Nico Cereghini: “Le bici in senso vietato”

Nico Cereghini: “Le bici in senso vietato”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
E’ una soluzione già in vigore in molte città europee: in determinate condizioni, i ciclisti hanno la licenza di imboccare i sensi vietati. Il Ministero aveva dato l’ok, ora la Commissione Trasporti l’ha respinta. E noi? | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
16 settembre 2014

Ciao a tutti! Cosa ne dite di autorizzare i ciclisti di città a percorrere nei due sensi anche le vie a senso unico? E’ una vecchia proposta della FIAB (amici della bicicletta) che a fine agosto è tornata in prima pagina: la Commissione Trasporti della Camera l’ha bocciata proprio quando, ottenuto il parere favorevole del Ministero, i ciclisti si preparavano a festeggiare. Lì per lì, da perfetto ignorante, io sono saltato sulla sedia: “ci mancava solo questa: i ciclisti contromano!”. Poi però mi sono documentato e adesso sono meno sicuro.


La questione sollevata dalla FIAB con autorevoli pareri tecnici è la seguente. In molte città europee, per rendere più sicura la circolazione delle bici e nel contempo incoraggiarla abbreviando gli itinerari, già da tempo si concede alle biciclette il transito in senso vietato. Soltanto in aree precise, però, definite “a preferenza ciclabile”: cioè su strade larghe almeno 4,25 metri, nelle zone a traffico limitato con velocità massima di 30 kmh, in assenza di traffico pesante. E i ciclisti possono entrare nel senso vietato esclusivamente in presenza del cartello specifico: “senso vietato eccetto bici”. Da noi, negli ultimi due anni, qualche grosso Comune –tra i quali Pesaro, Reggio Emilia, Lodi e Bolzano- si era già attrezzato e quindi, almeno in via sperimentale, la nuova soluzione era già passata. Adesso si torna indietro, Scelta Civica ha presentato un emendamento e la Commissione ha detto stop.

La soluzione del “senso vietato eccetto bici” sarà certo perfetta per i tedeschi e gli olandesi, popoli maturi abituati a mettersi nei panni degli altri e rispettare le altrui scelte. Ma da noi?


Ora vi chiedo cosa pensate, di questa faccenda. Non tutti abitiamo in città, ma in maggioranza conosciamo il traffico metropolitano; siamo spesso anche ciclisti benché, quando si parla di biciclette, emergono con forza certe idiosincrasie: nella nostra concezione diffusa i ciclisti sono spesso indisciplinati e poi non pagano neanche il bollo. Se abitate in quei Comuni che l’hanno sperimentato, fateci sapere che cosa ha comportato la novità, e in generale provate a fare mente locale elaborando la questione.


Personalmente, pensa e ripensa, sono tiepido: la soluzione del “senso vietato eccetto bici” sarà certo perfetta per i tedeschi e gli olandesi, popoli maturi abituati a mettersi nei panni degli altri e rispettare le altrui scelte. Ma da noi? Qui la maleducazione e la sopraffazione regnano sovrane, come faremo a ribaltare le nostre cattive abitudini? Qui gli automobilisti vanno sparati, i motociclisti fanno casino, gli scooteristi passano col rosso e i ciclisti attraversano a manetta sulle strisce pedonali. D’altra parte mi dico che il disfattismo non premia, e che da qualche parte bisogna pur cominciare; se i controlli purtroppo non saranno mai efficaci, i comportamenti virtuosi per fortuna sono contagiosi. Se partissimo dalle zone a traffico limitato, come voleva la FIAB, alla fine sarei favorevole.

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