Nico Cereghini: "E’ la passione che ci farà risorgere"

Nico Cereghini: "E’ la passione che ci farà risorgere"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Un compleanno, una bella storia e le brutte notizie che arrivano da Alessia Polita. Alla fine un solo comune denominatore: la passione che è ancora tutta da giocare | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
18 giugno 2013

Punti chiave


Ciao a tutti! Fine settimana triste e grigio, brutte notizie dalla parte di Alessia Polita, e niente di particolarmente bello dalle corse, a parte il solito Cairoli che ha infiammato Maggiora. L’immenso Tony ci salva quasi tutte le domeniche. Aspetto che ad Alessia capiti un miracolo, prendo tempo e intanto, per distrarmi, leggo che l’Alpinestars compie cinquant’anni. La prima sensazione è di essere un po’ datato anch’io, che la frequento da quaranta; ma poi ci ripenso: non è vecchia l’Alpinestars, che anzi è un’azienda modernissima, e sono ancora vivace anch’io, un po’ saggio e un po’ no come tutti i motociclisti che conosco.

Sta di fatto che andai per la prima volta a Costa di Maser nel novembre del 1973
. In quegli anni lavoravo al quindicinale artigianale “Il Pilota Moto”, che mi aveva dato lo sprint che mancava a Motociclismo, e lì a seguire il motocross c’era Teresa Stuto, una ragazza veneta trapiantata a Milano con una gran treccia arrotolata sulla testa. Piena di passione, Teresa mi disse che Sante Mazzarolo, il numero uno degli stivali da cross, era pronto a produrre anche il primo paio di stivaletti da velocità, e che un pilota-giornalista poteva fare al caso suo. Per farla breve, mi presentai dal boss con la Stuto e una proposta precisa: farò il campionato junior classe 250 con una Suzuki bicilindrica tutta Alpinestars, la ditta mi finanzia con un milione di lire, se vinco va bene e se perdo restituisco tutto.

Mazzarolo era un gran signore: feci subito due vittorie nelle selezioni, poi due secondi posti nelle finali, poi un gran volo alla prima curva nella gara decisiva, e quando mi presentai per rendere il milione fui graziato: il secondo posto bastò. Da allora nacque un bel rapporto di amicizia, che ancora continua con il figlio Gabriele.
Che bello che era il Veneto, in quegli anni Settanta. Era la mia seconda patria: la Moto Laverda che faceva moto bellissime per la strada e la pista, salivo a cena da Massimo Laverda e tornavo alle tre di notte rischiando di addormentarmi in autostrada sulla mia SF 750. Poi Lino Dainese con le sue tute, Renato Dalla Grana e la Spidi con i guanti, appunto l’Alpinestars di Sante Mazzarolo con gli stivali. Tutti veri leader, degli apripista, dei grandi precursori; con tanto entusiasmo, voglia di innovare e di fare, crescite rapidissime. E ancora tanti altri marchi storici come RG o Sidi, perché in quella fase, e ancora di più negli anni successivi, il Veneto fu trainante per tutta l’economia del Paese: il famoso miracolo del Nord Est.

E voglio pensare positivo, per Alessia e per tutti noi. Sì, le batoste arrivano e fanno molto male, oggi si fatica a sorridere guardando al futuro. Dobbiamo trovare le risorse per recuperare le posizioni. Non è una questione soltanto economica, è soprattutto una questione di energia. La passione ci ha fatto crescere e da qui dobbiamo ripartire: la passione è ancora tutta da giocare. Quella dei veneti, quella di Tony Cairoli e quella della famiglia Polita, alla quale va tutto il nostro affetto.