Ducati: è crisi nera

Ducati: è crisi nera
Giovanni Zamagni
Dovizioso sesto a 14”058, Lorenzo nono a 17”979: pur stando attenti a non emettere giudizi troppo pesanti dopo solo tre GP, non si possono negare le difficoltà. «Siamo tornati ai livelli del 2015, e non c’è un piano per il futuro» dice Andrea. Jorge professa ottimismo: «Stiamo migliorando». Intanto anche l’AD Domenicali sta perdendo la pazienza
24 aprile 2017

AUSTIN – Pur stando ben attenti a non emettere giudizi definitivi dopo solo tre GP, non si può nascondere la realtà: la Ducati è in grandissima difficoltà, la situazione è molto peggiore del 2016, quando, pur tra alti e bassi ed errori, i due piloti, Andrea Dovizioso e Andrea Iannone, erano più o meno sempre protagonisti. Magari non assieme, anzi, spesso si alternavano, ma a parte qualche eccezione c’era spesso una Desmosedici davanti. Tanto per rimanere al GP delle Americhe, nella passata stagione Iannone aveva conquistato il podio chiudendo a 10”947 da Márquez, con Dovizioso nelle prime posizioni quando venne steso da Pedrosa. Quest’anno la migliore Ducati al traguardo è stata quella di Dovizioso, sesto a 14”058, mentre Jorge Lorenzo ha chiuso nono a 17”979, entrambi mai protagonisti, né in prova né in gara. Come dire, un disastro. «Sicuramente rispetto alle aspettative e a quanto fatto qui in passato è stato un GP deludente, ma già venerdì e sabato avevamo capito che questo sarebbe stato il nostro potenziale. Nel 2016 noi avevamo avuto meno problemi di altri sulla gomma anteriore: speravo accadesse anche quest’anno, e per questo ero più fiducioso dopo le qualifiche, ma è andata in modo differente», spiega Dovizioso. E’ difficile nascondere la delusione. «Conosco pregi e difetti di questa moto, ma dopo l’inverno mi aspettavo di essere più competitivo: queste difficoltà sono come una doccia fredda».


«MANCA UN PIANO DI LAVORO»

Andrea è amareggiato (eufemismo), preoccupato, frustrato, anche se, come sempre, cerca di fare buon viso a cattivo gioco. «E’ chiaro che sono il primo ad essere arrabbiato, sono il primo a conoscere i limiti della moto, sono il primo a non essere contento, ma non diciamo che è un disastro: bisogna lavorare con calma, ragionare su cosa fare» prova a spiegare. Dentro di sé è un vulcano e il futuro, teoricamente, può essere solo peggiore, perché adesso arrivano piste da sempre complicate per le DesmosediciGP. «Non siamo dove vorremmo essere, siamo tornati al 2015» dice prima di sferrare l’attacco. «Purtroppo, bisogna mettersi a tavolino e parlare del futuro: questa non è la moto per giocarsi il titolo. Per fare certi cambiamenti ci vuole tempo, ma non c’è un piano preciso: come sempre non c’è un problema particolarmente grave da risolvere, ma vanno valutati tutti gli aspetti» afferma composto, ma con durezza.


JORGE LORENZO NONO A 17”979

Dall’altra parte del box si sottolineano i passi avanti fatti in questo GP, sia in prova (Lorenzo sesto e prima Ducati sullo schieramento), sia in gara, ma Jorge rimane lontano e in difficoltà: 18 secondi in 21 giri sono un abisso da colmare. Lo spagnolo, però, prova a essere ottimista. «Sicuramente la posizione non è soddisfacente, ma rispetto al Qatar e all’Argentina il passo in avanti è evidente, abbiamo tenuto un ritmo migliore, e solo nel finale i miei tempi si sono alzati parecchio per un problema con l’anteriore. Ma siamo più vicini, le sensazioni sono migliori» dice Lorenzo. Chissà quanto è convinto o quanto lo dice perché “obbligato”: è vero, rispetto al Qatar è andata un po’ meglio, ma Jorge continua ad apparire in grande difficoltà. Un giro con la gomma morbida lo riesce a fare, ma il pilota che ha fatto della percorrenza in curva il suo punto di forza è inevitabilmente penalizzato da una moto che ha proprio nella percorrenza di curva il suo punto debole. Lorenzo predica pazienza: non può fare altro: «Sarò sempre più veloce con questa moto, arriveremo a essere competitivi». Chissà quando, però, e anche l’amministratore delegato Claudio Domenicali comincia a innervosirsi («Non sono queste le posizioni alle quali ambivamo» aveva dichiarato dopo le libere di venerdì): la situazione è critica, non lo si può negare...