Perché Fiat sta sponsorizzando la MXGP

Perché Fiat sta sponsorizzando la MXGP
Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
Due weekend fa ho avuto l’occasione di rivedere i miei amici e colleghi del mondiale MXGP. Ci sono andato con un Fiat Fullback, il pick-up ufficiale del mondiale motocross. E ho intervistato Domenico Gostoli, responsabile di FIAT Professional
  • Pietro Ambrosioni
  • di Pietro Ambrosioni
3 agosto 2016

Due weekend fa, grazie ad un invito di FIAT Professional, ho avuto l’occasione di rivedere i miei amici e colleghi del Mondiale MXGP. Erano ben otto anni che mancavo dalle piste europee, e la destinazione prescelta è stata Loket, nella Repubblica Ceca, uno dei tracciati tradizionali più belli presenti nel campionato.

In pratica, si è trattato del classico caso di “posto giusto al momento giusto”: io che mi trovavo momentaneamente in Italia, FIAT che si sta sempre più legando al mondo delle ruote artigliate che contano, e un’occasione d’oro per provare il nuovo Fullback, ovvero il pick-up che FIAT Professional ha recentemente introdotto sul mercato, e per il quale, come leggerete più sotto, ha notevoli aspettative.

E così, dopo un paio di email e telefonate, mi sono ritrovato su un volo per Praga, una delle città più belle d’Europa, che per mille motivi in vita mia non avevo ancora visitato. Si, la vita del corrispondente è anche questa: conosci a memoria gli aeroporti, gli stadi e le piste, ma spesso non hai nemmeno tempo per guardarti attorno.

Ma veniamo al sodo, ovvero al Fullback, per la cui descrizione tecnica vi rinvio all’ottimo video che ha realizzato il collega  di Automoto.it Emiliano Perucca Orfei.

Premetto che io negli USA guido abitualmente un vecchio Chevrolet Silverado WT (ovvero Work Truck) del 2009: 4.2 litri V6, trazione posteriore, freni misti disco e tamburo, balestre posteriori super rigide per caricare al massimo, cabina singola, cassone standard. Non ho nemmeno i finestrini elettrici, né la chiusura centralizzata. Insomma, un veicolo da lavoro, poca spesa e tanta resa quando si deve trasportare materiale, che diventa un po’ un incubo quando si usa tutti i giorni come se fosse un’automobile, come faccio io.

Il Fullback è esattamente l’opposto, quasi un SUV travestito da pick-up, se vogliamo, ma con tutte le carte in regola per ottemperare al duro compito di carico, trasporto e scarico richiesto ad un veicolo da lavoro. Non a caso è inserito nella gamma di FIAT Professional.

La versione che ho provato in Repubblica Ceca è quella a doppia cabina con trazione 4x4, e mi ha colpito immediatamente per le sensazioni “automobilistiche” che trasmette. La posizione di guida è rialzata, ma il sedile ti avvolge bene e tutti i comandi sono ben realizzati e facilmente raggiungibili. Le finiture, per uno come me abituato a chilometri di “plastica”, sono di lusso, e la guida divertente. Essendo un 4x4 ha ovviamente una discreta luce da terra, e il sistema di sospensioni posteriore deve essere pronto per carichi importanti, per cui in alcuni casi ha una risposta rigida alle asperità del terreno. Resta però sempre ben direzionabile, e ha poca tendenza a coricarsi in curva. I freni mostrano immediatamente di essere ben calibrati per trasportare grossi carichi, con un attacco molto deciso che però giustamente si ammorbidisce al momento in cui il veicolo inizia a rallentare.

Più che altro per rispetto al mio Silverado, non voglio quasi parlare del motore: il 2.4 litri Turbodiesel ad iniezione diretta del Fullback, in versione con cambio automatico a 5 rapporti, spinge bene sin dai bassi regimi ed ha un'ottima schiena, ancora una volta ideale per trasportare carichi importanti. I suoi180 cavalli, rapportati ad un peso globale inferiore alle 3 tonnellate, donano al Fullback un buono spunto e un notevole comfort di marcia, sempre considerando che ci troviamo davanti ad un veicolo “commerciale”.

Per me, oltre al veicolo in sé, rimane molto intrigante il fatto che con il Fullback FIAT abbia deciso di avviare una partnership nel mondo che più mi sta a cuore, ovvero quello delle due ruote artigliate. La Casa italiana ha gloriosi trascorsi al fianco delle Yamaha ufficiali in MotoGP, ma con l’operazione Fullback ha di fatto riconosciuto apertamente l’importanza di un settore che da anni vive di pick-up e furgoni, non solo per il trasporto delle moto ma anche come base di allestimento dei camper, altro veicolo onnipresente nei paddock del motocross, dal campionato regionale alla MXGP.

E proprio nella MXGP il Fullback fa bella mostra di se nei weekend di gara: non solo in esposizione tra le hospitality dei Team ufficiali, ma anche al momento di trasportare i vincitori di giornata da e verso il podio, in una sorta di giro d’onore.

 

 

L'intervista a Domenico Gostoli

Di tutto questo ho voluto parlare con Domenico Gostoli, responsabile di FIAT Professional per la regione EMEA (Europa, Medio Oriente ed Africa).

Da dove nasce l’idea di sponsorizzare il Mondiale Motocross? È stata una ricerca fatta da FIAT nell’individuare il cliente target tipo, oppure la prima mossa è stata fatta dall’organizzatore del campionato?

Domenico Gostoli
Domenico Gostoli

«Questa è una fase molto importante per Fiat Professional, è in corso un processo di rinnovamento che riguarda tutto il brand. Stiamo sviluppando delle strategie di comunicazione sempre più mirate, per raggiungere e coinvolgere il cliente in modo più emozionale.

In questo senso abbiamo effettuato delle ricerche dalle quali si evince che il Motocross ha dei valori in linea con i nostri: determinazione, dinamismo e velocità di esecuzione. La fan base è sicuramente vicina al nostro target per utilizzo o intenzione d’acquisto di veicoli commerciali e pick-up. Inoltre, molti appassionati di motocross vanno ad assistere alle gare in camper...e in Europa tre camper su quattro sono su base Ducato».


In Italia il pick-up non ha mai davvero attecchito come concetto, il furgone la fa da padrone qui da noi, ma FIAT non ha nemmeno davvero mai investito seriamente in questo segmento, mi risulta. Come viene percepito da FIAT il segmento, e in quali altri Paesi contate di avere un impatto con il Fullback, specialmente legato al mondiale MXGP, e dunque a chi va in moto?

«Fullback, il nostro “work hero”, è per noi un prodotto chiave pensando in ottica globale. Ci sono mercati importanti in Europa, come l’Inghilterra ad esempio, e poi c’è la regione Africa e Medio oriente, dove il 70% del mercato dei veicoli commerciali è rappresentato proprio dai pick-up. In queste region, due veicoli commerciali su tre sono pick-up, quindi con Fullback allarghiamo il nostro mercato potenziale di due terzi. Ci sono quindi delle grandissime potenzialità, in questo segmento. Il Fullback ci permette inoltre di entrare in settori nuovi, come quello dell'agricoltura, per esempio. In Italia il segmento dei pick-up è una nicchia, ma ha delle potenzialità tutte da sviluppare».


L’impegno in questo momento è già notevole, e sicuramente una grossa svolta per il settore del Motocross, ma quali potrebbero essere le evoluzioni? Sponsorizzazioni individuali di piloti? Mezzi personalizzati in modo specifico per il trasporto moto senza passare da preparatori o kit, quindi proposti direttamente in gamma? Avete pensato ad altri segmenti del Motocross, come ad esempio il Freestyle, che coinvolge moltissimi giovani ma anche tanti spettatori che vengono a vedere uno spettacolo di “stuntman”, e dunque non necessariamente appassionati di moto nello specifico?

«Questa sponsorizzazione è cominciata ad aprile e, come per tutte le cose, si sta evolvendo via via, visto che si tratta di una attività che durerà per tre anni. Stiamo lavorando per aprire a nuove opportunità legate al motocross. Sicuramente abbiamo intenzione di rafforzare ancora di più il legame con questo sport già nel corso dell’anno. Stiamo realizzando anche degli allestimenti specifici per Fullback, anche in collaborazione con Mopar, che rendano più agevole il trasporto delle moto sul cassone. Allestimenti che tra l’altro sono già disponibili su Ducato. Sicuramente, al di là della sponsorizzazione, ci preme sviluppare una offerta commerciale. Il Freestyle è sicuramente una disciplina interessante, ma al momento siamo focalizzati sul campionato MXGP».


Dopo il notevole impegno in MotoGP sulle Yamaha ufficiali e l’attuale sponsorizzazione del Mondiale MXGP, si può dire che FIAT si sia definitivamente legata al mondo delle competizioni a due ruote? Quanta considerazione ricevono le due ruote al momento di allocare i budget di sponsorizzazione? Non intendo il numero percentuale di quanto effettivamente stanziato, ma un’idea generale di quanto si pensi alle moto al momento di considerare le sponsorizzazioni

«Il mondo delle due ruote ha tante cose in comune a noi, in primis, spesso e volentieri, ci sono target sovrapposti che acquistano sia auto che moto. Con il mondo delle due ruote abbiamo sempre avuto un legame di partnership strategiche, che non si sono mai limitate ad attaccare un brand su una moto. Abbiamo sviluppato tecnologie insieme, messo a disposizione le nostre risorse, e poi attivato le partnership in maniera originale. Così continueremo a fare, cercando sempre più di creare delle vere partnership commerciali ed andando, come nel caso di MXGP, a creare prodotti ed offerte che rispondano alle esigenze specifiche che, nel caso del motocross, è evidente».