I contraccolpi etici e ambientali della mobilità elettrica

I contraccolpi etici e ambientali della mobilità elettrica
Marco Berti Quattrini
Zero emissioni non significa impatto zero. L'industria dei veicoli elettrici deve fare i conti anche con le risorse del pianeta e con il rispetto delle persone coinvolte nel processo di produzione
8 gennaio 2021

La svolta green dell'intero pianeta e l'adozione di mezzi di trasporto a zero emissioni è sicuramente la scelta giusta e imprescindibile per la soravvivenza del nostro pianeta. Ma questo non significa che sia priva di lati negativi. Molti contestano ad esempio che per funzionare le auto e le moto elettriche hanno bisogno di energia prodotta - in moti casi - da fonti non rinnovabili. Di anno in anno però con il diffondersi della mobilità elettrica si diffonde di pari passo anche lo sviluppo delle fonti rinnovabili e si va verso una risoluzione di questo problema.

 
Una questione che invece per ora non ha ancora trovato soluzioni valide è quello dell'approvvigionamento di materie prime necessarie a sostenere la filiera produttiva dello "zero emissioni". Batterie e cablaggi in particolare richiedono minerali che spesso sono estratti nelle zone meno sviluppate del pianeta. 
 
Secondo uno studio del The Guardian nei prossimi anni l'enorme incremento della richiesta di metalli come litio e cobalto per la produzione di batterie avranno un grosso contraccolpo sull'ambiente. 
 

"Il passaggio a zero emissioni creerà nuovi stress sul nostro pianeta, almeno a breve termine", ha affermato il prof. Richard Herrington, capo delle scienze della terra al Natural History Museum di Londra. "Dovremo imparare a considerare i profitti e le perdite per quanto riguarda gli ecosistemi proprio come facciamo ora quando consideriamo le questioni economiche".

 
L'estrazione e la lavorazione dei metalli devono essere regolamentate per rendere etica ed ecologica dall'origine la produzione dei veicoli del futuro, in modo che siano a impatto zero anche prima di essere messe in moto. Nel caso del cobalto, per esempio, il 60% della fornitura mondiale proviene dalla Repubblica Democratica del Congo, dove - come denunciato da Amnesty International - un gran numero di miniere utilizza bambini anche di sette anni come minatori.
Anche l'estrazione del Litio è ad oggi altrettanto critica. I maggiori giacimenti si trovano nel cosiddetto "Triangolo del Litio" in una zona tra composto da Cile, Argentina e Bolivia. Qui le acque provenienti da falde acquifere profonde vengono pompate per aiutare l'estrazione del metallo. Questo processo di estrazione è responsabile dell'abbassamento dei livelli delle acque sotterranee e di un'accelerazione nella desertificazione della zona.
 
Questi sono solo due esempi legati a metalli rari e utilizzati in maniera specifica nella produzione delle batterie, ma più in generale una diffusa elettrificazione deve essere accompagnata da una gestione più ragionata delle risorse. Infatti anche la richiesta di metalli più comuni registrerà una decisa impennata. Il rame ad esempio oltre ai cablaggi dei veicoli, servirà a costruire i cavi che collegheranno parchi eolici o solari alle grandi città.
 
Si stima che entro il 2050 la richiesta di rame crescerà del 300%. Una cifra insostenibile.
 
Insomma, l'elettrificazione della mobilità ha compiuto un solo passo, ma sono già ben chiari gli ostacoli che troverà nel suo cammino. Ora si guarda al futuro cercando le più disparate soluzioni. Dalle più faraoniche(come l'estrazione mineraria dal fondo degli oceani) alle più innovative. La scienza è infatti alla continua ricerca di nuovi materiali per evolvere a 360° le tecnologie. Se fino a qualche anno fa la sperimentazione puntava a ottenere i massimi risultati in termini di efficienza con il minor costo economico, ora sulla bilancia c'è anche quanto sia eticamente ed ecologicamente oneroso lo sfruttamento dei un determinato materiale. La strada è quella giusta, ma bisognerà fare attenzione a non commettere passi falsi nel percorrerla.