EWC 2015. GP di Grecia. A Serres “doppiette” di Remes (TM), Renet e Bellino (HSQ)

EWC 2015. GP di Grecia. A Serres “doppiette” di Remes (TM), Renet e Bellino (HSQ)
Piero Batini
  • di Piero Batini
Il quarto Gran Premio manda in scena lo stesso copione in entrambe le giornate di gara. Dall’altra parte della vittoria, dolore e imprevisti. sfortune a parte, ci guadagna l’avvincente tensione del Campionato
  • Piero Batini
  • di Piero Batini
8 giugno 2015

Serres, 7 Giugno. Un mese non è bastato a Christophe Nambotin per rimettere in sesto il ginocchio infortunato a Gouveia durante il GP del Portogallo, anzi il francese ha pensato bene di ribadire, e un mese non basterà a Ivan Cervantes per riabilitare legamenti, ginocchio e spalla passati di nuovo sotto i ferri.

Ecco cosa succede alla squadra imbattibile che deve rinunciare temporaneamente, ma in questo caso per troppo tempo, a due terzi della sua forza d’urto. Aggiungi la doppia caduta di Meo durante l’Enduro Test di domenica, e la Freccia Arancio diventa, in Grecia, una formazione quasi normale, comunque più sensibile al vento laterale di avversari non meno affamati che non vedono l’ora di poter approfittare di un’occasione.

Christophe Nambotin non poteva certo dare forfait e rinunciare alla trasferta greca, ma non poteva neanche pensare di passare sul dolore al ginocchio “girato” in Portogallo, e “pestato” nuovamente, e andare a vincere. Poteva, anzi doveva, stringere i denti e andare alla ricerca di punti. Impensabile lasciar andare via il migliore Eero Remes di sempre.

Così il Gran Premio di Serres, quarto del Mondiale, ci ha guadagnato in un generale grande livellamento dei valori in campo, aprendo le sue finestre su degli scenari contestualmente interessanti e contraddittori. Se parliamo della E1, infatti, è innegabile che la classe si presenta adesso come quella matematicamente più equilibrata, e più in generale si evidenziano almeno tre elementi che la rendono tale. Il primo è che per battere Nambotin bisogna prima azzopparlo. Forse è un concetto un po’ esagerato, e in effetti se si parla di Enduro, sport nel quale il corpo a corpo è vietato, passare all’infermeria è generalmente un piangere del proprio male. Diciamo allora che il migliore, e più efficiente Nambotin, è imbattibile, ma anche che il Mondiale di oggi non permette più di farsi male, né poco né tanto.

L’altro spunto è quello relativo a Remes “proprio di lui personalmente”. Il finlandese ha trovato con TM un’incredibile maturità agonistica. Diciamo incredibile perché ai tempi di KTM al piccolo pilota sembrava mancare più che altro proprio una certa continuità. Quell’incostanza di rendimento e di efficacia in ogni condizione di tempo e di terreno che oggi sembra un brutto ricordo.

A Remes forse manca ancora un po’ di “allungo”, fatto irrilevante se si pensa che non dovrebbe esserci molto da “zampettare” o da scavare nel fango nei prossimi gran premi, ma non più una grande sicurezza nel gestire le proprie risorse. E dritto sulle pedane vederlo volare con disinvolta autorità è uno spettacolo. Ammettiamo, infine, che al di fuori del duello tra Remes e Nambotin, quanto mai vivo ora che i due piloti sono separati da appena quattro punti, c’è solo il vuoto. Non c’è un’alternativa praticabile, almeno in questo campionato, non un McCanney o un Santolino, un Guerrero o un Bourgois, per non parlare di un italiano, e il prossimo Gran Premio italiano a Rovetta si presenta adesso come il terreno ideale per uno un autentico, spettacolare scontro tra fuoriclasse. Figuriamoci se “Nambot” non avrà un certo ordine di scuderia, a Bergamo, ma ricordiamoci anche di come sa andare forte Remes, e prepariamoci a quello spettacolo.

In E2 invece sembra quasi che Antoine Meo l’abbia presa un po’ troppo alla leggera, o con troppa foga. Smanioso di rientrare in possesso dello scettro dell’Enduro dopo un anno buttato via per un brutto ma non insolito incidente, e comunque in una situazione ancora molto chiaramente a suo favore, il fuoriclasse francese non può farci stare così sulle spine. Non può cadere due volte nella stessa Speciale, e non può passare come al solito all’attacco a testa bassa ma non riuscire a vincere seppure per un paio di secondi. Meo non può fare questo alle nostre coronarie, anche perché non sarebbe la prima volta che questo genere di aggressività sfocia poi in un episodio sfortunato.

Sotto questo aspetto il “modello comportamentale” è proprio Pierre-Alexandre Renet, l‘avversario ormai storico che a Serres ha vinto entrambe le gare di sabato e domenica, per la prima volta quest’anno. Renet ha un altro modo di guidare, per l’appunto un “filo” meno aggressivo, ma il risultato è che il Campione del Mondo in carica della classe adesso è un po’ più vicino, e soprattutto, che Renet cercherà di essere ancora più redditizio ora che ha finalmente rotto il ghiaccio e conquistato la sua prima vittoria stagionale.

Tutto questo, naturalmente, nell’attesa che Alex trovi la soluzione al suo rebus personale di quest’anno e si restituisca al migliore se stesso, e allo stesso tempo salutando Johnny Aubert che non si è rimesso dall’incidente del Portogallo, anzi ha chiuso anzitempo con le velleità di tornare una testa di serie.

Mathias Bellino, due volte vincitore nella E3
Mathias Bellino, due volte vincitore nella E3

Due vittorie di Remes nella E1, la prima doppietta della sua carriera, due di Renet in E2, e due vittorie, in E3, di Matthias Bellino. Eh sì, siamo portati a dire che è proprio l’anno di Bellino. L’ex Campione del Mondo Junior ha chiuso il lunghissimo, anche troppo, capitolo di incostante rendimento e sembra di nuovo perfettamente in grado di gestire la propria esuberanza. Certamente gli da una mano il fatto che il Campione in carica, Matthew Phillips, risulti troppe volte, quest’anno, l’ombra di se stesso, e che, come dicevamo all’inizio, il Campionato abbia perso il fascinoso talento di Ivan Cervantes. Nel momento in cui lo spagnolo ha deciso, suo malgrado, di alzare bandiera bianca, e nel quale Matti Seistola è affondato nella sua peggiore, sfortunata e dolorosa (due dita della mano fratturate) gara della stagione, Mattias Bellino, dunque, prende il largo.

Argomenti