Davide Giugliano, “Il regolamento ci aiuta perché la base è validissima”

Davide Giugliano, “Il regolamento ci aiuta perché la base è validissima”
Il pilota ufficiale del team Ducati-Aruba fa un bilancio sul 2014 e qualche pronostico sulla stagione che sta per iniziare, alla luce del lavoro svolto da team e Casa
3 febbraio 2015

Punti chiave

Genio e sregolatezza. Veloce ma sprecone. Va forte ma cade troppo. Davide Giugliano si è visto appiccicare addosso tutte queste etichette per gran parte della sua carriera, almeno prima di approdare al team Ducati-Althea. Nel team di Civita Castellana, gestito da quel Genesio Bevilacqua che quest’anno guiderà la squadra satellite Ducati FIAMM, ha trovato un suo equilibrio ed una maturità che lo ha portato a vincere il titolo Superstock nel 2011 e la successiva promozione in Superbike.

Davide resta un pilota generoso, con la brutta abitudine di esagerare quando vede risultati importanti a portata di mano, ma velocità, professionalità e propensione all’allenamento sono cresciuti esponenzialmente. E quest’anno, con una Panigale finalmente meno in debito d’ossigeno in rettilineo rispetto alle quattro cilindri, potrebbe dimostrare che con una moto competitiva è capace di mostrare la giusta maturità.

L’anno scorso però Davide non è riuscito a vincere, pur andandoci vicino diverse volte, tornando a sbagliare davvero tanto. Da cosa è dipeso?

«L’anno scorso non è stato per niente facile – è stata la prima stagione con la Panigale, e la mia prima su una moto ufficiale. Probabilmente eravamo davvero troppo al limite, e la voglia di stare con gli altri ci ha fregato. Io sicuramente non mi sono risparmiato, ed è finita che ho sbagliato troppo».

La Ducati Panigale 1199R con il 34 di Davide Giugliano
La Ducati Panigale 1199R con il 34 di Davide Giugliano

Quest’anno però il regolamento è cambiato, andando in una direzione a voi favorevole. E Ducati ha investito molto, riorganizzando anche in parte il lavoro sulla squadra corse. Tu come la vedi?

«Si, Ducati ha investito molto, lavorando giorno e notte anche per trovare questo nuovo sponsor, Aruba, che ci aiuterà molto. Sicuramente il nuovo regolamento ha ridotto un po’ lo strapotere delle quattro cilindri – l’anno scorso avevamo davvero tanti cavalli da recuperare – anche perché noi, avendo una componentistica di serie davvero validissima, possiamo sfruttare i nuovi vincoli che impongono di mantenere tanti particolari del modello di produzione».

In cosa è migliorata la moto?

«In tante piccole cose. Passo dopo passo siamo cresciuti sotto molti aspetti, con migliorie sulla gestione elettronica – sul controllo di trazione, sull’anti-impennamento e sulla regolazione del freno motore – che nel tempo sul giro possono avere differenze importanti. Stiamo provando anche nuovi assetti che durante la stagione non potevamo testare perché di solito manca il tempo per… adattare il pilota ad un setup completamente differente. Quindi direi che anche a livello di ciclistica siamo riusciti a fare uno step piuttosto importante».

Come vedi quindi il confronto con Aprilia e Kawasaki?

Gli altri avranno un po’ di margine nei primi due Gran Premi, ma noi abbiamo lavorato bene, siamo veloci e soprattutto consistenti

«Vanno ancora molto forte, anche perché noi siamo già coerenti con la fiche 2015, mentre loro hanno la possibilità di utilizzare per le prime due gare l’elettronica 2014 – sicuramente avranno un po’ di margine nei primi due Gran Premi, ma noi abbiamo lavorato bene, siamo veloci e soprattutto consistenti. Adesso è inutile parlare dei risultati dei test perché non fanno mai troppo testo – bisogna arrivare a Phillip Island: lì già al sabato sera sapremo come siamo messi per la gara».

Parliamo ora un attimo di te. Sei al quarto anno in Superbike, ancora con Ducati. Ti senti pronto? E’ l’anno buono?

«Da professionista cerco sempre di andare avanti, giorno dopo giorno, mi alleno sia a livello fisico che mentale – in questo sport è fondamentale – per alzare costantemente il mio livello. Credo che questo sia l’anno in cui io e la mia squadra possiamo dimostrarlo».

Guido Cavallini

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