MotoGP. Dovizioso: "Eccitante giocarsela alla pari con Lorenzo"

Giovanni Zamagni
Andrea, come tutti in Ducati, è molto carico: “Sono nel miglior momento della mia carriera, sono felice di questa sfida con Jorge: lui ha una grande determinazione”. Sul mondiale: “Siamo consci dei limiti della nostra moto, ma se lavoriamo bene, può diventare l’obiettivo. Ci manca davvero poco”
20 gennaio 2017

BORGO PANIGALE – L’arrivo di Jorge Lorenzo sembra aver fatto bene ad Andrea Dovizioso: sicuramente, per Andrea provare a battere Jorge è un grande stimolo e, contemporaneamente, può togliergli pressione.


Allora Dovi, come è stato il primo incontro con Lorenzo?

«Molto tranquillo. Ci conosciamo dal 2001, abbiamo corso uno contro l’altro addirittura in una gara di Europeo. Non siamo mai stati nello stesso box: lui è uno molto tranquillo e riservato. Direi, però, che la cosa bella tra di noi è che c’è rispetto in pista. Poi, per il resto, ognuno fa la sua strada. Non raccontiamoci storie: c’è, da entrambi, apertura e disponibilità, c’è stata a Valencia e ci sarà in Malesia per cercare di migliorare la moto, perché è un vantaggio per tutte e due. Ma come in tutti i team ognuno è il primo avversario dell’altro e, come è normale che sia, si farà di tutto per arrivare davanti al proprio compagno di squadra. L’aspetto positivo per me è che siamo tranquilli: ognuno è focalizzato sulle cose che pensa importanti, ognuno si comporta per come è fatto, ma non intacca il mio lavoro o quando dobbiamo fare delle cose insieme. In questo momento, quindi, la relazione è molto rilassata».


Tra te e Rossi, chi ha il compagno di squadra peggiore, sportivamente parlando, naturalmente?

«Non lo so. Mi aspetto molto da Vinales, credo abbia tutte le carte per giocarsi già il primo anno il mondiale con la Yamaha. Molto dipenderà dalla sua gestione della stagione a livello mentale, soprattutto avendo Valentino come compagno di squadra: questi sono aspetti che non puoi vedere nei test, ma solo nei week end di gara. Nei test ha dimostrato subito di essere particolarmente veloce: mi sorprende, ma fino a un certo punto. Credo che per Rossi non sarà per niente facile, ma non so chi ha il compagno peggiore, perché Jorge è contraddistinto da una grande determinazione. Non è facile battere uno così e lo sa bene anche Valentino avendolo avuto a fianco per tanti anni: per entrambi sarà una sfida difficile, ma eccitante sia per me sia per Rossi».


Dopo la vittoria del 2016 è arrivato il momento di cambiare obiettivi?

«Partiamo indubbiamente con l’obiettivo di poterci giocare il campionato. Più che la vittoria in Malesia, che è stata strepitosa e di grandi emozioni, direi che conta la velocità che abbiamo avuto nelle tre gare extra europee (Giappone, Malesia, Australia, NDA), dove siamo stati costantemente veloci, in condizioni diverse, su piste molto differenti. Vuol dire che possiamo partire con un’ottima base».


Durante la presentazione, si è parlato chiaramente di titolo mondiale: sei d’accordo?

«Io, ma direi noi, siamo consapevoli dei limiti che ancora abbiamo: non mi sento di dire che partiamo con una moto vincente e abbiamo tutte le carte per giocarci il campionato. No. Abbiamo una moto molto competitiva, ma non a posto al 100%. Ci manca davvero poco, ma sappiamo quanto sia difficile migliorare gli ultimi aspetti, in particolare a centro curva, dove la moto deve diventare un po’ più facile da girare Mancando poco, è giusto che pensiamo in grande e che sogniamo in questo momento: del resto, nel 2016 Marquez è partito non con un pacchetto vincente, ma ce l’ha fatta, conquistando il titolo con qualche gara in anticipo. Con questo voglio dire che se anche partiamo con un pacchetto che, in questo momento, prima dei test in Malesia, non è il migliore, possiamo ottenere quello che ci manca. E’ cambiato un po’ il regolamento, ancora non sono stati fatte prove tutti nelle stesse condizioni: non dimentichiamo che nel 2016 avevo lasciato la Malesia, dopo i test, con un 11esimo posto, poi in Qatar mi sono giocato la vittoria. Bisogna lavorare bene, senza preoccuparsi troppo della posizione nei test, anche se, naturalmente, un buon risultato fa bene al morale. L’importante è rimanere calmi e concentrati come abbiamo fatto l’anno scorso, capire cosa sta succedendo nel box».


Hai detto che con Lorenzo c’è più rispetto: questo agevolerà il lavoro dentro al box?

«Non credo. Per come è impostato il lavoro in Ducati, anche se io e Iannone non dialogavamo, si poteva comunque lavorare bene. Certo, un buon rapporto aiuta, ma non fa la differenza».


Cosa può portare Lorenzo alla Ducati?

«E’ un campione, ha vinto dei mondiali, ha fatto grandi cose: quello che colpisce particolarmente è la sua determinazione, un aspetto fondamentale per ottenere risultati. Sicuramente è un valore aggiunto: sono molto contento di combattere contro di lui, mi piace tanto potermela giocare contro di lui».


Cambia molto senza le appendici aereodinamiche?

«Sicuramente bisogno adattare la moto a livello generale di messa a punto, ma la più grande differenza è a livello di sicurezza. Da fuori si fa fatica a capire, ma cambia tanto sotto quell’aspetto: se apri il gas quando sei ancora molto piegato, la moto si impenna molto, cosa che non accadeva con le alette. Bisogna adattarsi, ma non sono preoccupato più di tanto».


Cosa pensi della grande differenza economica che c’è tra te e Lorenzo? Hai paura di essere considerato una seconda guida?

«Sono eccitato dal confronto con Lorenzo: sicuramente sarà difficilissimo, ma mi sento nel miglior momento della mia carriera, sono contento di sfidare Jorge a parità di moto. Credo di poter imparare qualcosa da lui, sono pronto a studiarlo per migliorarmi. E’ chiaro che c’è una grande differenza di stipendio: non credo che rispecchi la differenza che c’è tra noi in pista, ma lui ha vinto tanti titoli e credo sia normale spendere dei soldi per lui. Non ho mai corso per i soldi, ma per i risultati, quindi non ci sono problemi: se nei prossimi due anni otterrò i risultati sperati, può essere che il mio stipendio cambi…».


I vostri avversari dicono che vincerete delle gare, ma vi mancherà costanza di risultati: hanno ragione?

«E’ normale e obiettivo pensarla così se si guarda al passato, ma non significa che non possiamo cambiare quello che è accaduto negli anni precedenti. Ci sta che la pensino così, ma ci sta che noi la pensiamo diversamente, perché vogliamo cambiare la situazione».