25° Telefonica Dakar 19 Gennaio

25° Telefonica Dakar: Sharm El Sheik, 19 Gennaio 2003
20 gennaio 2003
Fine delle ostilità, la 25° Telefonica Dakar 2003 va in archivio con le vittorie di Richard Sainct (KTM 660 Rally), Masuoka-Schulz (Mitsubishi Evolution) e Tchaguine-Yakoubov-Savostine (Kamaz). 8.600 km, 17 tappe, 23 giorni a spasso attraverso Francia, Spagna, Tunisia, Libia ed Egitto per 162 motociclisti, 130 equipaggi auto e 51 camion. Scenari stupendi. Una carovana di un migliaio di nomadi a cui è vietato fermarsi per più di un giorno nello stesso posto, salvo nella agognata giornata di riposo (a Siwa, appena entrati in Egitto). Non è stata una Dakar difficile, ma questo non toglie che, grosso modo, la metà dei partenti se ne sia andata a casa anzi tempo. Quello che nessuno è riuscito a capire o ad individuare in tempo sono le difficoltà, che alla Dakar, così come gli imprevisti, arrivano preferibilmente quando meno te l’aspetti. La vittoria di Sainct, la sua terza, è arrivata al termine di una gara impeccabile, nel migliore stile del Campione francese. Fuori Roma e fortemente attardato Meoni, il freddo ed opportunista 32enne ha così portato a termine una stagione esemplare, costellata di importanti vittorie. A chi gli domanda cosa farà quest’anno, risponde: “Il più è gia fatto”. E con questo ecco definito il valore della Dakar nel contesto della specialità. C’è da rilevare anche, a discapito del tenore di questa Dakar, che Sainct è stato in testa dall’inizio alla fine, tranne il giorno in cui è passato al comando Meoni. E dunque che la storia del toscano è una di quelle epiche che, della corsa, definiscono piuttosto gli incredibili contorni. Il suo terzo posto, a queste condizioni (alle spalle del sempre più bravo Despres) è la migliore dimostrazione del valore del due volte vincitore della maratona. Un elogio va, per finire, agli altri italiani al traguardo: Sala (lo sfortunato Gio’), il coriaceo, debuttante Mugnaioli, Gerli, Cabini e Tarricone. Finale da cardiopalmo per le auto, anche se l’epilogo della solare Sharm El Sheik è tornato su binari più sicuri e rilassati. La storia dell’esclusione di Biasion da quel podio che si è guadagnato giorno dopo giorno non è andata giù, ed avrà uno strascico "sportivo-legale". Della coppia Biasion-Siviero (alle nozze d’argento con le corse), rimane agli atti il capolavoro di ieri: la vittoria nella speciale più difficile del 2003. In virtù dell’ultimo grande colpo di scena di questa Dakar, Stephane Peterhansel torna, dopo aver buttato al vento una vittoria “sicura”, almeno sul podio. Masuoka vince un po’ a sorpresa per la seconda volta consecutiva e l’esperto Fontenay finisce secondo. Non cambia, del podio, la colorazione di fondo, tutta rosso e bianco Mitsubishi. Unica auto privata italiana al traguardo la Mitsubishi di Grigoletto e Mellon. Giganti: Il Kamaz di Tchaguine porta a casa il piatto di una Dakar dai toni forti, giocata però ad esclusione. Fuori i principali avversari (Loprais, i De Rooy padre e figlio) per l’equipaggio russo è stato un gran bel colpo decidere di “gestire” con calma il patrimonio avuto improvvisamente a disposizione. Italiani: il primo camion “azzurro” è quello di Corrado Pattono, un veterano. Dei due camion preparati da Giacomo Vismara uno solo alla fine. Ma nessun danno fisico importane, per fortuna, per l’equipaggio del preparatore bergamasco alla sua 20a Dakar. Più indietro Merola ed ancor di più Graziano Pelanconi (ma quest’ultimo se n’è fatta parecchia, di questa Dakar, con qualcuno al traino). Da domani si comincerà a parlare della 26° edizione. Di sicuro la prima piccola, centellinata sorpresa verrà dalla conferenza stampa tradizionalmente tenuta dal “triumvirato” della Dakar. Che ci diranno Auriol, Zaniroli e Kalmanovitz?

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