Nicky Hayden: “Le sportive di serie mai così vicine ai prototipi”

Nicky Hayden: “Le sportive di serie mai così vicine ai prototipi”
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Parliamo con l’ufficiale Honda Superbike – ed ex iridato in MotoGP – di prospettive sportive, del suo passato e della nuova Honda CBR1000RR Fireblade
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
12 ottobre 2016

Difficile non voler bene a Nicky Hayden. Addirittura difficilissimo se avete occasione di incontrarlo, perché è praticamente impossibile trovare un pilota del suo calibro – e palmarès, perché stiamo parlando di un campione del mondo in MotoGP – tanto solare, aperto, disponibile e simpatico. Uno dei pochi piloti con cui si parla di moto come con un amico più veloce ed esperto di noi, che non parla per far lezione ma per il sincero piacere di condividere la sua passione.

Hayden è qui a Colonia come parte interessata, perché è uno dei pochi al mondo ad aver provato la nuova CBR 1000RR Fireblade – con la scusa dello shooting fotografico deve aver piazzato qualche giro a ritmo divertente, dalla competenza con cui ne parla – ed iniziamo bene, perché è addirittura lui a chiederci cosa pensiamo della nuova Fireblade

Beh, Nicky, per noi è davvero bella. Ma visto che l’hai provata, dicci tu come va.

«L’ho guidata a Valencia e mi è piaciuta moltissimo – si riescono a sentire bene i trasferimenti di carico in frenata ed accelerazione, e l’acceleratore ride-by-wire ha un bel feeling. E’ stata la prima volta in cui ho guidato una moto stradale che sembra una moto da gara moderna, su cui non c’è bisogno di usare la frizione o fare doppietta in scalata… adesso però non vedo l’ora di provarla in configurazione gara».

Quando riuscirai a metterci le mani sopra?

«Ancora non è chiaro – prima sarà e meglio sarà, ovviamente. Il Mondiale inizia in febbraio, quindi non abbiamo molto tempo per lavorare!»

OK, allora concentriamoci sulla moto di serie, magari parlando dell’elettronica. Hai trovato qualche somiglianza con le ultime MotoGP che hai guidato?

«Certo! Il traction control in particolare lavora molto bene. In una curva mi hanno chiesto di fare una derapata, e ho dovuto abbassare il livello d’intervento perché era un po’ troppo efficiente. Ho dovuto provare un paio di volte lavorando sulle varie impostazioni – volevo mantenere un po’ di intervento del controllo per evitare di finire in highside, ma abbastanza libertà da poter mettere la moto di traverso. Ho finito per utilizzare il livello 1, e mi sono trovato con un controllo praticamente perfetto: abbastanza derapata da mettere un po’ di traverso la moto, e lasciare un po’ di gomma per terra, ma non troppa da rischiare di finire per aria. Lo vedrete nel video promozionale...»

Insomma, ci dobbiamo aspettare un’altra immagine come quella con la RC211 alla curva 13 di Valencia?

«Quasi» ride Nicky. «Quasi».

Lo scatto che immortalò le capacità "derapatorie" di Hayden
Lo scatto che immortalò le capacità "derapatorie" di Hayden

 

Cosa vorresti dalla tua moto da gara quest’anno?

«Sicuramente un po’ più di motore, un pelo di accelerazione in più dai bassi regimi – il team ha fatto un lavoro eccelso anche quest’anno, tirando fuori ancora qualcosa dalla vecchia Fireblade, ma se vogliamo davvero vincere gare e lottare per il titolo ci serve un grosso passo avanti, per cui spero che riusciremo a portare il motore dove vogliamo. E poi un pelo di stabilità in più nella ciclistica, soprattutto sul retrotreno».

Hai provato tutte le gomme nel giro di poco tempo: le Bridgestone con cui hai corso fino a due anni fa, le Pirelli che usi nel Mondiale Superbike e le Michelin qualche settimana fa, quando hai sostituito Miller in MotoGP. Parlaci un po’ delle differenze…

«In realtà le ho guidate tutte e tre quest’estate, perché ho corso la 8 ore di Suzuka con le Bridgestone! Sono molto diverse, ognuna ha pregi e difetti, ma in generale quelle con cui mi trovo meglio sono le Pirelli che uso nel Mondiale Superbike. Abbiamo molte possibilità di scelta nel weekend – tre o quattro gomme – che non è affatto male. Un buon pilota comunque si sa adattare a qualunque gomma: delle Pirelli mi piace il feedback, quanto comunichino con il pilota, che è stato il problema principale che ho trovato correndo con le Michelin ad Aragón. Il loro avantreno è davvero difficile da interpretare, trovare il limite non è per niente semplice».

Con il tuo test di Valencia quindi hai potuto provare anche le sospensioni semiattive. Cosa ne pensi?

«Sono decisamente diverse da tutto quello che ho provato. Per quanto mi riguarda, il sistema mi sembra ottimo; dovrei passarci più tempo per dirvi di più ma credo che chiaramente si tratti del futuro. Diciamo che durante il mio test mi sono concentrato sugli elementi che saranno più rilevanti anche sulla moto da gara».

Nicky in sella alla CBR 1000RR Fireblade a Valencia
Nicky in sella alla CBR 1000RR Fireblade a Valencia

 

Il prossimo anno, oltre ad una moto nuova, avrai anche un nuovo compagno di team – Stefan Bradl. Lo conosci dai tempi della MotoGP? Andate d’accordo?

«Beh, ci conosciamo, almeno superficialmente: abbiamo parlato qualche volta, e credo che Stefan sarà un bell’acquisto per il Mondiale Superbike, che si prepara a vivere una gran bella stagione nel 2017 – ci sono tanti piloti ufficiali, e Stefan sarà un bello stimolo per me, perché mi aspetto che sarà velocissimo fin dall’inizio. Honda si presenta molto meglio, con una moto nuova e un pilota nuovo – credo che dovrò fare in modo di farmi trovare pronto!».

Come ti trovi con il team?

«Molto bene, mi hanno aiutato molto – è il mio primo anno in Superbike, e ho dovuto reimparare a guidare le derivate di serie, che flettono e si muovono molto di più, a gestire le due gare nel weekend, a lavorare in prova con una sola moto e non due. Ho dovuto assorbire tante novità, imparare nuove piste, e credo che per me sia stata una fortuna approdare al team Ten Kate, che ha tanta esperienza».

Un ritorno alla derivate di serie, giusto. Come valuti la tua attuale Fireblade rispetto alla VTR su cui hai vinto il titolo AMA 2002?

«Uh, la VTR – sembra passata un’eternità. Intanto era una bicilindrica… ma era una gran moto, una vera Honda da corsa, per la quale ho un posto speciale nel cuore anche se credo di preferire le quattro cilindri. Mi piace il feeling che offrono sull’avantreno, mi danno più fiducia in inserimento e più feedback».

Hayden in sella alla Honda VTR (o RC51, come era nota negli USA) con cui vinse il titolo nel 2002 interrompendo il dominio di Mat Mladin
Hayden in sella alla Honda VTR (o RC51, come era nota negli USA) con cui vinse il titolo nel 2002 interrompendo il dominio di Mat Mladin

 

Come valuteresti il gap che avevano allora le supersportive, e le Superbike ufficiali, dai prototipi che anche allora non erano così raffinati? Erano più vicine o più lontane le Superbike dalle MotoGP rispetto ad oggi?

«Oh, non c’è paragone – oggi sono davvero vicinissime rispetto ad allora, ma anche in termini assoluti. Pensate solo che il ride-by-wire non c’era nemmeno sulle MotoGP quando ho iniziato. No, credo sia evidente che tutti i soldi investiti dalle Case e dai team sulle MotoGP finiscano poi per produrre risultati che filtrano sulle moto di serie, per offrire moto migliori ai clienti di tutti i giorni».

Ma torniamo a oggi: cosa ne pensi delle polemiche sul calendario attuale del Mondiale Superbike, con pause molto lunghe e quant’altro?

«Credo che questa cosa delle pause non piaccia a nessuno, poi quest’anno Monza è stata cancellata, con ripercussioni sul calendario. Ma in generale mi piace il calendario, mi piace partire a Phillip Island, che credo sia una delle piste più belle del mondo, e poi ci andiamo in un periodo molto migliore della MotoGP, che ci corre ad ottobre, quando piove e fa freddo. Quest’anno è stata la prima volta in cui sono andato a Phillip Island e ho trovato un meteo grandioso».

«Poi adoro andare a Laguna Seca, è la mia pista preferita e la gara che amo di più (lì Nicky ha vinto due volte, con tale superiorità da guadagnarsi il soprannome “il mostro della laguna”, NdR) e in generale il calendario mi piace, e credo che sia anche bello il fatto di correre su altre piste rispetto alla MotoGP. In Gran Bretagna loro corrono a Silverstone, noi a Donington e anche se forse andrei più forte a Silverstone mi piace vedere qualche pista diversa. Negli USA loro vanno in Texas, noi in California – per me è un’occasione di correre su piste che non vedevo da tempo, o che non avevo mai visto. Quest’anno ne ho dovuta imparare qualcuna di nuova, ma adesso si va a Jerez e poi in Qatar, due piste che conosco bene e su cui spero di finire bene la stagione».

Un momento della nostra intervista
Un momento della nostra intervista

Ti piace ancora la vita del pilota, o stare lontano da casa inizia a pesarti dopo tutti questi anni?

«Si, amo ancora le gare – se non fosse così sarebbe davvero un problema. Ma ammetto che mi piace anche stare a casa più di quanto non accadesse una volta, mi mancano la famiglia e gli amici. Ma del resto sono così fortunato a fare questa vita, quello che amo di più, che sicuramente non mi sogno neanche di lamentarmi»

Parlando di vita dopo il Mondiale… ci risulta che nel tuo passato di pilota nell’AMA, quando correvi nel dirt-track, tu abbia conti in sospeso. Ti manca solo una vittoria sullo Springfield Mile per conquistare il Grand Slam, impresa riuscita a pochissimi piloti. Magari quando smetterai con la velocità?

«Ammetto che è una cosa a cui penso ogni tanto, e che mi piacerebbe davvero fare, ma è passato davvero tanto tempo da quando correvo sugli ovali sterrati. Però quest’inverno mi sono allenato un po’ con Brad Baker e Jared Mees, due dei piloti più veloci di quella specialità, e devo dire che ho finito piuttosto soddisfatto del mio livello paragonato al loro, per cui forse… il prurito si è fatto ancora più forte!»

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