Slowriding Europe 2013: sfida al Grossglockner con la LML Star 150

Slowriding Europe 2013: sfida al Grossglockner con la LML Star 150
Il viaggio era stato pensato per un mezzo diverso, per il Transalp che da un annetto languiva in box, usato solo per brevi circuiti domenicali, mentre i grandi tour venivano affrontati, con lo spirito della sfida, dalla nostra piccola grande Star LML 150, ma...
3 settembre 2013


Per quest’anno avevamo in mente un viaggio sul nostro mezzo più potente, coronando il percorso con la mitica traversata del Grossglockner, il “grosso campanaro” austriaco. Ma il destino ci ha messo lo zampino: a maggio Sandro ha un incidente col Transalp, poco lontano da casa. Niente di grave, per fortuna, ma la moto è da rottamare. La vacanza da rimandare. Semplicemente non si può più fare. Poi i mesi passano, le ferite guariscono e con la salute torna la voglia di andare. Ma come? Dove? Con che mezzo? E, guardandola, decidiamo che ancora una volta sarà lei, la Star a farci da cavalcatura. Una vacanza ridimensionata, come costi e come tempi (solo 4 giorni), ma la meta resta la stessa : il Grossglockner.

GIORNO 1: Paderno d’Adda (LC) – Madonna di Campiglio – Passo della Mendola - Bolzano - Maranza (BZ) - Km 348


Partiamo un martedì mattina di agosto, alle 7.45, temendo il caldo africano incombente. Alle 9.30 siamo già a Iseo, raggiunta per le provinciali della Bergamasca. Lasciamo quasi subito la pianura per infilarci tra i vigneti di Franciacorta e salire verso nord per strade secondarie. Attraversiamo le valli del bresciano, tra industrie manifatturiere e fabbriche di armi. Per pranzo compriamo acqua, panini al salame (nostrano) e uva in una cooperativa e ci sediamo in un piccolo parco a bordo strada. Fa caldo anche qui, fra le Prealpi del bresciano, nonostante la frescura di un torrente. Saliamo ancora, siamo in provincia di Trento, adesso, Tione, prima e Pinzolo dopo. Il panorama diventa grandioso verso Madonna di Campiglio, quando la strada si affaccia, come un lunghissimo belvedere, sulle splendide Dolomiti di Brenta. Guglie scolpite, cime, rocche pietrose: uno spettacolo naturale di incredibile suggestione e bellezza. Sono circa le 14 e fa caldo, ma qui, almeno, è sopportabile: circa 30 gradi. Poi la discesa fino a Dimaro e Malè, con la temperatura che sale, sale sempre di più.
Passo Mendola
Passo Mendola


La Star sembra reggere bene la quota e la temperatura e ci porta in giro alla sua consueta velocità di circa 50 km orari. Non tanto da farci rinfrescare, però, e sentiamo le folate di aria calda come un enorme asciugacapelli. Una deviazione verso destra ci porta in direzione del Passo della Mendola. La Star sale tra frutteti di mele golden e stark delicious, con cartelli che ci ricordano che siamo nella loro zona di produzione, ma anche in quella del Trentingrana, della Mortandela, e di tante altre specialità trentine. Superato il passo, la discesa verso la Val di Non è ripida, con ripetuti tornanti e protetta, verso valle, da un basso muretto, che ne limita anche la visibilità. La Val di Non è un forno. Bolzano un inferno di calore. Ci sono circa 40 gradi in città: fermi al semaforo sudiamo, grondiamo, chiusi nelle nostre giacche tecniche con protezioni, col nostro casco in testa ben allacciato, i guanti indossati perché non si sa mai…ci sentiamo svenire. Unico sollievo le gallerie che offrono ombra e ristoro. Normalmente le detestiamo: tolgono luce e paesaggio e spesso, per la piccola e poco visibile sagoma della Star, le temiamo, per una questione di sicurezza. Oggi, invece, sono un regalo: offrono una temperatura più mite e riposo per gli occhi, perché nemmeno gli occhiali scuri sembrano proteggerci dal questo sole così cocente. Bressanone, finalmente e poi ancora oltre, verso Brunico. Da qui, gli ultimi 10 Km in seconda, su una strada secondaria che si stacca a sinistra, sul fondovalle e ci porta a Maranza. A 1500 metri il clima cambia, l’aria è fresca. Troviamo l’hotel prenotato, come sempre, tramite booking.com (Pension Pfeiferhof), usando le coordinate geografiche, perché si trova al termine di una strada di campagna, affacciato in posizione panoramica sulla valle. Il contachilometri ne segna 348 dalla partenza, 348 km di caldo insopportabile, salite e discese, strade di montagna, tantissime curve, ma la Star ha dato ancora una volta prova della sua resistenza. E anche noi! Siamo in viaggio da 9 ore, in sella da 8, e abbiamo quasi 54 anni ciascuno! Ci congratuliamo a vicenda e ci facciamo una doccia rinfrescante. La cena sarà memorabile (canederli, arrosto, verdure, patate, dolce, birra) e la passeggiata post prandiale obbligatoria e gradevolissima, per toglierci di dosso quella sgradevole sensazione di “bollitura” che ha caratterizzato l’intera giornata.

GIORNO 2: Maranza – Lienz – Grossglockner Hochalpenstrasse – Gerlos Pass – Zell Am Ziller – Km 316


La giornata a si preannuncia limpida e serena. Sono le 9 quando lasciamo la pensione, dopo una colazione super abbondante. La comprensibile preoccupazione per il percorso che ci attende si dilegua lungo la val Pusteria. C’è tanto traffico, ma il paesaggio è incantevole. Le cime rocciose all’orizzonte sono quelle delle Dolomiti, ma, davanti, c’è tutto un susseguirsi di pascoli, casette, alpeggi, mucche e campi coltivati. Paesini minuscoli e piccole vivaci cittadine. In brevissimo giungiamo al confine di stato (dopo San Candido – Innichen) e poi a Lienz, tra saliscendi poco impegnativi. La strada è ben indicata e velocemente si attraversa la graziosa cittadina austriaca, che visitammo già nel 2010, di ritorno da Amburgo, con la Vespettina LS 150. Oggi andiamo oltre e imbocchiamo la via che ci conduce verso il Grossglockner.
 

Il “Grosso campanaro” è la montagna più alta dell’Austria e la strada che lo attraversa è una delle mete più ambite dei motociclisti Europei. La strada fu inaugurata nel 1935, ma ricalca tracce antiche. L’uomo percorre questa strada da quasi quattromila anni, come testimoniano diversi ritrovamenti archeologici celtici e romani. Oggi è un percorso a pagamento che si snoda per circa 48 km di pura strada di montagna. Il sito (http://www.grossglockner.at/it/hochalpenstrasse/) ne elenca le bellezze e le emozioni e racconta di un percorso perfetto per i motociclisti, un percorso che ogni giorno viene ispezionato prima dell’apertura per garantire ai rider un piacere di guida totale. Per noi… beh, bello è bello, piacevole per la guida, anche, ma di sicuro non così rilassante come su una moto di grossa cilindrata. Ma siamo qui per questo, per dimostrare, ancora una volta, che non servono mezzi potenti, ma solo tanta passione e determinazione (anche se a volte un po’ di cavalli in più….). La strada inizia su di uno spettacolare fondovalle, molto rurale, molto naturale, ma anche molto ordinato, pulito, lindo… austriaco. Le mucche e i prati sono quelli di Heidi, le cime imponenti all’orizzonte, sono quelle dei grandi passi alpini. Alla barriera, facendo il biglietto (23€ per le moto), l’impiegata sorride tra sé, mentre ci consegna l’adesivo e il depliant. Ci siamo solo noi con un mezzo così minuscolo. Le grosse BMW 1200 si sprecano, così come le supermaxi giapponesi e le Ducati. Noi iniziamo a salire pian piano, un tornante alla volta, terza, seconda, terza, seconda… saliamo piano, godendoci in pieno il panorama, il profilo delle rocce, il verde dei pascoli che mano a mano prendono il posto dei boschi, la foschia del fondo valle che si fa sempre più remota. Respiriamo un’aria più frizzante, chiudiamo la visiera, chiudiamo le cerniere dei giubbotti. Saliamo. In tanti ci sorpassano, ma noi saliamo. Seconda, terza, seconda, .. soprattutto seconda. Sono salite del 8%, del 12%, e la Star ce la fa. La velocità è bassina, 30 km orari appena, ma intanto saliamo e saliamo. Circa a metà salita, si stacca sulla sinistra la deviazione verso il Kaiser Franz Josef Höhe, punto panoramico sul ghiacciaio Pasterze, il più lungo delle Alpi Orientali, e punto di ristoro. Per le moto il parcheggio è gratuito e grandioso: file e file di moto di grossa cilindrata ci aspettano in bell’ordine. Noi parcheggiamo la piccolina accanto alle altre e come tutti ci rilassiamo godendoci il panorama, un panino, una passeggiata, le marmotte …Stiamo fermi quasi un’ora, e mentre noi ci riposiamo la piccola Star si raffredda e si prepara per il clou della salita. Sì perché, quando ripartiamo, crediamo di aver fatto il più, invece, il bello deve ancora venire. Si scende, e anche di parecchio, dal punto panoramico del Kaiser Franz Josef Höhe fino al bivio che ci condurrà verso Zell am See, sull’altro versante. Il cielo, intanto, si è ingrigito, ci sono nubi veloci e un vento fortissimo, che manda raffiche impetuose a infrangersi contro lo scudo del nostro piccolo scooter. Ma la Star cammina, lenta lenta, seconda, terza, seconda a volte prima, adesso, quando un tornante si chiude in modo brusco, quando la traiettoria da impostare è bloccata da un’auto in discesa, e allora bisogna percorrere il ciglio interno più ripido, quando una raffica di vento contrario cerca di abbatterci noi e lei giù per la discesa e il precipizio.

Kaiser Franz Josef Hohe
Kaiser Franz Josef Hohe


La montagna stessa sembra stupita da tanta tracotanza. Come possono due bizzarri individui su di un mezzo così piccolo osare sfidare la grande montagna? Tutti, chi prima, chi poi, ci superano in salita. Tra questi la maggioranza sgasa e se ne va, immaginiamo con un sospiro di sollievo per essersi levati dalle scatole questi due pirla sullo scooter. Ma alcuni, secondo noi i veri motociclisti, apprezzano la nostra follia, e sorpassandoci ci regalano incitamento ed entusiasmo, agitano il pollice in su, muovono i piedi, salutano con le mani e dicono vai, bravi… E noi saliamo, seconda, prima, seconda. Ci sono molti punti panoramici lungo il percorso, tutti perfettamente segnalati, tutti con possibilità di sosta per una foto ricordo o per gustarsi il panorama. Noi ci fermiamo poche volte: temiamo il maltempo, la fatica si fa sentire, la strada in salita sembra non finire mai. Infine ecco l’Hochtor, 2504 metri s.l.m., il punto più elevato del percorso e, dopo una breve galleria, ecco l’altro versante. Il gigante è domato. Abbiamo attraversato il Grossglockner. Scendiamo, dunque, cercando di frenare il meno possibile, perché la strada è ancora lunga. Sandro è bravissimo, ma ci sono auto e un pullman di turisti che bloccano la nostra andatura. Non abbiamo lo spunto per sorpassarlo e siamo costretti a restare alle sue spalle, senza poter fare la nostra andatura leggera, costretti a frenare anche quando per noi non ce ne sarebbe bisogno. La discesa è lunga e tortuosa, i paesaggio magnifico, ma il vento è fortissimo e improvviso, per cui occorre tanta cautela, tanta esperienza, tanta bravura per arrivare interi a Bruck . E qui giriamo verso sinistra, sulla statale che costeggia a tratti l’autostrada, diretti verso Zell am Ziller. Ci fermiamo per un caffè in fondo alla valle, poco prima delle rampe del Gerlos Pass, ai piedi delle bellissime cascate di Krimml. Il passo è un “fuori programma”, nato da una svista di lettura della cartina, ma si rivela piacevole e divertente (http://www.gerlosstrasse.at/en/gerlos-alpenstrasse/). Siamo inseguiti da un temporale che, alle nostre spalle, oscura la vallata e la cascata e ci spruzza di pioggia sui primi tornanti. Ma passato il valico, ci ritroviamo nella bellissima Ziller Tall, sotto un bel sole brillante. Il paese di Gerlos è bellissimo. Siamo stanchissimi e quasi ci dispiace non poterci fermare, visto che l’hotel prenotato è più avanti, sul fondo valle, a Zell am Ziller. Il Garni Maximilian è gestito da appassionati motociclisti: tutti i membri della famiglia, ci dirà la simpaticissima Birgit, proprietaria, hanno due moto ciascuno. Al piano terreno dell’hotel, si trova anche un’officina per la preparazione delle moto da cross. Ci sentiamo a casa. Zell am Ziller è una ridente cittadina sul fiume Ziller (appunto). C’è una bellissima ciclabile/pedonabile su cui andremo a sgranchirci dopo cena. Dopo 316 km di montagna pura, 7 ore di moto filate, ci sentiamo davvero un po’ “incrocchiati”!


GIORNO 3: Zell am Ziller – Innsbruck – Passo Resia – Malles (Bz) – Km 222

Hoctor (valico)
Hoctor (valico)

Dopo un sonno ristoratore (nessun problema per la vicinanza dell’hotel alla ferrovia: piccola linea secondaria, le corse terminano alle 21.30) e una robusta e ottima colazione (uova, salumi, formaggi, marmellata, frutta), Birgit ci regala pesche, prugne e biscottini. Partiamo alla volta di Innsbruck, sempre per strade statali, trascurando l’autostrada. Solo così, infatti, possiamo gustarci appieno la bellezza della valle dell’Inn. Fattorie e paesini, cittadine ridenti e piccoli complessi industriali, in una valle bellissima e verde, pulitissima e ordinata. Innsbruck è piena di turisti: siamo in agosto, non si può pretendere. Parcheggiata la Star percorriamo le strade pittoresche, su cui si affacciano negozi per turisti, bar, ristoranti, pasticcerie (tra cui quella in cui fu originariamente creata la celeberrima Sacher Torte) e negozi di antiquariato. Viuzze e case di altre epoche, alcune di un tardo medioevo, altre di epoca seicentesca o settecentesca, ma con troppi turisti, moltissimi italiani, che la ingombrano. Ce ne andiamo dopo un’oretta di passeggio e proseguiamo il percorso lungo la valle dell’Inn. In leggera salita, la strada si dipana sul fondo valle tra cittadine che diventano paesi e campi che lasciano posto ai pascoli. Poco prima della fine della vallata, a Haiming, un luogo di sosta assolutamente inconsueto: l’Oiler69 è un bar in stile americano, ricavato in una stazione di servizio dismessa (http://www.oilers69.net/de/startseite.html). Ogni dettaglio architettonico, ogni decoro, ogni elemento di arredo è ricavato da un oggetto originale di una highway americana. L’ingresso è la cabina di un camion, ci sono parchimetri originali a segnalare i tavoli, un vecchio telefono old style. E anche gli hamburger sono in puro stile americano, enormi e farciti oltre la norma.
Ci avviamo verso Nauders, mentre il tempo inizia a diventare scuro. Ci sono nubi temporalesche in arrivo che si raggruppano e minacciano pioggia. Anche oggi c’è tanto vento, molto forte e teso, che sembra voler afferrare la nostra piccola Star per lo scudo e scaraventarla giù. Ma noi proseguiamo senza problemi. La strada è ampia, la salita è dolce. Da Nauders al Passo Resia, confine di stato, la strada sale, è impegnativa, ma molto scorrevole. Dopo il passo, ci fermiamo per la foto di rito davanti al campanile “affogato” nel lago di Resia (lago artificiale, che ha ricoperto parte delle abitazioni preesistenti, ora meta turistica piuttosto frequentata). Con l’aiuto del TomTom troviamo l’agriturismo prenotato per la notte (AgroPobitzer): si rivelerà un posto molto rustico e semplice (fin troppo), ma potremo gustare cibi davvero genuini (salumi, formaggi, carni, marmellate, verdure…) prodotti dai proprietari in maniera naturale. Glorenza è letteralmente a due passi, circa un km e mezzo su di un viottolo di campagna, che percorriamo con piacere prima di cena, sotto una pioggerellina poco fastidiosa, che ci regala anche uno splendido arcobaleno.

GIORNO 4: Malles – Ofenpass (Passo del Fuorn) – Sant Moritz – Passo Maloja – Lecco- Paderno d’Adda – Km 257


Ultimo giorni di viaggio: si torna a casa. Nubi scurissime si addensano nella direzione del passo da Fuorn che collega Malles all’Engadina, in Svizzera. Temiamo pioggia e ci prepariamo per tempo. Indossiamo tutta l’attrezzatura: tute, sovrascarpe e sopraguanti. Mettiamo al riparo dall’acqua anche la macchina fotografica: niente foto, oggi, ma meglio non rischiare. Attraversiamo il bellissimo paesino di Mustar, subito oltre il valico con la Svizzera, e poco dopo, mentre la strada inizia a salire ripida, ecco arrivare la pioggia, una pioggia forte, battente, ma senza il vento dei giorni precedenti, per fortuna. Saliamo piano, con molta attenzione, sui ripidi tornanti, sempre con la nostra Star che non perde colpi, nonostante il maltempo e la quota. Dalla cima a scendere si va come sulle uova, con leggeri e delicati colpetti di freno solo quando serve, piegando il minimo indispensabile, sfruttando appieno il freno motore, che, seppure limitato, è adeguato al peso del mezzo, anche se a pieno carico.
Hoctor (dopo il valico)
Hoctor (dopo il valico)


A Sant Moritz non piove più, ma l’aria è frizzante. La vallata, fino a Silvaplana e poi al Maloja offre un paesaggio meraviglioso. Per quante volte la si percorra, non si finisce mai di ammirarne la bellezza, e siamo sempre soddisfatti della scelta di attraversarla ogniqualvolta passiamo di qui. Al Maloja non piove, e così non è un problema percorrere i suoi tortuosi, ripidi e incalzanti tornanti. Un pranzo frugale, a base di bresaola, e poi l’arrivo a casa, dopo 257 km.


Note tecniche


Percorso totale: 1143 km, in lunghezza, tutto su strade statali, provinciali e secondarie; nessun chilometro di autostrada.
Dislivelli superati (stimati, in base alle altezze s.l.m. delle località attraversate) circa 9000 m in salita e altrettanti in discesa.
Organizzazione del viaggio: all’ultimo minuto (due giorni prima) tramite booking.com. Bagagli: le solite borse GIVi impermeabili, 40 litri sul portapacchi posteriore e 30 litri su quello anteriore, ma entrambe parzialmente riempite. Circa 15 chili di bagaglio complessivo, compresa anche l’attrezzatura da pioggia, tra cui le mitiche tute antipioggia OJ, sempre perfette.
Benzina: nonostante le ripide salite, la Star non si smentisce: circa 44 Km/litro. Da notare che il costo della benzina in Austria è di circa 1,500€/litro!
Olio: NESSUN rabbocco è stato necessario, nonostante la faticaccia! (e l’abbiamo controllata ogni mattina prima di partire!).
Durata del viaggio 4 giorni.
Età dei due pazzi: quasi 54 anni (e poi dicono che invecchiando si diventa saggi….).
Mezzo utilizzato: Star LML 150 4T, del 2011, 15.000km già percorsi, mitica, splendida, gloriosa motoretta che non venderemo mai più!

Anna e Alessandro Benini

Argomenti