Libri per motociclisti: "L'eredità di Jupiter"

Libri per motociclisti: "L'eredità di Jupiter"
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Ted Simon svela le storie che "I viaggi di Jupiter" non avevano ancora raccontato
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10 luglio 2015

"Se la vita è un viaggio, allora i migliori viaggi dovrebbero somigliare alla vita, che è un'altalena di alti e bassi."


Quattro anni di viaggi in moto non potevano di certo essere racchiusi in un solo libro né tanto meno esaurirsi in 120 pagine. È per questo che in "L'eredità di Jupiter" (Lit Editore) Ted Simon ha rivelato le storie che "I viaggi di Jupiter" non avevano ancora raccontato.


Questo secondo volume svela i retroscena più interessanti del viaggio che è diventato un vero e proprio stile di vita e che ha reso famoso l'autore, cambiandolo profondamente. È una cronaca del passato, un dietro le quinte di un'esperienza unica, e insieme un racconto del suo difficile rientro a casa dopo anni trascorsi sempre in viaggio. Dalla dittatura militare del Cile, all'arresto in India, dalle più diverse abitudini dei popoli incontrati, agli episodi stravaganti vissuti in giro per il mondo: Thailandia, Malesia, Ecuador e così via. Un libro che ci porta tutti in sella alla Triumph, vera protagonista non solo di una lunga "vacanza", ma soprattutto fonte di nuovi incontri, amicizie ed esperienze indimenticabili che hanno segnato e trasformato la vita di Ted Simon.

 

"Quando la gente, più tardi, mi chiese perché avessi scelto di attraversare il mondo in motocicletta, avevo un sacco di spiegazioni ingegnose. La domanda era solitamente posta da intervistatori e ci si aspettava che io indugiassi in affascinanti spiegazioni. Così facevo, soffermandomi sulla curiosità, sul mio interesse per la natura della povertà, sulla ricerca della coscienza di sé e sulla mia riluttanza a lasciare il mondo senza averne visto una buona parte. La risposta sincera sarebbe stata troppo breve e scomoda: l'ho fatto perché ne avevo voglia. Il resto è venuto di conseguenza."

 

"L'eredità di Jupiter" è una visione più ampia e completa insomma rispetto a quella esposta nel primo libro, con un occhio di riguardo verso quella che è stata la sfida del rientro: cercare finalmente di fermarsi, abituarsi a una vita sedentaria e crearsi una famiglia. Un passo per niente semplice per un uomo non più abituato a una vita immobile e a un mondo convenzionale. Dopo aver vissuto per anni "on the road" infatti, Ted Simon si racconta in modo più profondo spiegando i motivi del suo graduale distacco dagli standard della vita occidentale e del conseguente avvicinamento alle cose semplici, tra vicende e riflessioni legati a temi di grande peso, come ad esempio il suo rapporto con la violenza e la morte.


Il libro è sostanzialmente un intreccio tra scritti legati ai viaggi e altri legati alla vita al suo ritorno; l'autore racconta molto più di sé soffermandosi a riflettere su come il viaggio l'abbia cambiato radicalmente. Una sorta di resoconto sul "prima" e "dopo", scritto con una prosa scorrevole e lineare che rende piacevole la lettura nonostante la presenza di episodi spesso slegati tra loro.

"L'eredità di Jupiter" è quindi un libro che, con grande consapevolezza e intensità, si rivolge a tutti quelli che concepiscono il viaggio come dimensione fisica e spirituale, proprio come Ted Simon.


"Doveva essere un sentimento forte e smisurato, o per meglio dire una passione, per riuscire a sopravvivere così a lungo e attraverso così tante peripezie. Molte persone ritenevano davvero strano che un uomo di quarantadue anni volesse impegnarsi in un viaggio del genere.

«Non sei un po' troppo vecchio per andartene in giro per il mondo?» mi chiese il giovane dirigente di una radio. Ai suoi occhi e a quelli di altri come lui apparivo un tipo strano. Non avevo neppure una scusa plausibile, il genere di cose che una persona può escogitare quando vuole fare qualcosa di particolare e mantenere comunque la sua rispettabilità. Non ero né un esploratore, né un membro della Royal Geographical Society. Non dovevo testare un prodotto, o girare un film, o battere un record, o "farlo per l'Inghilterra". Non ero neppure un fanatico della motocicletta: prima di allora non ne avevo mai guidata una."

 

Recensione a cura di: Maddalena Candeliere