno alla nuova SuperDuke 1290R illustrando il nuovo faro a led e il gran lavoro sul bicilindrico KTM per arrivare ai 141 Newtonmetro. Noi li sfottiamo un po' e cerchiamo il pelo nell'uovo, quando rientrano in redazione, altrimenti si montano la testa.


Questa del video è una novità che, bando alla modestia, abbiamo introdotto noi di Moto.it. Perché già c'era occasionalmente qualche blogger che ci provava, ma con noi è diventato lo standard. Un video ben documentato e tempestivo: il tester lo gira di solito nella pausa pranzo, tra una sessione di guida e l'altra, e sulla scorta degli appunti raccolti nella conferenza stampa del mattino è già in grado di illustrare tutto a braccio, senza esitazioni. Quindi ingoia un panino al volo, torna sulla moto per lo shooting fotografico e la sera, dopo la meritata cena, sale in camera, cura il montaggio del suo video e lo carica sul sito mentre fa la scelta delle foto, scrive il pezzo e infine lo impagina per uscire entro le tre. Più che un tester, lo vedete anche voi, una trottola umana. E lo dico con assoluto rispetto: non era certamente questo il ritmo delle presentazioni dei miei tempi.


Fino agli anni Novanta non ho perso una presentazione internazionale. Poi ho diradato un po' perché ero troppo impegnato anche sul fronte dello sport. Gli anni Ottanta sono stati il massimo soprattutto per le Case giapponesi, che ci invitavano sulle loro piste, ci mostravano orgogliose le loro fabbriche di auto, di moto, motoslitte, treni e strumenti musicali. Senza nessuna fretta: un paio di giorni in pista, un giorno intero per le varie conferenze, una giornata dedicata al turismo culturale, la giornata di rito per gli acquisti tecnologici nel quartiere di Ginza a Tokyo; e poi le cene nei migliori ristoranti, le serate nei night con il karaoke, addirittura qualche notte negli hotel tradizionali con le camere senza armadi, i letti a terra sui tappeti e le coperte trapuntate d'oro. L'importatore italiano proponeva: per il ritorno facciamo tappa a Bangkok oppure preferite Hong Kong? E lì si attaccavano due o tre giorni di turismo fuori stagione. Una vera pacchia, senza contare la soddisfazione di provare moto sempre più potenti e tecnologiche su piste incredibili come quelle di Fukuroi, di Sugo, del Fuji, di Ryuyo. Ogni volta una scoperta.


Ricordo in particolare una settimana organizzata dalla Yamaha a Fukuroi, sei chilometri di pista privata e disegnata benissimo con curve lente, curve veloci, discese e salite. Un po' pericolosa, purtroppo: a Kenny Roberts era costata la milza pochi anni prima, in una caduta nei primi test della 500. Quella volta, credo fosse inizio '83, c'era da provare tanta roba: la RD 350 bicilindrica due tempi con la nuova valvola YPVS allo scarico, la nuovissima XJ 900 quattro cilindri con la prima motorizzazione 853, e infine la sorprendente XJ650 Turbo, la seconda sovralimentata giapponese. Solo tre giornalisti di ogni angolo del mondo, gli inglesi che bevevano troppo la sera, gli australiani che esageravano fin dal primo giro del mattino con la pista umida. Uno di loro, dopo la seconda moto distrutta, fu escluso dal planning. Si andava forte, i collaudatori prendevano i tempi di nascosto e poi ci guardavano torvi. Era una vera vacanza, qualche foto da scattare senza impegno perché tanto c'erano quelle ufficiali a disposizione, e per scrivere i pezzi ci avremmo pensato dopo, rientrati in redazione. Video? E che roba era?


Adesso trasferte-lampo di una giornata, massimo trentasei ore. Paolillo è un privilegiato, perché chi con la novità gira in pista gode normalmente di due giorni pieni, con quattro o cinque turni di guida. Questi tester lavorano il triplo di quanto facevamo noi. Perché il mezzo è cambiato e poi siete cambiati anche voi, il pubblico vuole e merita sempre di più. Eppure i nostri inviati non si tirano mai indietro, mai che dicano "questo turno lo salto, sono un po' stanchino...". Mi sa che il divertimento e il piacere sono sempre quelli, voi che dite? Non esiste un mestiere più bello.

Il mestiere più bello
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