Nico Cereghini: "Ridateci le curve!"

Nico Cereghini: "Ridateci le curve!"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Da un po' di tempo in qua, i numeri stanno sostituendo i nomi delle curve. Si capiscono le necessità comunicative, organizzative e televisive, ma qui rischiamo di cancellare decenni di storia
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
10 maggio 2016

Punti chiave

Ciao a tutti! Forse può sembrarvi un argomento secondario o addirittura una questione d'altri tempi, eppure io un po' ne soffro: stanno cancellando le curve dai circuiti! La faccenda, a pensarci bene, è cominciata qualche anno fa, senza annunci ma anche senza clamori. Chi l'ha decisa esattamente non si sa. Di fatto, certamente con l'intento meritevole di semplificare la vita agli organizzatori e ai telecronisti, si stanno sostituendo ai nomi storici delle curve dei banali numeretti. Invece che "curva della Quercia" leggiamo "curva 8", al posto di "Abbey corner" sentiamo dire "curva undici", anziché "esse Casanova Savelli" ecco "curve 6 e 7". E gran parte del fascino delle piste, soprattutto di quelle storiche, svanisce di colpo.


Si capisce che per semplicità organizzativa, e anche ai fini della sicurezza, sia molto più rapido ed efficace comunicare sul monitor che il pilota numero 68 è caduto alla curva 10 ed è ok piuttosto che specificare che il pilota Agostino Fringuelli Passeri è caduto al tornante Spannavini e tutto sommato sta abbastanza bene. Direzione gara, servizio medico, regia televisiva e cabine di commento sono informate di ogni evento critico in un nanosecondo, e sanno subito come comportarsi. Lo stesso vale per la descrizione del tracciato nel giro di allineamento, cosa che tradizionalmente si fa nella telecronaca di ogni gara per dare al pubblico una informazione completa. Con tutte le annotazioni che si vogliono freneticamente inserire -inizio della staccata, numero di marce scalate e marcia finale innestata, velocità di entrata, di percorrenza e infine di uscita- si fa prima a dire curva quattordici piuttosto che Village the Loop corner. Tutto questo è lapalissiano. Però per favore, e lo chiedo soprattutto ai telecronisti, ogni tanto ricordateci i nomi veri delle curve. Come fa abbastanza puntualmente, ed è giusto rendergliene merito, Zoran Filicic su Sky. Non lo fa tutti i giri, soltanto quando ne ha il tempo, ma si vede che ci tiene.


Perché ci sono curve che non devono assolutamente essere dimenticate. Per come si sono sempre chiamate e per quello che hanno passato alla storia del motociclismo. Per esempio les esses bleus, le esse blu, sul circuito Bugatti di Le Mans. Curve 11 e 12 sulla mappa. Dalla prima delle due uscì Virginio Ferrari nel '79 fracassandosi le due braccia e perdendo di fatto la possibilità di giocarsi il titolo della 500 con Roberts. Tutto questo perché nella curva precedente era uscito brevemente nell'erba e le pastiglie dei freni anteriori, come succedeva allora, si erano scollate dai dischi. Esse blu sfortuna nera, bisogna ricordarlo. All'Arrabbiata 1 del Mugello è caduto e purtroppo ha perso la vita il grandissimo Otello Buscherini nel '76, perché mancava lo spazio di fuga necessario e c'erano dei grossi pali di legno che sostenevano tre file di reti; e se la chiami curva 8 tutto diventa più neutro e non ci si arrabbia più. E se ti limiti a ricordare che, alla curva 13 di Jerez, Lorenzo è stato sportellato da Marquez qualche anno fa, allora racconti soltanto mezza verità: va assolutamente specificato che quel tornante, quello che precede l'arrivo, per ironia della sorte è intitolato proprio a Jorge Lorenzo. E il tornante Strubben di Assen? Sorpassi famosi, Barry Sheene contro Ferrari, Graziano Rossi con la Morbidelli 250 che infila le due Kawasaki, cadute spettacolari e la moto incendiata di Estrosi che adesso è un grosso politico francese e allora era uno qualsiasi ma era in testa alla 500 sul bagnato: se ti limiti a dire curva 5 mi dai l'impressione di voler cancellare la storia della moto. Sarebbe come dimenticare che la curva 1 di Phillip Island è intitolata a Mick Doohan e la 3 a Casey Stoner con tutta la leggenda che ci sta dietro per il motociclismo australiano. E la 6 della stessa pista è dedicata alla Siberia, chissà poi perché.


Insomma ai nomi delle curve io ci tengo e dovreste tenerci anche voi che amate le corse. La Parabolica di Monza, anche se probabilmente e sfortunatamente non ci correremo più, non può diventare banalmente la curva 11. Cominci col dimenticare le curve più famose del mondo e finisci per cancellare la storia del nostro sport.

Nico Cereghini - Ridateci le curve