La Gibraltar Race vista da chi l'ha corsa

La Gibraltar Race vista da chi l'ha corsa
Il racconto in prima persona di Riccardo Prada che ha corso e concluso la Gibraltar Race, un evento Adventure davvero tosto
30 luglio 2018

Ore 5.00 del mattino e la sveglia è già stanca di avvisarti, inizi la vestizione degna di un cavaliere dello zodiaco e il ticchettio della partenza già ti sorride. Al bivacco c’è laboriosa tensione mista ad eccitazione, chi ritiene sia utile migliorare la messa a punto del proprio destriero, chi invece, pervaso da una strana calma piatta è ancora in tenuta asciugamano-ciabatte e spazzolino da denti, nonostante da li a poco, è il suo turno di “Via”.
Questa poliedricità di colori, intenzioni e spiriti dipingono appieno quanto nella cornice di ogni gibraltarhero. Breve ma ricca colazione e scorgi puntuale lo sguardo di Rino, che degno di un papà ti chiede se tu abbia trascorso un buon riposo e se hai fatto colazione. Fantastico!

Ore 7.20 ed è il tuo turno, sotto al pallone blu gonfiabile la tensione è palpabile, oggi poi la giornata è grigia, fredda e il senso di rigore del clima poco estivo offrono connubio perfetto alla concentrazione; il megafono di Stefano chiama il numero 3, il tuo, ti presenti davanti alla griglia e Valentina, con gli occhi ancora piccoli piccoli di sonno ma già super-operativa ti consegna il trittico necessario; il GPS opportunamente caricato delle tracce da seguire durante la giornata, il fatidico fogliettino riportante le note kilometriche della tappa ed il datalogger, questo dispositivo malefico responsabile lui nel tracciare ogni tua singola mossa, limiti di velocità, pausa per bere, per fare rifornimento e per “cambiare acqua”, la tua acqua.

Claudio, dopo il consueto e rasserenante: <mi raccomando, divertiti e sii prudente> appunta la tua ora di partenza e via, maschera sugli occhi, ingrani la prima e la tua giornata da gibraltarhero inizia, semplice, sorda ed ovattata dentro a quel casco ancora fresco e pulito che indossi da solo 10 minuti.

Il tuo trasferimento inizia, sono quattro giorni che è iniziata la gibraltar race e quel ritmo quotidiano a tratti alienante sta iniziando ad appartenerti, quasi fosse rifugio. Il regolamento, almeno sulla carta ormai ti è chiaro e non resta che cercare di condurre un andamento lineare, possibilmente costante, privo di intoppi insomma.

Su quel fogliettino, ancora dignitoso e pulito tutto risulta leggibile. La tua giornata ha un tempo finestra di 700 minuti, questo vuol dire che tutte le tue prove quotidiane comprensive di trasferimento dovranno completarsi entro e mai oltre 700 minuti dalla tua partenza delle 7.20 del mattino. Entro 700 minuti dovrai essere al bivacco successivo che oggi dista circa 600 Km . Hai quindi 6 prove speciali “off-road” le quali ognuna di esse deve essere completata nel tempo indicato, come la prima prova speciale di oggi, della durata di 40 km da completarsi in 45 minuti.

Il regolamento se pur in apparenza contorto ha la sua logica puntualità, non hai tempo da perdere mai, se sbagli, penalità, se arrivi in ritardo, penalità, se arrivi in anticipo, penalità e se non dovesse bastare anche qualche penalità. Arrivi al tuo start point della prova speciale 1 chiamata appunto SS01 (special session 01). Il tempo cronometro scatta nell’istante in cui valichi il primo WP01 (way point 01) ed entro 45 minuti dovrai arrivare al WP13 (way point 13), questa prova ha quindi 13 bandierine lungo il percorso che dovrai raggiungere o acchiappare stile pokemon Go; dopo poco hai l’impressione di vivere dentro ad un video gioco con tanto di barra della vita che scorre in alto a destra e sulla sinistra la barra energia con la disponibilità di carburante residuo.

Alla partenza insieme a Claudio Giacosa
Alla partenza insieme a Claudio Giacosa

Queste bandierine non sono fisicamente presenti sul percorso, e proprio per questo il tuo occhio digitale, il GPS, sarà un po’ come vedere attraverso una realtà aumentata, lui ti mostra i punti sulla mappa che devi cercare di raggiungere il prima possibile, creando una sequenza logica senza saltarne alcuno, pena, penalità. WP01—WP02—WP03—WP04 e cosi via fino a quando vedi il WP13 davanti a te che ti osserva e ti dice “Finish line”.

Un colpo d’occhio veloce al cronometro della speciale e ti rendi conto che: o sei stato estremamente bravo o ti sei perso qualche bandierina lungo il percorso, mancano due minuti allo scoccare dei 45 minuti imposti e sei prossimo all’arrivo; pertanto, devi necessariamente fermarti ed attendere, perché in una gara di regolarità se passi prima del tempo imposto prendi penalità tante quante ne prenderesti se il tempo in anticipo fosse di ritardo, in poche parole, se arrivi a 43 o a 47 minuti quando il fogliettino ne impone 45, hai comunque preso 2 minuti di penalità.

Ok la prova speciale è andata bene e subito senza perdere tempo imposti sul satellitare la traccia “TO SS 02” trasferimento verso la prova speciale 02.

La strada torna quindi ad essere asfalto o comunque un precorso urbano di facile percorrenza dove hai il tempo di recuperare energia e inizi a fantasticare su che cosa a breve attraverserai, interrogandoti su come stiano andando i tuoi compagni di avventura, nel contempo consumi una barretta energetica, abilmente scartata con il solo ausilio della mano sinistra, unica disponibile, che destreggiandosi tra giacca e laccio del casco riesce a porgere alla bocca quella fresca alternativa alimentare conservata al caldo e ben schiacciata nella giacca della moto; stop al divagare, è arrivato un tornante e la mano sinistra mi serve subito!

SS02 Arrivato vicino allo start della nuova prova ti fermi un secondo e inizi a studiare il percorso, pochi Km da percorrere in un tempo abbastanza dilatato, questo fa capire che il percorso non sarà scorrevole, probabilmente di un grado tecnico molto superiore alla prova precedente e proprio per questo la tua concentrazione non deve venir meno.

Inizi la prova e subito una mulattiera abbastanza ripida ti da il benvenuto, cercando di mantenere un passo costante il tuo bicilindrico anche a bassi giri si arrampica come un trattore, l’africa Twin è così, giri bassi gas puntato e peso del corpo bilanciato, poi la moto farà il resto.

Nei primi giorni la mia guida era molto più accademica e ripensando alle parole di Marcello, mio istruttore, pensavo a tutte quelle regole che la tecnica insegna, amata tecnica; guarda avanti, peso del corpo dietro o avanti, gas puntato, stringi le gambe ecc… Dopo circa 2500 Km di gibraltar race quei valori tecnici è come se si fossero fusi nel sangue e non stai più a guardare cosa devi fare prima e dopo, lo fai e basta, e ti rendi conto di averlo fatto solo quando la situazione di pericolo è rientrata; ecco, questa sensazione mi fa impazzire nel quanto mi ecciti, quando della tecnica ne fai forza ma in modo inconsapevole, metabolizzato, lei è li, ti aiuta ma non continua a millantarti ogni singolo secondo i capisaldi delle regole da rispettare.

In quel momento il connubio tra te e la moto diventa perfetto, sei parte della moto e inizi a capire dove devi andare e dove è meglio che tu non vada, come per esempio quando ti ritrovi a risalire un fiume capendo che in verità la strada giusta era la perfetta parallela al fiume e non il fiume stesso ;-) In quel momento volgi un pensiero a Manuel, che durante tutto il periodo di scouting nei mesi precedenti al raid ha attraversato quei percorsi in solitaria nell’intento di organizzare tutto il tracciato, lo odi e lo ami allo stesso tempo, perché di fondo, non sai mai dove ha voglia di portarti il suo percorso, ma ti stai divertendo troppo per fermarti, comunque lui è li con te, ogni centimetro percorso.

Questa SS02 è faticosa e la navigazione non è facile, non sempre trovi stradine indicate da seguire ed è già la seconda volta che mi ritrovo a dover far inversione di marcia con una moto da 260 Kg che è tanto agile e leggera quando in movimento quanto diventa una mucca che non ha voglia di spostarsi quando ferma in bilico.

Benissimo, sono in una strada cieca, a sinistra un lieve dirupo a destra l’argine boschivo in salita, e la moto va girata, e non si schioda! In quel momento avrei voluto il fotografo Corradini nelle circostanze per immortalare quelle mirabolanti gesta tecniche nel cercare di girare la ragazza, io, con i miei 70 Kg di peso e una moto che sembra un toro di bronzo. Ma alla fine, la perseveranza premia, e dopo due o 3 strattoni ti giri e riparti nel cercare il WP08 che proprio non riesci a raggiungere.

Ad un certo punto ti rendi conto che il tempo scorre veloce e che sei troppo prossimo al tempo proposto, probabilmente questa prova non riuscirai a chiuderla nel tempo stabilito pertanto inizia a pensare a quante penalità ti toccherà pagare questa volta, ma non importa, mica finisce qui.

Dopo qualche volo pindarico riesci a rimetterti in un ritmo costante e terminando la SS02 sei già entrato nella SS03 e nella SS04; sono ormai 400 minuti (3 ore e 40)  che sei alla guida e le uniche due soste godute erano per fare rifornimento alla moto e “cambiar acqua”.

SS04 dopo circa 1 ora di totale desolazione intorno a te, l’unico rumore incessante ad accompagnarti è quel sordo e persistente BRAAAP BRAAAP del termingoni posto alla tua destra, ormai unico interlocutore passivo dei tuoi mille pensieri.

Quello che i tuoi occhi vedono è davvero tanto, un contatto con la natura incredibile, ok, sei alla guida di un motore a scoppio che non esattamente archetipo di ecologia ma quel senso di desolazione mista alla presenza di un percorso solcato da pochi, anzi pochissimi, fanno riflettere molto, e quanto mi emoziona maggiormente è che in verità tu stai affrontando un viaggio nel viaggio; tanti sono i Km percorsi dalle ruote della moto quanti sono i Km percorsi nella tua mente nel metabolizzare attraverso il viaggio anche quel molto ancora appeso che aleggia nella tua testa.

Spesso leggi frasi del tipo (ride free, easy rider), ecco, se la moto non la conosci veramente queste frasi ti sembrano solo ottimi claim pubblicitari per instagram.

Se questi ritmi di viaggio o di gara (a te la scelta, come chiamarli) incessanti e repentini siano effettivamente serrati al limite possibile sta a te deciderlo, sicuro è che se non amministri le tue risorse con ordine non funzioni, e la gibraltar race non la puoi portare a termine, questo è un concetto semplice quanto vero. E’ un’avventura fantastica dove vedi posti magnifici, ma sulla moto ci sei tu, e sei tu l’artefice delle tue scelte, dei tuoi successi e dei tuoi errori.

Mentre vaneggi nei tuoi viaggi onirici, a un tratto scollini sui Carpazi e trovi un velivolo non identificato che con aria minacciosa sta puntando proprio te, ti viene un coccolone e solo dopo realizzi che è il drone di Corradini intento a fotografarti; tra le pietre miliari dell’archivio fotografico dovrebbe anche esserci una foto di me bellamente sdraiato che con nonchalance saluto sorridente il paparazzo.

Nel frattempo, come entrato in una porta dimensionale hai già completato la SS06 e ti manca quindi il solo trasferimento al Bivacco, ma…hurry Up il tempo scorre e mancano solo 30 minuti alla chiusura della tua finestra quotidiana. Il pensiero di arrivare è davvero godereccio, oltre al desiderio di spogliarti il prima possibile da un casco che ormai è diventato parte integrante del tuo cranio, della tuta da power-ranger ormai divenuta indissolubile secondapelle e degli stivali che ormai vivono di vita propria, il pensiero di riposo e di una doccia sono davvero persistenti e il rivedere quei volti che ormai sono diventati la tua seconda famiglia, da un senso di gruppo e unione davvero unico.

L’alchimia che si instaura al campo è maliarda, la potrei ricondurre a quegli innamoramenti di gioventù dove, durante le vacanze estive riuscivi a consolidare rapporti con persone che ti saresti ripromesso con tutte le tue forze di vivere e perpetrare anche una volta tornati a casa ma che, appartenendo ad una dimensione diversa, una volta che la vacanza giungeva al termine portava via con se anche la stragrande maggioranza di questi legami, forse effimeri, forse non totalmente tuoi, lasciandoti quel senso di nostalgia alimentabile solo con una nuova vacanza successiva. Giunto al bivacco: subito ad accoglierti il sorriso di Nicola (motoretto per gli amici) che con la sua satira retorica ti chiede come sia andata la giornata, un clic della macchina fotografica di Lucie e la giornata non è assolutamente finita, al solito pallone Blu che come se non si fosse mai mosso dal mattino riconsegni agli stessi volti amici lasciati 600 km prima il datalogger ed il GPS e subito parcheggi la moto. Trascorsi 5 minuti accademici per il fiato, un colpo d’occhio veloce al telefono dove puntuale come un orologio svizzero Emanuela dello staff netgateadv  (non in secondo piano utile citare che è mia sorella) mi informa sui dettagli del bivacco per il giorno successivo. Ora è comunque necessario far l’inventario dei pezzi rotti o mancanti e pianificare le varie manutenzioni alla moto; oggi nello specifico, solo un cambio gomme ma diamoci una mossa perché tra 1 ora c’è il Briefing e se arrivo in ritardo, penalità, una parola ormai fatta goliardicamente TUA in tutti i sensi.

Trovi la tua cassa trasportata dall’organizzazione grazie a Rocco e Alberto, la apri, prendi gli attrezzi e ti rivolgi alla moto, personalmente dopo un anno di preparazione della mia Africa Twin non ne posso che essere entusiasta, non ha mai avuto mezzo problema durante tutti gli 8000 Km se non un passa-catena accessorio che mi ha tradito facendo cadere la stessa a velocità sostenute scongiurando davvero guai seri. La messa a punto del destriero grazie anche al contributo dei colleghi e sponsor si è dimostrata davvero perfetta.

Evidenti segni di usura e qualche pezzo mancante raccontano la sua giornata senza bisogno di parole, l’integrità strutturale di tutte le sue parti è comunque preservata ed i pochi interventi che devo quindi farle mi garantiranno qualche ora di relax in più. Arriva Edoardo, rilassato con birra a seguito a chiederti un pezzo di filo di ferro per riparare il supporto scarico del suo KTM che ancora una volta ha ceduto; la gibraltar è anche questo, spirito di collaborazione, siamo insieme ed insieme tutti dovremo arrivare a Gibilterra, o almeno l’idea è quella. Gomme montate, catena pulita e ingrassata e la moto è ok, arriva la chiamata, è ora del briefing e ho ancora addosso stivali e tutto il resto, le mie ginocchia chiedono asilo, devo togliermi le ginocchiere ma se inizio a svestirmi non finisco più, ok lo farò dopo.

Al briefing Manuel Lucchese spiega in dettaglio la tappa di domani, tipo di percorsi, sabbia, fango, imprevisti, lui come ogni mattina partirà circa 2 ore prima di noi, il cosiddetto apripista, il pilota zero, un po’ in stile angelo custode che visiona il percorso affinchè ogni pilota lo possa affrontare con sicurezza. Finito l’incontro firmo il foglio presenza, un po’ come timbrare il cartellino che ti congeda dalla giornata operativa. Il telefono vibra ed è William Modanesi di Road Race Raid che ti chiede come è andata la tappa di oggi, in quel momento ti rendi conto di quante persone stiano seguendo le nostre avventure anche in differita, errante e fiero a zonzo per l’Europa ti porti in viaggio anche tutte quelle persone che ti stanno seguendo da casa, famigliari, amici, simpatizzanti, haters ecc

Sono le 20.00, credo, ormai con tutti i cambi di fuso orario l’ora esatta è diventata opinabile e devo ancora, mangiare lavarmi e dare una sistemata a quelle cose che non posso esimere: casco, maschera, stivali.

Via tutto quello che ho addosso e mi getto in doccia. WAAAO, sento la colonna sonora di una nota pubblicità di orologi degli anni novanta, quella dove quel tipo cercava un posto dove “cambiar acqua” e non trovando un bagno sognava cascate, corsi d’acqua, fiumi sulle note di Breathe di Midge Ure. Passano 10 secondi ed ecco che la botta di adrenalina si lava via insieme alle tracce di polvere e fango, sono a pezzi ma vedo riflesso nel vetro della doccia un sorriso che farebbe invidia ad un dodicenne nel giorno di Natale. Guardo poi gli stivali, il casco e la giacca e il sorriso si spegne. Pulizia accurata della maschera e di tutte le sue parti, casco, e ganci degli stivali rotti, ancora?? A quanto pare hanno deciso ogni giorno di riproporre sempre le stesse noie, ok domani nastro americano e via.
Finita la messa a punto degli equipaggiamenti passiamo alla messa a punto dell’omino sulla moto, creme, cerotti sulle varie escoriazioni e parti del corpo che ti chiedono pietà. Finalmente ho finito il tagliando e soddisfatto appoggio la testa sul cuscino o di quello che in quel momento ho adibito a tale, e nulla, sono le 23.45 pm e alle 5.20 sveglia perchè inizia un nuovo giorno da Gibraltar Hero!

Buona notte, ci vediamo domani per una nuova dose di kilometri e adrenalina

Riccardo Prada

Foto di Alessio Corradini e Lucie Olachova

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