Nico Cereghini: "Mai più senza l'air bag"

Nico Cereghini: "Mai più senza l'air bag"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
D-Air Street è l'air-bag di Dainese per l'uso stradale che viene montato sempre più spesso sulle moto e sugli scooter di alta gamma. Lo sto usando da due mesi e vi racconto come funziona | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
2 luglio 2014

Certo, va detto subito, oggi è piuttosto costoso: bisogna investire come minimo 1.300 euro. Ma il costo è giusto se si considera che è un sistema sofisticato nato nelle corse, che funziona senza nessun collegamento fisico con la moto, che è stato sviluppato a lungo nei crash-test; e poi Dainese ha voluto le certificazioni europee più severe studiando nuovi protocolli insieme agli enti preposti. Trentadue crash test effettuati direttamente dalla casa, oltre a quelli fatti per verifica dagli enti esterni; e ogni test costa dai 15.000 euro in su, a seconda dei veicoli impiegati e distrutti. Alla fine sono convinto che niente al mondo può proteggere noi motociclisti meglio del D-Air Street. Rispetto al semplice paraschiena, il livello di protezione aumenta del 72%. Oltre alla schiena, con paraschiena specifico, il sistema protegge le clavicole, limitando l’inclinazione della testa rispetto al collo e riducendo i movimenti del casco in caso nel rotolamento, e si estende davanti a proteggere il torace. Negli incidenti più violenti, ad esempio nell’impatto contro un altro veicolo, il sistema si attiva in soli 45 millisecondi; diversamente, in caso di scivolata, l’algoritmo di attivazione può decidere un tempo più lungo. Quei 45 millisecondi sono l’elemento chiave: non esiste un air-bag più rapido di questo, e i test hanno stabilito che oltre gli 80 millisecondi di intervento la protezione è inefficace.

Brevemente, D-Air Street è composto da un sistema installato sulla moto e chiamato M-kit, che costa 499 euro; e da un secondo sistema inserito nella giacca (oppure nel gilet) e chiamato J-kit. Il primo comprende due accelerometri triassiali montati sulla forcella, uno per stelo; poi un sensore di scivolata montato sotto la sella; infine una unità di elaborazione dei segnali, gestione e monitoraggio, con display. Il secondo, il J-kit, costituisce il sistema pneumatico, con due sacchi ad alta pressione da sei litri ciascuno, due generatori di gas a tecnologia fredda, l’elettronica che dialoga con la centralina e attiva il gonfiaggio, la SIM card per il riconoscimento del sistema, le batterie, e infine il pulsante di on-off che funge anche da segnalatore a vibrazioni delle eventuali anomalie.

L’esperienza personale


Io personalmente ho optato per il gilet, che trovo più pratico ed è più economico: 799 euro; altrimenti c’è la giacca tecnica invernale, con fodera staccabile e protezioni per spalle e gomiti, che costa 1.599 euro. Il paraschiena è già inserito, il D-Air Street lavora in sinergia con quello.

Occorrono circa due ore per il montaggio del kit sulla moto. Una mezz’ora in più se ci sono tante sovrastrutture e carenature varie. Occorre prendere l’appuntamento con l’installatore, e sul sito Dainese.com c’è l’elenco dei concessionari autorizzati. Il display viene incollato dove sia visibile senza dar fastidio: informa se il sistema è acceso o spento, relaziona sullo stato della batteria e sugli intervalli di manutenzione, avverte per le eventuali anomalie anche con la vibrazione alla cintura. Due le aree sul cruscotto: quella del D-Air Street del pilota e quella del passeggero.

Oggi è così: il motociclista acquista l’M-kit insieme al gilet o alla giacca. Domani sarà molto più semplice, perché dopo la Ducati Multistrada altre moto avranno la predisposizione in primo equipaggiamento del D-Air Street Dainese, con i sensori montati a regola d’arte e le informazioni già raccolte nella strumentazione di serie. I costi saranno più bassi e basterà dotarsi della giacca. Insomma, il nostro investimento è destinato a ridursi nel breve periodo, e d’altra parte non spendiamo forse un migliaio di euro se vogliamo un super casco?

I primi chilometri sono particolari. Ammetto che, nonostante le assicurazioni del tecnico, salta fuori la preoccupazione irrazionale che il sistema parta senza un perché e io mi senta esplodere in mezzo alla strada. E se prendo una buca troppo secca? E se il pavé sconnesso mette in crisi i sensori sulla forcella che sta ballando forsennatamente? E se scendo dal marciapiede dopo il parcheggio? E se, come mi è già capitato, la moto cade da fermo per qualche accidente inatteso? Tornano alla mente immagini che si voleva dimenticare: una volta, anni fa, ero convinto di aver divaricato il cavalletto laterale e invece… nessuno è perfetto.
Il display aggiutivo per il dispositivo D-Air Street
Il display aggiutivo per il dispositivo D-Air Street

Ma progressivamente prendi fiducia. L’algoritmo è più intelligente delle tue perplessità, con un impatto molto leggero non si attiva, e poi il tecnico mi ha dato qualche buon consiglio; per esempio se la moto si dovesse inclinare da fermo per qualche ragione -magari un avvallamento sotto il piede che cerca l’appoggio- e non riuscissi a tenere dritti i due quintali del mio mezzo, potrei accompagnarli a terra in qualche modo anziché abbandonarli. E c’è un’accortezza che imparo: attendo di essere in strada prima di spostare su On il piccolo interruttore nella cintura del gilet. L’uscita dal box, la rampa con la curva stretta, il rischio che scenda un bambino in bicicletta a tutta velocità (capita, in un grande palazzo cittadino) sono tutte trappole che potrebbero teoricamente causare una mia caduta praticamente da fermo. E l’algoritmo considera giustamente la caduta da fermo come un pericolo reale, poiché potrei finire contro uno spigolo o rotolare a terra e finire poi travolto da un altro mezzo in arrivo, tutte terribili eventualità che nel traffico costituiscono minacce concrete. Allora preferisco attivare il mio D-Air Street quando supero il cancello condominiale. Corro il rischio di dimenticarmene? No, mai scordato, perché vedo bene che il cruscottino è spento. E parallelamente, imparo in fretta a mettere l’interruttore del mio gilet su off a fine viaggio: per non scaricare le batterie, quando il quadro viene spento la mia cintura inizia automaticamente a vibrare.

 

Mi hanno fatto “saltare in aria” in uno store di Dainese e la botta non è stata così forte. Istantaneamente mi trasformo nell’omino Michelin, e la sorpresa non mi arriva dal rumore dello scoppio ma dalla sensazione di essere finito dentro un giubbino di salvataggio

Lo scoppio non fa paura


E poi immagino che ci sia un’ altra paura iniziale: che lo scoppio del D-Air ci spaventi più dell’incidente stesso. E qui posso rassicurarvi: mi hanno fatto “saltare in aria” in uno store di Dainese, il casco in testa come capiterebbe sulla strada, e la botta non è stata così forte. Ho preso nota: istantaneamente mi trasformo nell’omino Michelin, e la sorpresa non mi arriva dal rumore dello scoppio ma piuttosto dalla sensazione di essere finito dentro un giubbino di salvataggio – di quelli nautici, con il polistirolo sotto il tessuto di nylon - troppo stretto. La pressione delle sacche sulla cassa toracica ti accorcia un po’ il fiato, senti un guscio duro che aderisce al tuo busto, non è una cosa gradevole. Ma certamente è meno sgradevole di una portiera d’auto contro le costole, e poi dura poco: in un paio di minuti inizia la fase di sgonfiaggio.


Nota della redazione del 3 luglio 2014


Rispondiamo ai dubbi nei commenti dei lettori relativi alla sussistenza di una certificazione europea per un dispositivo di protezione per motociclisti dotato di airbag con collegamento wireless.
Oggi esiste lo standard europeo per gli airbag da moto EN1621, che prevede livelli di protezione superiori a quanto previsto dalla normativa per i paraschiena di livello 2.
D-Air Street di Dainese, rispetto agli airbag per moto sino a oggi disponibili, vanta un collegamento senza cavo col veicolo, sfrutta infatti il sistema wireless. 
Nei test condotti il sistema ha soddisfatto gli standard previsti dalla certificazione EN1621 e ha dato alla schiena l’extra protezione dell’air bag secondo la certificazione corrente. 
Lo standard attuale della normativa europea prevede diversi test con una procedura simile a quella dedicata ai protettori rigidi di schiena, spalle e gomiti. I valori ammessi sono però molto più restrittivi.
D-air Street, oltre a garantire una efficace protezione della schiena, ha limitato l'inclinazione della testa rispetto al collo e ridotto i movimenti del casco durante il rotolamento. Va aggiunto anche che la sua protezione si estende alla parte anteriore del corpo del pilota fino a coprire il torace.
Segnaliamo infine ai lettori che D-air Street è il primo air bag per motociclisti a ottenere la certificazione dell'ente tedesco TÜV SÜD, che ha preso in esame il livello di protezione, l'algoritmo di attivazione, la sicurezza elettronica e pneumatica, la sicurezza delle batterie e la sua innocuità nei confronti del pilota durante l'attivazione.
 

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