Sic ci lasciava 5 anni fa. Il ricordo di Nico Cereghini

Sic ci lasciava 5 anni fa. Il ricordo di Nico Cereghini
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Domenica faranno già cinque anni da che Marco Simoncelli se n’è andato...
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
20 ottobre 2016

Domenica faranno già cinque anni da che Marco Simoncelli se n’è andato. Il Sic è morto nella gara di MotoGP, a Sepang, il 23 ottobre del 2011, e lo abbiamo ricordato anche recentemente: la memoria di lui è più viva che mai, e nel suo nome si fanno cose molto belle, come il centro per i ragazzi disabili nel suo paese, Coriano, un’opera imponente che sarà pronta entro due anni.


I 58Boys di Coriano, il gruppo che lo sosteneva in pista e per lui si prodiga oggi, vi invita intorno alle 18.40 nel borgo sulle colline di Riccione: se ancora non lo avete fatto, c’è da visitare il museo nel Palazzo della Cultura, con le moto e i tanti ricordi di Marco, e poi, all’imbrunire, come succede tutte le domeniche, si accenderà la lunga fiamma del Sic, che dura 58 secondi ed è stata voluta soprattutto da Lino Dainese.


Diverse persone, inconsapevoli di quello che Simoncelli ha suscitato cinque anni fa, nel tempo mi hanno chiesto: “Non è eccessivo tutto questo fervore intorno al Sic? Era davvero così forte? Avrebbe vinto il mondiale della MotoGP?”. Chissà dov’era, questa gente, ma io non mi sottraggo e rispondo che il talento era tanto e che Marco avrebbe probabilmente vinto anche in MotoGP, ma non è tanto per quello che ci è rimasto nel cuore. E’ piuttosto per le doti umane che aveva: la sua simpatia, la carica di entusiasmo, la capacità di comunicare gioia e passione. Sapeva toccare le corde più profonde del pubblico, si faceva amare, per moltissimi era proprio uno di famiglia. E poi non bisogna sottovalutare il fatto che l’abbiamo visto morire: per la prima volta nella storia del motociclismo, la morte di un pilota è entrata nelle nostre case in diretta con tutta la sua terribile forza, senza filtri, uno schiaffo in pieno volto, l’angoscia nel cuore. Non era accaduto per Saarinen e Pasolini, né per nessun altro. Lo abbiamo visto mentre scivolava e tentava di resistere in sella, abbiamo visto la sua Honda prendere quella traiettoria assurda e tagliare la pista, abbiamo visto che Edwards e Valentino non potevano evitare di travolgerlo, poi il suo casco integrale che rotolava nell’erba e i riccioli sull’asfalto. E lui che non si muoveva più, e le lacrime nel paddock. Nessuno avrebbe potuto restare indifferente.


Per chi non ricordasse la carriera di Marco, ricordiamo che nel 2002, a quindici anni e mezzo, era già campione europeo della 125, e dal 2003 ha corso stabilmente nel mondiale; del 2004 si ricordano la prima vittoria a Jerez e i tanti errori che tutti i piloti affamati di vittoria immancabilmente fanno, l’anno dopo ancora una vittoria e sei podi, con il quinto posto finale.


Dal 2006 Marco passò in 250 con la Gilera, prima con Rossano Brazzi e poi con Aligi Deganello. La stagione del titolo è quella del 2008: dopo due vittorie consecutive in Italia e Catalogna ricevette finalmente la moto ufficiale, vinse ancora quattro volte, conquistò altri sei podi, fu il campione del mondo. Resterà un altro anno nella quarto di litro, nel 2009 era in corsa fino all’ultimo con sei vittorie, ma campione fu Aoyama. Bello ricordare che quell’anno disputò anche una corsa in SBK con la RSV4 Aprilia ufficiale, una specie di premio: a Imola cadde in gara 1, ma in gara 2 superò clamorosamente il suo compagno di squadra, che era Max Biaggi, e chiuse terzo.


Nella sua prima stagione in MotoGP, con la Honda del team Gresini in coppia con Marco Melandri, fu quarto in Portogallo e ottavo nella classifica finale. Ma si vide subito che andava forte anche nella top class. In quel tragico 2011 aveva conquistato due volte la pole position, a Barcellona e Assen, e a Brno era arrivato il primo podio con il terzo posto. Era già tra i protagonisti assoluti. Dopo tre quarti posti consecutivi, ecco il magnifico secondo posto in Australia a soli due secondi da Stoner, in volata su Dovizioso.


Con quattordici vittorie nel campionato del mondo, Marco è sui libri della FIM a fianco di Johnny Cecotto e Dieter Braun, con un successo in più di Mamola, Kocinski e Ueda. Dal 9 giugno 2012, il circuito internazionale di Misano Adriatico è a lui dedicato.