Trial. Intramontabile Lampkin nella Sei giorni Scozzese

Andrea Buschi
L’edizione 2017 va in archivio con la sesta vittoria consecutiva del quarantunenne grande campione inglese Dougie Lampkin, su Vertigo
30 maggio 2017

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È andata in archivio con la sesta vittoria consecutiva del quarantunenne grande campione inglese Dougie Lampkin, su Vertigo, l’edizione 2017 di quella che a tutti gli effetti è la più antica e famosa gara di motociclismo fuoristrada: la mitica Scottish Six Days Trial.


L’edizione 2017 è stata quella dei record per il figlio del compianto, leggendario Martin Lampkin: nei sei giorni di gara, infatti, Dougie ha incredibilmente poggiato un solo piede sulle 180 zone previste, andando ad eguagliare il record di Gordon Jackson che durava dal 1961! Oltre a questo, il britannico si è imposto nella speciale classifica over 40, diventando, con questo dodicesimo sigillo, il trialista più titolato di sempre, incredibile!


Ma ovviamente la Six Days non è stata solamente Lampkin, Jack Price e Michael Brown, giunti nell’ordine, ma il solito spettacolare e sentitissimo evento che tutti gli anni vede 350 piloti a numero chiuso affrontare le difficolta del percorso e del clima di questa landa di Scozia attorno al Ben Nevis, la montagna più alta d’Inghilterra con i suoi 1.346 mt.


Quest’anno, in particolare, è successo quello che accade ogni quindici anni e cioè una manifestazione baciata dal sole per tutta la settimana di gara, i piloti hanno quindi sofferto meno rispetto al solito, ed il colpo d’occhio paesaggistico offerto dalle Highlands e da Fort William, storica sede di partenza, è stato di un fascino unico. Ma vediamo di conoscere meglio questa storica manifestazione che da più di cent'anni mette di fronte uomini, macchine e natura selvaggia in una sfida dai contenuti eroici.


Questo evento è a tutti gli effetti il precursore del Trial attuale, almeno nello spirito e nella sua etica sportiva, riassumibile in una sfida alle difficoltà incontrate nell’affrontare tratti fuoristrada particolarmente accidentati, dove la velocità perde significato in favore dell’abilità esercitata nel percorrerli, senza però poggiare piedi a terra ed interrompere l’azione della motocicletta.


Quello stesso spirito che nelle desolate lande scozzesi agli inizi del secolo scorso vedeva uomini e macchine mettersi alla prova sfidando l’asprezza della natura selvaggia delle Highlands; battaglie epiche, che questi impavidi uomini realizzavano cercando di compiere percorsi accidentati con i nuovi strumenti di potere del secolo, ovvero le macchine, massima espressione della rivoluzione industriale che avrebbe per sempre condizionato il progresso dell’uomo fino ai giorni nostri.


Ma cosa spingeva questi coraggiosi a mettere in discussione le proprie abilità tecniche e meccaniche, quale era il senso di tutto questo? Certamente l’affidabilità del mezzo, il divertimento, il gioco ma anche il desiderio di mostrare la propria supremazia nei confronti degli altri e più profondamente l’ancestrale sfida alla natura, atavico richiamo dell’uomo.


Nasceva così la Sei Giorni Scozzese di Trial, che nel 1909 diventava la prima competizione motociclistica al mondo, la più longeva e antica, che ancora oggi vede sfidarsi con grande successo di partecipazione 350 trialisti giunti da ogni parte del mondo per celebrarne l’unicità ed il mito.

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