L'importanza del marchio

L'importanza del marchio
Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
La storia poco nota di alcuni marchi che han fatto la storia delle due ruote in Italia e all'estero
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
21 ottobre 2016

Un noto personaggio dell'antica Grecia, portato ai giorni nostri, avrebbe detto che conosce le moto chi conosce il nome delle moto. E allora parliamone brevemente, anche perché, mentre spesso la denominazione di una casa non è altro che il cognome del fondatore o una sigla tutto sommato abbastanza banale, altre volte le cose stanno diversamente.

Mentre i marchi di diversi costruttori sono splendidi esempi di design e alcuni arrivano quasi ad essere opere d’arte (e lo stesso vale per i serbatoi sui quali sono applicati), a molti nomi o sigle non si dedicano grandi attenzioni. Sono così e basta. E invece spesso hanno una storia che merita di essere conosciuta, perché insospettabile o addirittura… pittoresca.

Tutti gli appassionati conoscono la Zundapp, grande casa che è stata attiva fino alla metà degli anni Ottanta. Pochi però sanno che il suo nome deriva dalla fusione delle parole Zundung e Apparat, ossia dispositivi di accensione. Prima di costruire moto infatti questa azienda produceva componenti e apparati elettrici.


 

Il nome di questa famosa casa è il risultato della unione delle prime lettere di Janecek (che era l’importatore per la Cecoslovacchia) e di Wanderer, azienda della Sassonia che produceva auto e moto
Il nome di questa famosa casa è il risultato della unione delle prime lettere di Janecek (che era l’importatore per la Cecoslovacchia) e di Wanderer, azienda della Sassonia che produceva auto e moto

Pure il nome Jawa, caro soprattutto a molti regolaristi (ovvero enduristi, per usare il termine moderno), è il risultato della unione delle prime lettere di due parole: Janecek e Wanderer. Quest’ultima era una casa tedesca che nella seconda metà degli anni Venti ha deciso di concentrare la sua attività in campo automobilistico (diventando di lì a poco uno dei quattro anelli della Auto Union) e di cedere il settore moto, con tanto di progetti e di attrezzature, al suo importatore cecoslovacco, che si chiamava Janecek.


 

Lo stabilimento della Horex si trovava a Bad Homburg e l’azienda madre era la Rex, che produceva barattoli e contenitori per alimenti
Lo stabilimento della Horex si trovava a Bad Homburg e l’azienda madre era la Rex, che produceva barattoli e contenitori per alimenti

La Horex è stata una grande casa che produceva moto in quel di Bad Homburg, vicino a Francoforte. Rex era il marchio della azienda che produceva barattoli e altri contenitori, che a un certo punto ha deciso di mettersi a costruire anche moto. Unendo le prime due lettere di Homburg a Rex è uscito fuori il nuovo marchio.

Tutti gli appassionati conoscono la Bimota, ma forse non molti sanno che il suo nome trae origine dalle prime lettere dei cognomi dei tre fondatori: Bianchi, Morri e Tamburini. Lo stesso vale per la Paton, nata per volontà di Pattoni e Tonti. E per la Berneg (da Bernardi e Negroni), piccola casa bolognese che nella seconda metà degli anni Cinquanta ha costruito una interessante bicilindrica con distribuzione monoalbero.

Nel marchio della milanese Sertum prima della seconda guerra mondiale spiccava una corona (che gli antichi romani chiamavano appunto sertum)
Nel marchio della milanese Sertum prima della seconda guerra mondiale spiccava una corona (che gli antichi romani chiamavano appunto sertum)

Negli anni Trenta la Sertum è stata una delle più importanti case motociclistiche italiane. Alcuni erano convinti che fosse estera, dato il nome. Invece la fabbrica era a Milano e sertum è una parola latina che significa corona. E infatti nel marchio applicato sul serbatoio era in bella vista una corona. Dopo la guerra l’Italia è diventata una repubblica e, guarda caso, dal marchio la corona è scomparsa…

Addirittura poetico è il nome che sul finire dell’Ottocento gli inglesi Straley e Hillman hanno adottato per le loro ruote a raggi e poi per le bici complete. Ariel infatti è lo spiritello dell’aria nella Tempesta di Shakespeare. L’azienda, che si trovava in quel di Birmingham, ha iniziato a costruire moto nel 1902.

Una casa spagnola che ha corso per vari anni nel mondiale con ottime due tempi di piccola cilindrata è stata la Derbi. Il suo nome sta per Derivados de Bicicletus, per ricordare il settore nel quale l’azienda ha iniziato l’attività. Questo costruttore nei secondi anni Cinquanta ha comunque costruito anche una interessante bicilindrica di 350 cm3.

Il nome Ossa è legato al campo, ben diverso da quello motociclistico, nel quale l’azienda operava prima di rivolgere le sue attenzioni alle due ruote. È quello dei proiettori cinematografici. Sul serbatoio assieme al nome appare quello che sembra un quadrifoglio stilizzato; in realtà però l’immagine ha la sua origine nella croce di Malta, che come noto consente di trasformare in intermittente il moto di rotazione continuo e pertanto viene utilizzata nei proiettori per fare avanzare a scatti la pellicola. Ossa sta per Orpheo Sincronia Sociedad Anonima.

 

Letteralmente Motosacoche significa moto-tasca e infatti questa casa ha iniziato la sua attività costruendo un motore ausiliario che veniva alloggiato in una specie di “sacca” in lamiera
Letteralmente Motosacoche significa moto-tasca e infatti questa casa ha iniziato la sua attività costruendo un motore ausiliario che veniva alloggiato in una specie di “sacca” in lamiera

Per decenni la Motosacoche è stata una delle più importanti case motociclistiche del mondo. In aggiunta a robusti monocilindrici di schema classico, produceva anche ottimi bicilindrici a V di grossa cilindrata. Oltre a fabbricare moto complete, forniva pure motori sciolti ad altri costruttori (generalmente contrassegnati col marchio MAG). Aveva iniziato con motori ausiliari da appendere al tubo superiore delle biciclette utilizzando una struttura ausiliaria di forma particolare: una specie di “sacca” in lamiera. Motosacoche significa appunto moto-tasca…

Sul significato del marchio DKW i pareri sono contrastanti. C’è chi si riferisce a uno slogan pubblicitario (“il desiderio dei bambini”) relativo ad alcuni suoi prodotti e chi sostiene che significa semplicemente “la piccola meraviglia”. Strano che pochi ricordino che durante la prima guerra mondiale Rasmussen, fondatore della azienda, aveva sviluppato un veicolo militare con motore a vapore (in tedesco Dampf Kraft Wagen…).

A Noale per lungo tempo Alberto Beggio ha costruito biciclette. Appassionato di automobili, ammirava profondamente le Lancia per la loro tecnica raffinata e in particolare l’Aprilia (che in effetti quando è apparsa era una delle auto più avanzate del mondo). Ha pertanto adottato questo nome per i suoi prodotti. L’ingresso in campo moto è avvenuto negli anni Sessanta, grazie all’impegno e alla passione del figlio Ivano, che ha portato la casa veneta a diventare una stella di prima grandezza.