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Ciao a tutti! Che belle gare ad Aragon, che piacere nel ritrovare Romano Fenati in palla e deciso a vincere; da diciannovesimo a primo non si vede tanto spesso... E poi anche Lorenzo, attardato nelle prove quasi come Fenati, protagonista di una corsa eccezionale. Il successo di Jorge mi ha davvero entusiasmato. Certo, tutta la gara della MotoGP è stata avvincente come un thriller, un'emozione senza fine. Colpi di scena a raffica a cominciare dallo sfortunatissimo volo di Iannone, con tanti rischi per via delle mutevoli condizioni dell'asfalto, e troppe cadute. Prima puntavo su Valentino, che nonostante le prove tormentate pareva a postissimo e carico a mille: attaccava, sbagliava, perdeva il contatto e tornava sotto di nuovo. Ho pensato: oggi Pedrosa se lo mangia, poi se la vede con Lorenzo e magari anche con Marquez e replica Misano. Al quarto giro il brutto volo: pura sfortuna, si ritrova nel posto sbagliato al momento sbagliato. Sono momenti di tensione, perché la botta è forte, le conseguenze grazie al cielo limitate.
A quel punto poteva vincere Marquez, o Pedrosa, oppure Lorenzo. O addirittura Andrea Dovizioso, che al diciassettesimo giro stava tornando sotto ai primi. La corsa più incerta dell'anno.
Marquez, e anche Pedrosa, avrebbero dovuto rientrare prima e cambiare la moto? Certo, ma è facile indovinarla dopo la bandiera a scacchi. A dire la verità, al ventesimo passaggio la squadra del 93 era convinta che Marc rientrasse. Lorenzo lo aveva fatto il giro prima, Espargaro due giri prima addirittura, la pioggia aumentava, e quando il loro pilota è passato sparato ho visto qualche gesto di disappunto, qualche meccanico già presagiva come sarebbe andata a finire. Però mancavano solo quattro giri, e si può benissimo capire cosa passava nella testa di Marquez: se rientro perdo minimo trenta secondi, me la gioco meglio se resto fuori. E tutto considerato, se la pioggia non avesse esagerato, avrebbe vinto lui.
Si può benissimo capire cosa passava nella testa di Marquez: se rientro perdo minimo trenta secondi, me la gioco meglio se resto fuori
Ma proprio per questa stessa ragione Jorge Lorenzo è stato grande. La decisione di rientrare era difficile da prendere e il muretto non poteva in nessun modo aiutare, spetta al pilota valutare le condizioni della pista. Il 99 ha tirato fuori carattere e personalità. Ha ragionato bene e in fretta. Ha avuto anche fortuna, quella ci vuole. Ha capito che più forte di così con la pista umida non avrebbe potuto spingere, ha valutato che l’azzardo fosse quello di chi insisteva a star fuori con le slick, non ha avuto paura di perdere. Perché è chiaro che se la pioggia fosse cessata lui sarebbe arrivato molto indietro. “Roba d'altri tempi”, mi sono detto, ma subito dopo mi sono chiesto: perché d'altri tempi? Ci ho messo un po' a capire: ho fatto in tempo a vedere il rientro di Jorge a quasi 24 secondi da Marc, le cadute di Pedrosa prima e di Marquez poi, e la volata micidiale tra Aleix Espargaro e Cal Crutchlow per il secondo posto...
Perché d'altri tempi? Per i distacchi più netti? No, perché da troppo tempo il pilota non è più protagonista assoluto delle sue imprese. Tra strategie, pneumatici, regolamenti, elettronica e compagnia bella, ogni vittoria galleggia nella nebbia. Quanto conta la moto e quanto il pilota, ci si chiede sempre. E questa è stata una di quelle poche volte in cui la risposta è chiara per tutti: è il pilota che conta, è stato Lorenzo a costruirsi la sua grande rivincita di Aragon.