Livio Suppo (Honda): "La differenza con Yamaha è piccola"

Livio Suppo (Honda): "La differenza con Yamaha è piccola"
Giovanni Zamagni
Nonostante i risultati siano tutti contro la Honda, il Team Principal HRC rimane positivo: “Dobbiamo migliorare la moto, ma il distacco è inferiore a quello che si è visto a Barcellona. A noi, soprattutto, sono mancati due piloti che si stimolassero a vicenda, come avviene per Rossi e Lorenzo”
24 giugno 2015

La Yamaha vola con sei vittorie in sette GP, la Honda arranca ed è costretta a inseguire con un Marc Marquez in grandissima difficoltà: tre cadute nel 2015, sei nelle ultime 13 gare disputate, quasi il 50%. Ecco cosa ne pensa Livio Suppo, Team Principal HRC.

 

Livio, il GP della Catalunya ha detto che se provi a spingere, come ha fatto Marquez, cadi, se ti accontenti, come ha fatto Pedrosa, ti prendi quasi 20 secondi: si può parlare di crisi Honda?

«Nì… Il GP della Catalunya ha detto che Marc stava quasi riuscendo a fare quello che voleva, ovvero stare davanti a Lorenzo nei primi giri o comunque provare a disturbarlo: la strategia era giusta. Purtroppo ha fatto un piccolo errore, che gli è costato caro. Per quanto riguarda Dani, bisogna considerare tutta la situazione: è vero, ha preso 20 secondi, che sono tanti e indicano che dobbiamo migliorare la RC213V, ma è anche vero che era partito male, era decimo, ha fatto una buona rimonta e quando è arrivato a essere terzo, era ormai troppo lontano dai primi. Insomma, bisognerebbe capire in una situazione più di battaglia quanti secondi sarebbero stati. Detto questo, sicuramente dobbiamo lavorare sulla moto, ma l’aspetto positivo è che, per stessa ammissione di Marquez, c’è stato un miglioramento rispetto al Mugello».

 

Fatto 100 il valore della Yamaha M1, secondo HRC qual è quello della RC213V?

«Difficile dirlo. Settanta… Riguardiamo i GP fino a oggi. A Jerez, Marc si era rotto un dito la settimana prima in allenamento, ma è arrivato secondo tra le due Yamaha, in una pista dove Rossi va sempre molto forte. Quindi ha fatto un’ottima gara. In questo momento Lorenzo è in uno stato di forma incredibile e Rossi pure: i piloti Yamaha stanno facendo molto bene, c’è anche questo da tenere in considerazione».

 

Quindi, anche i piloti fanno la differenza?

«Lo dico sempre, sia in casa nostra sia in casa degli altri: in questo momento, la competizione tra Jorge e Valentino fa sì che loro stiano andando veramente fortissimo. Nelle prime tre gare Lorenzo aveva avuto qualche problema e Rossi era andato benissimo: quello era stato un grande stimolo per Jorge e questa battaglia interna aumenta il loro livello. A noi nelle prime gare è mancato Dani e Marc ha fatto purtroppo tre errori, ma sempre quando si trovava in zona podio: è vero quello che dice lui, che con questa moto bisogna rischiare troppo per stare davanti, ma se lui avesse un approccio diverso, che io, sia ben chiaro, non gli chiedo perché Marquez mi sta bene così, probabilmente avrebbe portato a casa tre podi e il distacco in classifica tra Honda e Yamaha sarebbe più ragionevole. Per questo dico settanta il valore della RC213V rispetto alla M1 e non molto meno».
 


Hai nominato Pedrosa; il “nostro” ingegnere, Giulio Bernardelle, dice che alla Honda è mancato molto Dani per la messa a punto della moto: sei d’accordo?

«Non tanto, perché hanno due stili di guida diversi, usano telai e set up di elettronica differenti. A Barcellona, inoltre, Marquez ha usato gli scarichi nuovi, mentre Pedrosa ha preferito quelli vecchi: piuttosto, ci è mancato avere due piloti forti in pista, che si stimolassero uno con l’altro».

 

Si parla tanto del motore troppo “scorbutico”: qual è la situazione?

«Dal Mugello in poi è stato fatto un grosso lavoro sull’elettronica, non con un software nuovo, ma semplicemente con una taratura differente dell’attuale. Marc non si lamenta più dell’aggressività del quattro cilindri, ma dell’ingresso in curva, con la RC213V che scivola troppo. Pur essendo migliorata anche in questo aspetto, grazie anche gli scarichi, non gli dà ancora la fiducia che gli permetteva di prendere in passato grossi rischi senza sbagliare. Marquez, al debutto in MotoGP nel 2013, cadde una sola volta in gara, al Mugello, mentre adesso in sei GP ha fatto tre errori: lui, ovviamente, non è più scarso di prima, anzi, ma con la piccola differenza – ripeto piccola, non pazzesca – che c’è con la Yamaha, deve forzare di più. A questi livelli basta poco per andare oltre il limite e fare degli errori».

 

Quindi ritieni che la situazione non sia troppo preoccupante?

«La competizione è molto elevata. Abbiamo vinto gli ultimi due mondiali, tre degli ultimi quattro e lottiamo contro la Yamaha che è molto forte e ha due piloti molto forti: ci sta di perdere. Ci sono gli anni che ti va tutto bene, altri che ti va tutto storto, come si è visto anche nei test di lunedì a Barcellona dopo il GP: avevamo bisogno del sole, invece ha piovuto… Non voglio essere ottimista a tutti i costi, ma nemmeno pessimista: la situazione tecnica non è così drammatica».