Suzuki MotoGP, conclusi i test a Phillip Island

Suzuki MotoGP, conclusi i test a Phillip Island
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Si chiude la tre giorni di test australiana per il team Suzuki. In sella De Puniet e Laverty, condizioni meteo poco favorevoli
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
6 giugno 2014

Si è conclusa la tre giorni di test a Phillip Island che ha visto protagonista il team Suzuki. Anche stavolta il collaudatore ufficiale, Randy De Puniet, è stato raggiunto non dall'altro tester "residente" Nobuatsu Aoki ma da Eugene Laverty, complice la favorevole vicinanza del Gran Premio della Malesia del Mondiale Superbike (i due luoghi distano poche ore d'aereo).

L'impressione è che l'irlandese, a meno di possibili ma improbabili sorprese nel mercato piloti dei top rider MotoGP, sia il candidato più quotato ad occupare la sella della seconda XRH-1 nella stagione di debutto del 2015, dando per scontato che il lavoro effettuato da Randy De Puniet sfoci nell'ingaggio come pilota ufficiale.

 

Le condizioni meteo non sono certo state delle migliori, visto che nell'emisfero australe siamo ad inizio inverno, e pur con il clima favorevole della regione le temperature dell'asfalto non sono salite sopra i 20°, causando una scivolata a testa per i due piloti alla curva Doohan, la velocissima piega a destra appena dopo il traguardo. Nel caso di Laverty la causa è stata da ricercarsi esclusivamente nello scarso grip dell'asfalto, mentre De Puniet ha dovuto evitare un'oca protagonista assieme al suo stormo di un'invasione di pista. Il tracciato australiano soffre da sempre di problemi con i volatili della zona: in passato diversi piloti dei due campionati del mondo hanno avuto incontri ravvicinatissimi con i gabbiani, anche se le oche ancora ci mancavano.

 

Il team ha limitato i danni: entrambi i piloti sono riusciti a superare le 35 tornate, pur non riuscendo ad effettuare long-run o simulazioni di gara. I test si sono concentrati su gomme Bridgestone, assetti, strategie per il traction control e nuove componenti di cui però non abbiamo dettagli.

«Tutto sommato siamo stati più fortunati che in Argentina» ha commentato De Puniet. «Almeno abbiamo potuto girare per più di due ore, ma abbiamo dovuto aspettare il più delle volte che la pista si asciugasse. Le condizioni della pista non erano ideali a causa delle basse temperature e venendo a qui per la prima volta, avevamo bisogno di fare alcune modifiche»

 

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