EWC 2015. GP di Portogallo. Nambotin, Meo, Phillips, Sanz: Day 2 KTM

EWC 2015. GP di Portogallo. Nambotin, Meo, Phillips, Sanz: Day 2 KTM
Piero Batini
  • di Piero Batini
Con la seconda giornata del Gran Premio del Portogallo, il Mondiale di Enduro torna sui binari della migliore… tradizione, destinando a KTM quattro delle sei classi. Salvini terzo, “beffato” da Renet
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
18 maggio 2015

Gouveia, 17 Maggio. “Ragazzi, non siamo venuti in Portogallo per pettinare le bambole!”. È il “briefing”, verrebbe da pensare, che Fabio Farioli potrebbe aver indirizzato ai suoi piloti al termine della prima giornata del Gran Premio del Portogallo di Enduro, non propriamente in linea con gli obiettivi generali e con la tradizione. Ma non è nello stile del “Boss” del Team Ufficiale KTM, il quale le “istruzioni” alla Squadra è solito darle con largo anticipo, in coincidenza con la stesura dei programmi, e al quale è sufficiente un’occhiata per riassumere, ed eventualmente puntualizzare.

Resta il fatto che il “risveglio” della squadra è stato totale, che la situazione rispetto a sabato si è capovolta, e che al termine della domenica di Gouveia sono tornati alla vittoria Nambotin e Meo, Phillips ha raddoppiato definendo il suo miglior week end dall’inizio del Mondiale, e che così ha fatto Laia Sanz con una nuova “doppietta”. Insomma, lasciate la Junior a Holcombe, Beta, e la Youth Cup a Persson, Yamaha, il Team di Farioli ha “portato a casa” quattro delle sei vittorie possibili nelle classi del Gran Premio. "Era un pó che non vincevamo le tre classi, ma poker non l'avevamo mai fatto! Wow!". Ecco il "debriefing" di Farioli, questa volta autentico, ai suoi ragazzi tornati a quell’idea di “trend” che è la più congeniale alla Squadra austro-italiana.

Senz’altro l’impresa più vicina all’eroismo è quella di Christophe Nambotin che, ancora dolorante per l’incidente al ginocchio di venerdì sera, ha trovato nella determinazione e in un po’ di chimica farmaceutica il metodo “zen” per dimenticarsi delle avversità e tornare ai massimi livelli di efficienza. Del resto non poteva fare altrimenti, visto che nel pieno del disagio fisico “Nambot” aveva comunque concluso al secondo posto la giornata di sabato, e che un’eventuale revisione al ribasso dei piani avrebbe potuto consentire a Eero Remes, lanciato dalla vittoria di sabato, di tentare una nuova sortita. Nambotin ha così spinto fino a vincere nove delle undici speciali disputate, riportando anche il suo margine di vantaggio, quasi un minuto, sui quei livelli che lasciano ben poco spazio alle “scuse”. Non fosse stato per quella caduta nel corso dell’ultimo giro, infine, Nambotin avrebbe potuto vincere anche la “informale” assoluta, andata invece a Meo.

Il ritorno alla vittoria di Antoine Meo, invece, porta alla confutazione delle tesi esposte sabato con la vittoria di Alex Salvini e la rarefazione dell’incisività di Pierre-Alexandre Renet. Domenica è tutto a rovescio, teoria e pratica vanno in contraddizione sul filo dei decimi di secondo e, a parte il successo chiaro di Meo, la composizione del podio va alla roulette. Renet riesce a far meglio di Salvini, e l’entusiasmo per il suo successo di sabato deve essere parzialmente ridimensionato, ma poi l’applauso va più forte per Salvini, che ha combattuto come un leone, ha vinto cinque prove speciali, sbagliando poco o nulla, e alla fine ha perso il confronto con l’avversario diretto per tre decimi di secondo!

È il genere di sconfitta che brucia di più, perché è come se non ci fosse una ragione. Tre decimi di secondo sono un puro, piccolissimo caso, e possono andare all’uno o all’altro senza alcuna logica. Ma tre decimi a sfavore suonano come una beffa, e sul piano della classifica mondiale tendono ad amplificare una differenza che in realtà non c’è. Se la ruota avesse favorito Salvini il bolognese sarebbe riuscito a sorpassare Renet, e ora Meo sarebbe un po’ più vicino, o un po’ meno in fuga. Tutto questo senza togliere nulla al pur bravissimo Renet, Campione del Mondo in carica non per caso, cui va il merito di aver saputo riscattare immediatamente il mezzo passo falso del giorno precedente riconquistando tutta la fiducia erroneamente messa in dubbio sabato. E poi, decisamente peggio è andata, nella fornace di Gouveia, a Aubert, caduto e suonato, e a Jonathan Barragan, che ai lampi del GP di Spagna ha fatto seguire, con un doppio ritiro, il completo anonimato in Portogallo.

Esaltante, decisamente, la battaglia della E3, vinta ancora da Matthew Phillips in un contesto ancor più sottilmente intricato rispetto a quello della E3. Potente e autoritario l’australiano ufficiale KTM, agile e creativo Matti Seistola, il finlandese perla di Fabrizio Azzalin e di Sherco, costante e costruttivo Aigar Leok, TM, e fortissimo ma “sporco”, a tratti appannato Mathias Bellino, Husqvarna. Questo è lo stato dell’arte della E3. Bellino sbaglia due Enduro Test su quattro, Leok tutte le Extreme, per entrambi non è il ritmo che vale una vittoria nell’incandescente E3 che diventa una questione personale tra Phillips e Seistola.

Seistola vince il primo giro, Phillips passa al comando nel corso del secondo e incrementa considerevolmente il proprio vantaggio fino a tre speciali dalla fine, quando esplode l’estro di Seistola. Il finlandese stravince le ultime tre prove cronometrate e recupera quasi tutto lo svantaggio. “Quasi”, alla fine gli mancherà ancora un secondo e spiccioli, quanto basta per archiviare la prima doppietta stagionale di Phillips, Campione in carica. Bellino, quarto, è ancora al comando della provvisoria, quattro punti soltanto più di Seistola.

Il Gran Premio si chiude con la prima vittoria dell’inglese Steve Holcombe, vincitore della Junior (Redondi “solo” terzo), e con la prima anche per lo svedese Mikael Persson, che interrompe così la serie a punteggio pieno del leader della EY, lo spagnolo Josep Garcia. Scontata, invece, la nuova doppietta di Laia Sanz, regina ancora una volta annunciata.

Foto: Future7media, 

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