Libri per motociclisti: "The rugged road"

Libri per motociclisti: "The rugged road"
Due donne e una moto, da Londra a Città del Capo. Un viaggio indimenticabile, un'avventura letteraria
16 aprile 2015

"Quando vidi per la prima volta una motocicletta, ricevetti un messaggio da lei. Fu come una scossa, come quando scoppiamo in lacrime ascoltando una canzone o restiamo rapiti di fronte a un dipinto. Il motociclismo è per me il mezzo per raggiungere tutto ciò che c'è di significativo nella vita. È un'arte."

È il racconto di un'impresa leggendaria quello che stiamo per consigliarvi. L’11 dicembre 1934, Theresa Wallach e Florence Blenkiron partirono da Londra a bordo di una monocilindrica Panther Redwing Model 100 alla volta dell’Africa, più precisamente di Città del Capo, dove vivevano alcuni parenti di Florence Blenkiron. Questa straordinaria storia è raccontata nel libro di Theresa Wallach: "The rugged road. Due donne e una moto, da Londra a Città del Capo" (Castelvecchi Editore).

"Se non hai intenzione di diventare uguale agli altri, devi avere il coraggio di andare avanti da solo. Non puoi andare avanti e portare il mondo con te. Se il vostro ambiente vi trattiene, dovete lasciarvelo alle spalle."

In quelli che erano gli anni dell'ascesa del femminismo e della rivendicazione dei propri diritti da parte delle donne, la motociclista Theresa Wallach vinse la Women's Road Race di Brooklands, dove conobbe Florence Blenkiron. Theresa, motociclista provetta e femminista convinta, era figlia di un grande viaggiatore e appassionata di ingegneria. Florence, invece, di indole solitaria, fu la prima donna a superare le 100miglia orarie in moto nel 1933. Dal loro incontro nacque una grande avventura.

 

Le due ragazze, poco più che ventenni, decisero di attraversare l'Africa su due ruote e si trovarono così a dover fronteggiare un viaggio mai compiuto prima. L’itinerario attraversò la Francia, l’Algeria, la Nigeria, il Ciad, l’Ubangi Shari (Repubblica Centrafricana), il Congo, lo Zaire, l’Uganda, il Kenya, il Tanganica (Tanzania), la Rhodesia Settentrionale (Zambia), la Rhodesia Meridionale (Zimbabwe) e il Sudafrica. Un'impresa rischiosa che sembrava quasi impossibile anche per due uomini fu portata a termine dalle due donne quasi sette mesi e dodicimila chilometri più tardi, il 29 luglio 1935, dopo aver attraversato il continente africano, sfidando mesi di caldo, mancanza d'acqua, incontri con animali feroci, problemi meccanici, la stagione delle piogge e perfino la malaria.


La loro amicizia non resse però al viaggio e Florence ritornò da sola con una nuova moto. Dopo una serie di viaggi decise di trasferirsi a Bombay e poi tornò in Inghilterra con suo marito, dove morì nel 1991. Theresa invece si trasferì a Chicago, dove aprì una concessionaria di moto, e successivamente a Phoenix, dove fondò una scuola di guida. Morì nel 1999.

"Non so a cosa stesse pensando Blenk lungo quel triste tratto di strada che ci portava a Città del Capo. Io ebbi tempo per pensare a quanto il motociclismo fosse importante nella mia vita, a quanto contasse la fratellanza fra motociclisti e a come avevo incontrato un'altra donna, Florence Blenkiron, con le mie stesse idee. Sì, alcuni ritengono che la moto sia un rischio. Certo guidandola si cade, ma come si cade a piedi, da cavallo o dalla bicicletta, spesso per errore o disattenzione. La moto è un mezzo sicuro e utile, economico e piacevole da possedere, e pensarla in maniera diversa è folle quanto dubitare dell'utilità di un muro di mattoni. Un giorno, pensai fra me e me, avrei aperto un'accademia di guida e avrei studiato le tecniche della guida motociclistica."

La loro storia è quindi raccontata in un volume che è ormai universalmente riconosciuto tra i libri capitali nella storia della letteratura motociclistica: un diario appassionante e un dogma per i motociclisti di tutto il mondo. "The Rugged Road" è la cronaca di un sensazionale viaggio in moto compiuto ottant'anni fa contro ogni pregiudizio e scetticismo. Una storia al limite del possibile, un cardine per tutti gli appassionati di moto, uomini o donne che siano.

 

 


Recensione a cura di: Maddalena Candeliere