Brasile, ultima tappa: tra la Bavaria e il paradiso

Brasile, ultima tappa: tra la Bavaria e il paradiso
Dopo due settimane on the road questa nostra avventura nel Sudest del Brasile è finita, ma non prima di scoprire alcune delle zone più belle del Paese
24 settembre 2014
Dopo due settimane on the road questa nostra avventura nel Sudest del Brasile è finita e ieri siamo rientrati alla sede di GIVI do Brasil dove oggi restituiremo la CB500X che abbiamo usato per il nostro giro assieme alla Transalp di Sandro.
Gli ultimi giorni all’interno del Paese sono stati entusiasmanti, con decine di chilometri percorsi su interminabili strade battute di terra rossa.
 
Una delle cose più incredibili è la lenta ma costante assuefazione che questi tratti di fuoristrada ti danno: al mattino parti un po’ sulle uova, anche perché l’argilla del fondo bagnata dalla rugiada è una vera e propria saponetta. Poi, con il passare delle ore, la carreggiata si asciuga e inizia a salire la polvere, così come la velocità di percorrenza. E nonostante le sospensioni e le Pirelli Scorpion Trail montate sulla CB500X non siano nemmeno lontanamente portate al fuoristrada (lo dimostrano i piegoni da paura che anche un fermo come me si è permesso sull’asfalto…) a fine giornata mi sono spesso trovato a viaggiare ben sopra ai 100 km/h su sterrato, visuale permettendo.

A proposito di asfalto. Anche qui il Brasile ha riservato grosse sorprese, almeno in questa zona. Basta allontanarsi dalle “rodovias” principali che immediatamente si aprono strade incantevoli, piene di curve ben raccordate, dall’asfalto quasi perfetto e con zero traffico. Il primo senso di panico (almeno per me) di lasciare il mare e le bellissime spiagge è stato ben presto dimenticato grazie ad altri tipi di attrazioni, tra cui montagne bellissime, zone lussureggianti piene di ricche fazendas e anche tre (non una, tre!) stazioni termali nel cuore dello stato del Minas Gerais, dove esiste una delle concentrazioni di acque curative più alta del pianeta.
 

E poi ci sono situazioni quasi sconcertanti, come la visita alla mtica Campos de Jordaõ, la Madonna di Campiglio dei brasiliani. Ci siamo arrivati pieni di speranze e del tutto intenzionati a passarci una notte per godercela al meglio. Invece la nostra sosta è durata due orette scarse. Giusto il tempo di farci fare il contropelo in un ristorante “tipico” che serviva del pessimo cibo tirolese e di fare quattro passi tra le viette “plasticose” del centro del paese. Un fintume degno della peggiore imitazione in chiave Playmobil ed in realtà figlio di una speculazione edilizia attuata da un gruppo che nel 1985 ha deciso di ricreare un centro vacanze VIP dal feeling bavarese, adagiando una decina di palazzi in stile tedesco sul fondo di una valle altrimenti del tutto anonima. Se non fosse stato per le magnifiche strade tutto attorno a quest’ora penserei di aver buttato via mezza giornata.
 

 


Per tornare alle cose belle, il culmine di questa seconda settimana è sicuramente stato la sosta fuori Gonçalves, dove siamo arrivati stanchi morti dopo aver viaggiato quasi tutto il giorno in fuoristrada. Il Brasile, che è appena entrato nel periodo primaverile, può essere anche decisamente freddo in quota, e dove ci siamo fermati la signora che ci ha ospitato ha confermato che le temperature minime scendono anche di qualche grado sotto lo zero. Con il buio che avanzava e il freddo che iniziava a pungere sotto le nostre tute traforate, abbiamo deciso di fermarci e… di accendere il camino!

 

 


Avevamo la pousada tutta per noi e il mattino ci ha svegliato il canto degli uccelli e il muggito delle vacche che andavano al pascolo, roba che si legge nelle fiabe.

 

Pietro Ambrosioni

 

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