Quattro Royal Enfield all'Agnellotreffen

Quattro Royal Enfield all'Agnellotreffen
Guidate da altrettanti amici, sono andate da Milano al celebre raduno invernale di Pontechianale. Per dormirci in tenda. Il racconto di questo singolare viaggio
6 febbraio 2018

Come in ogni viaggio che si rispetti, l'ora e mezza di ritardo è d'obbligo. Sono le 8 passate, e noi siamo in partenza per la 5a edizione dell'Agnellotreffen, per la prima volta. Pieni di curiosità e perplessità, ma anche di consigli raccolti da persone ben più navigate di noi e... decisamente carichi come muli.
Direzione Pontechianale. Ci mettiamo in marcia da Milano con la pioggia, un meteo poco invitante in previsione dei 250 chilometri che ci aspettano, ma siccome è un mese che progettiamo la mattata, non vediamo l'ora di arrivare.
Durante i viaggi in moto si ha un sacco di tempo per pensare e sognare, tra paesaggi e climi costantemente diversi: noi non sappiamo cosa ci aspetti realmente all'arrivo. Così iniziamo a fantasticare sperando che il tempo migliori.
Passato il casello di Asti si apre un sipario incredibile e del tutto inaspettato: finalmente il sole! La giornata inizia nettamente a prendere una piega migliore, così decidiamo che la tappa precedente al nostro arrivo in Valle Varaita deve assolutamente essere la città di Bra, patria della salsiccia. Al primo benzinaio troviamo un'auto della Guardia di Finanza, e chi meglio di loro per consigliare il miglior macellaio della zona? Quindi ci facciamo scortare fino al negozio, dove faremo il carico di viveri per la cena.

Ci rimettiamo in carreggiata, rimanendo piacevolmente stupiti dall'accurata pulizia delle strade: dobbiamo arrivare in fretta per sfruttare la luce solare necessaria all'organizzazione del bivacco. Lungo il tragitto si percepisce già un'aria di fratellanza, stima e condivisione tra i motociclisti che salgono o scendono lungo la valle: non si perde occasione per un saluto al volo con un piede o due dita svolazzanti, in segno di “respect”!
Manca un'ora abbondante prima di arrivare al Comune di Casteldefino, 5 chilometri a valle, dove il sindaco Alberto Anello ci consegnerà il passaporto della Repubblica degli Escarton, per poter accedere al motoraduno invernale più alto d'Italia.

Arrivati al Municipio ci troviamo avvolti dal calore delle persone. Il sindaco, gentilissimo, ci invita a una cena organizzata per la sera stessa, che purtroppo siamo costretti a disertare per poter vivere a pieno e all'aria aperta il vero fulcro dell'evento. Una lunga fila per il ritiro del documento speciale che dà accesso alla manifestazione e offre innumerevoli agevolazioni, sfruttabili ogni qual volta si vorrà tornare sul territorio.  Nel lontano 1343, questo luogo univa gli attuali comuni di Casteldelfino, Bellino e Pontechianale in un'unica località, dove per secoli i cittadini potevano ritenersi liberi di autogovernarsi: da qui la definizione di “Hommes Libres”. Insomma, ora anche noi possiamo definirci degli uomini liberi... di raggiungere l'Agnellotreffen!

Ecco in lontananza la nostra destinazione! Dobbiamo assolutamente portarci a casa la foto di rito sotto il gonfiabile di apertura dell'evento. Ultimiamo l’iscrizione e riceviamo i gadget personalizzati: toppa, adesivo e tazza dell'evento.
Non ci manca davvero più niente, dobbiamo solo prendere le nostre quattro Royal Enfield e portarle giù in fossa. Appena scendiamo lo scenario è davvero suggestivo: catapultati in una città indipendente, su di un lago completamente ghiacciato si estendono diversi e molteplici accampamenti di impavidi e irriducibili frequentatori di motoraduni invernali in condizioni estreme.

 

 

Tutti si dimostrano subito molto disponibili ad aiutare i novelli partecipanti nell'insediamento al campo base: i più navigati lo vedono lontano un miglio che sei un pivello nell'ambiente, e con estrema semplicità e affetto ti mettono a disposizione la propria esperienza per una permanenza a regola d'arte.
È primo pomeriggio, e le ore a nostra disposizione sono davvero poche, così ci mettiamo subito alla ricerca della nostra area di pernotto: i posti migliori se li sono già aggiudicati i più esperti, che in alcuni casi sono arrivati addirittura nei giorni precedenti.
A noi sarà rimasto poco e niente. Invece ecco qui la nostra oasi felice, troviamo un posto sotto un pino, vicino a delle casette di legno che ci ripareranno almeno parzialmente dalle intemperie. Vicino al campo vendono legna per accendere il fuoco e paglia per isolare il terreno ghiacciato dalla tenda. Ci mettiamo all'opera e in meno di mezz'ora creiamo il nostro rifugio per la notte.

Quel che ci resta da fare è andare a esplorare le altre realtà, e qui si scopre di tutto. Ognuno si è organizzato al meglio in base alla propria saggezza: ci sono quelli che tirano in piedi un vero e proprio accampamento militare, ma c'è anche chi, probabilmente, non ha dimenticato anche il sacco a pelo. Caffettiere, carne appesa fuori dalle tende, veri e propri falò più vicini a dei camini, e poi c'è un igloo. Qualcuno probabilmente non arriverà a sera sobrio, avendo iniziato a bere alcolici alle 9 del mattino senza più smettere. Ad altri basta il calore del fuoco con gli amici per sentirsi a casa. nL’aspetto curioso è capire in quanti anni siano riusciti ad affinare le tecniche di sopravvivenza più disparate e geniali. Molti anche i biker stranieri presenti al raduno: da quelli in sidecar d'epoca provenienti da Londra a persone dall'Austria, Croazia, Spagna, Francia e altrove...
Il vincitore del premio per il partecipante arrivato da più lontano è senz'altro Manuel Moreno Morillo da Siviglia. Non ci sono limiti di distanza, né tanto meno di esperienza, per partecipare a un raduno invernale come questo.

Sono le 18,15 e qui sembra già l'una di notte: buio pesto, e le costine già sulla brace per essere divorate. Quando ci si rende conto dell'orario falsato percepito, inizi a pensare che qualcosa ti stia sfuggendo. Pare tardi, ma in realtà siamo ancora in primissima serata.

 

 

Le persone iniziano ad invitarci per cena, ma non sappiamo proprio rinunciare alle salsicce che ci attendono in tenda. La gente ha un atteggiamento davvero disponibile e familiare, il clima che si respira è davvero seducente. La temperatura inizia a scendere, ma siamo talmente riscaldati dall'atmosfera che ci circonda che nemmeno si fa caso al freddo che incombe.
Andiamo verso la nostra dimora e ci distribuiamo i compiti senza nemmeno parlare: uno scava la fossa per il fuoco, l'altro si occupa della brace, l'altro della cena e l'ultimo di distribuire in maniera omogenea gli scaldini chimici dentro i sacchi a pelo in previsione della notte gelida. Qualcuno viaggia d'esperienza, altri si fanno condurre, ma l'importante è che tutti siano operativi e collaborativi.

Mentre addentiamo senza alcun ritegno la nostra carne cotta a puntino, ci vengono a trovare Andrea, Nino e Sergio, tre nostri nuovi amici con una bottigliaia di grappa da condividere, proprio come se li avessimo invitati noi. Ma è stupendo! Siamo appena arrivati e abbiamo già un sacco di amici. Passiamo tutta la serata insieme intorno al falò tra storie di fantasmi, confidenze tra sconosciuti, grappe, amari, salsicce e tantissime risate.
Iniziamo a essere leggermente stanchi, ma non riusciamo a rinunciare a questa travolgente compagnia che ha creato una condizione perfetta vivere per un raduno indimenticabile. Il peso della giornata, però, inizia davvero a farsi sentire, il livello alcolemico è arrivato al giusto compromesso, e avendo già consumato anche la tisana della buonanotte, arriva proprio il momento di andare a coricarci.

Con gran coraggio ci togliamo giacca, pantalone e stivali che tanto ci hanno protetti durante il giorno, per infilarci nel sacco a pelo già caldo solo con l'intimo termico. Contro ogni previsione, dormiamo come ghiri fino al mattino: gli scaldini chimici fanno decisamente il loro mestiere.
Al risveglio, l'unica cosa che ti verrebbe da fare è trascinarti fuori dalla tenda saltellando come un bruco da dentro il sacco: invece, sorpresa delle sorprese, apri la tenda e fuori il sipario è sconvolgente, sole alto e caldo, paesaggio innevato, moto in pole position e una leggera fumata del focolaio che qualcuno di noi si è già prestato ad accendere. Un paradiso di sentimenti.

 

 

Laggiù si intravede la preparazione della gara dei Ciao su pista ghiacciata organizzata da Moto Ride Experience, che non ha davvero lasciato nulla al caso. Ci invitano a partecipare, sapendo che sarebbe il nostro pane, ma ci tocca rinunciare precauzionalmente con nostro immenso dispiacere, perché la giornata prevede ancora altri 250 chilometri in sella per il ritorno. Insomma, in altre parole, le ossa ci servivano ancora tutte intere per poter tornare a casa.
Non rinunciamo, però, a un salto verso il Passo dell'Agnello. D'obbligo.

E' il momento di tornare, più carichi di quando siamo partiti, ma non di borse, quanto di bagagli personali.
Sono esperienze che a raccontarle non rendono l'idea quanto viverle, certe cose non puoi nemmeno immaginare quanto possano riempirti il cuore e la mente. I ragazzi, partiti diffidenti, sono tornati solo con la voglia di ripartire, e perché no, magari organizzando la prossima spedizione.
Dicono che i raduni invernali, dopo il primo, diventino una droga e noi ne siamo l'esempio lampante.

 

 

Lorena, 'Teppistasupista' – HIMALAYAN “Onorata di aver portato per la prima volta questa al motoraduno più alto d'Italia. Assolutamente un giusto compromesso tra una moto da fuoristrada e una stradale, leggera ed agile. Intuitiva. Altezza e posizione di guida perfetti per qualsiasi statura. Consumi minimi. Quale sarà la nostra prossima impresa?”

Sami, 'Sultan of Sprint'- CONTINENTAL GT “Seppur un monocilindrico 500, mi sono davvero divertito. Stile retrò da vera cafe-racer, con una posizione di guida sportiva per niente affaticante. Assetto rigido, molto agile. Credo sia un'ottima moto per neofiti e 'professionisti' che non cercano grandi prestazioni. Ben equilibrata. Ad essere sinceri, sarei davvero curioso di provarla in pista..”

Ilaria, 'Pistaiola' - BULLET “..dalla moda milanese al gelo del Colle dell'Agnello è stato davvero allettante. Quando dicono 'pochi ma buoni' forse si riferivano ai cavalli della Royal Enfield?! Leggera e agile, non si è tirata indietro nemmeno davanti alla neve.”

Alessandro, 'Motociclista da cocktail' – BULLET CLASSIC “ Romanticamente fedele alle sue tradizioni tecniche. Una linea affascinante, ha la capacità di trasportarti in un'altra epoca. La giusta compagna con cui girare il mondo senza fretta, solo con il gusto di prendersi il giusto tempo per godersi il viaggio. Docile, mai scorbutica. Maneggevole con una posizione di guida rilassante. Decisamente incline alle mie esigenze.”

I nostri ringraziamenti speciali vanno a: Moto Ride Experience per l'idea vincente e l'organizzazione impeccabile, ad Alberto Anello Sindaco di Casteldelfino per l'accoglienza e disponibilità dimostrataci sotto ogni frangente, Royal Enfield che ci ha permesso di vivere un'esperienza unica nel suo genere e di averci dato l'opportunità di svezzare l'Himalayan, novità 2018 e di sfidare la Bullet, Classic e Continental GT. Caberg Helmets per farci viaggiare sempre in totale sicurezza con uno stile unico, Clover per l'abbigliamento tecnico e inconfondibile nel suo genere che ci ha garantiti protezione e carattere. TCX per le calzature sempre pratiche ed adeguate in ogni situazione e come non dimenticare Tucano Urbano che con i suoi accessori moto (termo scudi e muffole) ci ha assicurato un viaggio davvero in prima classe.

Testo di Lorena Bega
Foto di Cristina Pertile

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