Il tassello a tutti i costi

Il tassello a tutti i costi
Alberto Capra
Quando le mode, unite alla beata ignoranza, portano a realizzazioni del tutto illogiche ed improbabili
14 maggio 2015

Avete presente le bici a scatto fisso? Derivano dai modelli progettati per le gare in pista. Hanno delle geometrie particolarmente radicali, sono molto chiuse di sterzo e per questo agilissime. Così tanto da diventare i mezzi preferiti da chi, nel traffico, deve destreggiarsi quotidianamente per consegnare pacchi da una parte all’altra della città.

Le fixed – così sono conosciute oltre oceano – sono le bici con cui i messenger di New York corrono come pazzi per la Grande Mela. Ed è proprio da alcune delle zone più modaiole di Brooklyn che questo tipo di due ruote ha preso a diffondersi in giro per il mondo, divenendo oramai una tendenza di largo consumo.

Per il fighetto d.o.c., come potrete immaginare, si tratta di roba vecchia di qualche anno. Il posto delle bici a scatto fisso è stato preso, per molti di loro, proprio dalle nostre amate moto. Molte persone, con questa scusa, si sono avvicinate a un mondo che non conoscevano, dal quale erano magari soltanto affascinate, e hanno deciso di comprarsi per la prima volta una motocicletta. Nulla di male, s’intende, salvo qualche controindicazione.

La totale assenza della benché minima cognizione tecnica, ad esempio, porta con sé qualche insidia. Prima fra tutte, la scelta delle gomme. Per chi in moto ci va per davvero, non c’è bisogno di dirlo: le gomme sono fondamentali, che diamine. Ma se ogni scelta di carattere tecnico è orientata nel senso della migliore resa dal punto di vista estetico, qualche granchio capita di prenderlo.

Quanta aggressività è in grado di trasmettere una bella naked – cafe racer, brat, classic o quel diavolo che è – con addosso un bel paio di gomme tassellate? Ha grinta da vendere! Quanto sta in strada? Neanche un po’. Eppure capita di vederne, di special così. Stili che si accavallano, periodi storici che si sovrappongono e un pizzico di fuori strada. Moto che ogni volta fanno esclamare: «Ma perché?» Perché cercare a tutti i costi di farsi male, oltre che di soffrire (con selle scomodissime), imprecare (con manubri lontanissimi) e rimanere a piedi (con moto di quaranta anni fa)?

Certo, anche l’occhio vuole la sua parte. Non a caso più di un costruttore ha preso a realizzare pneumatici specificamente concepiti per le moto d’ispirazione vintage. Le moderne tecniche di costruzione incontrano così uno stile classico, capace di garantire buone performance e bella figura. E quindi perché andarsene in giro con una Guzzi degli anni ’80 – che uno sterrato non l’ha mai visto neanche in cartolina e che un po’ scocciata lo diventa anche solo per rallentare sul dritto – con un paio di gomme che manco Cairoli su una pista sabbiosa? Si consumano, vibrano e non stanno in strada. Contaminazione è la parola d’ordine, lo sappiamo. L’importante è che non sia con l’asfalto.